ACIDO LIPOICO

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Sportman & Fitness – aprile 1999

Quando  sentii parlare dell’acido lipoico la prima volta fu in quanto potente sostanza antiossidante, ma quando lessi uno studio sull’acido lipoico che parlava di notevole miglioramento della “performance” di aumento della massa muscolare e soprattutto di enorme calo della percentuale di grasso corporeo, il mio interesse balzò alle stelle. Non che io non sia interessato ai danni da radicali liberi ed anzi ritengo che gli antiossidanti diventeranno probabilmente gli integratori più importanti in assoluto e non solo per un obiettivo anti-age ma anche per una migliore resa metabolica, ma la mia attenzione  quando sento parlare di aumento della percentuale di massa magra e diminuzione della massa grassa si risveglia.

In effetti l’acido lipoico, oltre ad essere l’antiossidante ideale, è un potentissimo agente di regolazione di depositi del glucosio (effetto insulino-mimetico) e questo comporta parecchi risvolti. Noi siamo soliti ragionare in termini di anabolismo e catabolismo e quando pensiamo al catabolismo, pensiamo al cortisolo come maggior responsabile e quindi i nostri sforzi anche con l’utilizzo degli integratori sono rivolti ad abbassare il cortisolo o a riparare i microtraumi indotti dall’allenamento.

In realtà, pur essendo misconosciuti dai più, i danni più significativi apportati alle nostre cellule muscolari non dipendono dall’allenamento. Una forma di catabolismo particolarmente insidiosa, perché  causata dal carburante che permette al nostro organismo di funzionare (il glucosio), è la Glicazione. La Glicazione avviene quando parti di molecole del glucosio reagiscono con le proteine tissutali danneggiandole. Queste reazioni, proporzionali alla glicemia, tra zucchero e proteine tissutali, quali collagene e mielina, sono responsabili del precoce invecchiamento dei tessuti nei diabetici, i quali hanno appunto una costante situazione di iperglicemia, e si ritiene siamo coinvolte nei processi di aterosclerosi e danni renali, che sono tra l’altro normali complicazioni del diabete. In effetti i danni ossidativi da radicali liberi e quelli da glicazione appaiono i maggiori responsabili degli effetti dell’invecchiamento, ed alti livelli di glicemia abbinati ad ampie fluttuazioni della stessa, aumentano la denaturazione delle proteine del collagene e di altre proteine tissutali. Viceversa, mantenere una costante glicemia, cioè rimanere nella cosiddetta “calma insulinemica” sarebbe la chiave per essere “giovane per quell’età”. Questo fatto potrebbe essere la chiave di interpretazione del celebre detto, già dimostrato sperimentalmente, che una elevata longevità si raggiunge con una “sottonutrizione senza malnutrizione”. L’acido lipoico è in grado di prevenire la glicazione e può persino prevenire o ritardare lo sviluppo di tutte quelle devastanti complicazioni del diabete. In effetti l’acido lipoico è un potente risparmiatore di proteine, contrasta la glicazione e ha funzione ipoglicemica e antiossidante.

Recenti ricerche hanno inoltre dimostrato che può aiutare a modulare il metabolismo, aumentando l’energia e la capacità di recupero.

L’acido lipoico riduce appunto i danni da glicazione e così, risparmiando proteine, assolve praticamente ad una funzione anticatabolica.

Ma spieghiamo meglio cos’è questa glicazione.

Il glucosio è una sostanza relativamente stabile anche in soluzione, ma in presenza di ossigeno, particolarmente a temperature sopra i 22 gradi, diventa meno stabile. Nel sangue si romperà in catene più piccole e alcune di queste catene sono particolarmente reattive. Una di queste, l’idrossile, ha una grande affinità per le proteine. Generalmente il sangue è troppo alcalino per permettere l’aggressione di questi radicali, ma la produzione di acido lattico durante l’esercizio può acidificare i tessuti. Anche l’assunzione eccessiva di cibi acidi può essere sufficiente.  Da notare che anche la chetosi che avviene durante diete troppo povere di carboidrati riduce il PH in maniera sufficiente da innescare queste reazioni. Durante questi periodi di acidosi queste catene spezzate di glucosio aggrediscono le proteine dei muscoli, della pelle, dei nervi e del tessuto connettivo, compromettendo la loro integrità strutturale e causando il loro rimpiazzo. Alcune cellule muoiono ma non sono rimpiazzate e questo accelera l’invecchiamento. La glicazione amplifica il catabolismo indotto dall’esercizio fisico ed è una delle ragioni per cui la gente perde i muscoli ad una certa età.

In particolar modo per gli atleti indebolisce il tessuto connettivale predisponendo agli infortuni. Inoltre i danni indotti da glicazione non inducono il rilascio di GH e IGF 1 e quindi non stimolano i processi riparativi per cui questi danni sono cumulativi e debilitano progressivamente.

Regolazione del glucosio nel sangue.

Negli ultimi anni i body builders si sono dimostrati particolarmente interessati agli agenti di regolazione del glucosio nel sangue. Tutti noi conosciamo gli effetti del Cromo Picolinato o del Vanadyl Sulfato, ed inoltre abbiamo sentito parlare dell’uso da parte di atleti professionisti dell’insulina esogena e degli ipoglicemizzanti orali (sulfaminuree). Tutto ciò all’insegna della regolazione del metabolismo del glucosio considerato ormai un elemento fondamentale sia per il processo di crescita muscolare che per lo stimolo della lipolisi.

Di certo gli atleti, grandi consumatori di creatina, sanno che l’ATP è la fonte di energia usata dal muscolo, così come sanno che il creatinfosfato ne può costituire un deposito, ma forse non sanno come l’organismo converta il glucosio in ATP. Il processo è un po’ complicato e richiede delle nozioni di biochimica, ma vedremo di ripassarle.

Partiamo dal glucosio: una volta nella cellula, se prevalgono esigenze energetiche, entra nel processo della glicolisi, durante il quale il glucosio viene trasformato in acido piruvico che diventa, in presenza di ossigeno, una molecola più piccola chiamata Acetyl-coenzima A. Questa molecola a sua volta  nel mitocondrio  può entrare  nel ciclo di Krebs,  legandosi

ad una molecola di ossalacetato e formare l’acido citrico (il ciclo di Krebs è detto anche ciclo dell’acido citrico) il quale subendo poi svariate reazioni, dà di nuovo luogo ad acido ossalacetico, producendo nei vari passaggi parecchie molecole di ATP più anidride carbonica e acqua. Gli acetyl CoA possono derivare anche dalla B-ossidazione degli acidi grassi; è tra l’altro questa la ragione per cui i cammelli o gli animali ibernanti, accumulando grasso (il cammello nella gobba, gli orsi nel corpo in genere), sono poi in grado di sopravvivere senza ingerire acqua per lunghi periodi, utilizzando quella che viene prodotta dal catabolismo  dell’Acetyl CoA che deriva dai grassi.

Ma al momento a noi interessa l’Acetyl CoA che deriva dal Piruvico che a sua volta deriva dal glucosio. Il complesso enzimatico che favorisce questo passaggio da Piruvato ad Acetyl CoA contiene appunto il nostro acido lipoico. Quindi aumentando la quantità di acido lipoico abbiamo a disposizione più Acetyl CoA che deriva dal Piruvato e che può entrare nel ciclo di Krebs, così noi possiamo aumentare la quantità e la velocità di conver-sione del glucosio in energia. Molto importante per noi atleti è il fatto che l’acido lipoico può aumentare le riserve di energia sotto forma di ATP nel muscolo e un muscolo che accumula più ATP è un muscolo in grado di fare più ripetizioni prima di raggiungere l’esaurimento. Quindi, senza cambiare altri fattori, solo l’aggiunta di acido lipoico ci può rendere più forti. Ma la cosa più interessante è che questo aumento di forza va a discapito dell’accumulo di grasso. Come avviene questo fenomeno?

Normalmente nel corpo il glucosio non utilizzato come carburante dal muscolo o dal cervello viene accumulato nel fegato come glicogeno, dopo di che è trasformato in trigliceridi e accumulato come grasso. Se i vostri muscoli hanno la capacità di trasformare ed accumulare un certo quantitativo di calorie da glucidi sotto forma di ATP, l’eventuale eccesso sarà trasformato in grasso corporeo ed accumulato nelle cellule adipose.

Secondo il Dott. Hans Tritshler, un ricercatore tedesco, l’acido lipoico può aumentare la conversione e l’accumulo di glucosio come ATP di circa il 40%, e questo attraverso vari meccanismi, inclusa la stimolazione di GLUT1 e GLUT4, che sono delle molecole “carrier” che trasportano il glucosio all’interno della cellula muscolare. Di conseguenza questa aumentata capacità crea un potenziale energetico di accumulo di ATP nelle cellule muscolari nettamente più elevato, che favorirà la performance ed inoltre avverrà a discapito di un accumulo di grasso; cioè l’acido lipoico riesce a convertire un surplus di carboidrati in energia muscolare piuttosto che in lipidi nel tessuto adiposo. Come la creatina, l’acido lipoico renderà i vostri muscoli più pieni e più forti aumentando la capacità di accumulare creatin-fosfato e acqua nel muscolo. Di conseguenza appare chiaro come l’acido lipoico possa potenziare la creatina nel meccanismo di accumulo nella cellula muscolare, infatti più glucosio è presente nella cellula muscolare e più alto è il livello di ATP, maggiore è l’accumulo di creatina nel muscolo e maggiore è la formazione di creatin-fosfato che utilizza un gruppo fosforico che deriva appunto dall’ATP (ATP + creatina  ———–>  ADP + creatin-fosfato).

Ma, ricordate, all’inizio si era detto che l’acido lipoico esercitava anche un notevole effetto dimagrante durante diete ipocaloriche. Ebbene, vi devo dire che questo effetto è notevolmente potenziato da un altro elemento che è l’acido Piruvico.

Al momento ritenete questo semplice messaggio: per aumentare la massa magra avete la possibilità di utilizzare più carboidrati e creatina con l’acido lipoico, senza accumulare grasso. Per bruciare più grassi e risparmiare il tessuto muscolare dovete usare acido lipoico col Piruvato.