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IL TAM TAM DELLO STRESS

IL TAM TAM DELLO STRESS
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Nell’articolo “GRASSO E CELLULITE” (California – novembre 1997) parlando delle intolleranze alimentari ci siamo già resi conto di come non esista una dieta ideale per tutti ma come invece esista il concetto di “individualità biochimica”. Finchè si tratta di parlare di impronte digitali, timbro di voce, cromosomi e così via, anche il profano non ha dubbi sul fatto che ognuno abbia una propria individualità, ma quando dobbiamo toccare l’argomento fisiologia, medicina, patologia, alimentazione e ancor peggio terapia, è molto più facile rifarsi al concetto gaussiano di “media”, molto caro alle ditte farmaceutiche ed ai medici un po’ pigri, ma se due individui della stessa età, alti uguali, dello stesso peso, con le stesse abitudini e necessità, hanno dei metabolismi differenti, non si può credere che possa andar loro altrettanto bene la stessa terapia nutrizionale.

Il futuro della medicina sta nella personalizzazione dell’intervento dietetico e di integratori in grado di riequilibrare l’organismo. Uno dei migliori test per la classificazione del tipo di metabolismo è il TAM o analisi minerale tessutale o mineralogramma in grado, tramite l’interpretazione dei profili minerali del capello, di dare un’idea precisa del tipo di  metabolismo dell’individuo, della sua tipologia ossidativa e della sua condizione di stress. Ed eccoci di nuovo a parlare dello stress. Sembra veramente che lo stress sia la malattia del secolo ed abbiamo già visto in articoli precedenti come contribuisca a far aumentare il grasso corporeo e a diminuire la massa muscolare.

Al Dr. Hans Selye, clinico canadese, è attribuita la teoria della “malattia da stress”. Egli scoprì che ogni agente stressante causava una serie di risposte specifiche o di adattamento nell’organismo. Chiamò la sua scoperta “sindrome di adattamento generale” o G.A.S.. La G.A.S., viene divisa in tre fasi di stress: allarme, resistenza ed esaurimento.

Il mineralogramma può aiutare ad accertare in quale fase di stress un individuo si trovi. Ciascuna fase rappresenta uno stato energetico inferiore rispetto la fase precedente. Le fasi sono adattamenti che il corpo deve mettere in atto per sopravvivere. Nella fase di allarme una secrezione maggiore degli ormoni delle ghiandole surrenali alza la pressione sanguigna e fa affluire maggiori quantità di glucosio nel sangue (cortisolo, adrenalina, sono ormoni glicogenolitici), fornendo così un supporto energetico alla reazione attacco-fuga. Vi ricordate l’esempio della tigre che sbuca fuori nella giungla? Bene, le reazioni per salvarvi sono due: o fuggite più veloci di una gazzella o, se siete Sandokan, l’affrontate; in entrambi i casi sono necessari un bel po’ di zuccheri come substrato energetico.

Quando lo stress da acuto diventa cronico, cioè se la  tigre continua a sbucar fuori, la situazione diventa un po’ pesante, si verifica un passaggio dalla fase di allarme a quella di resistenza e la risposta attacco-fuga non può essere mantenuta allo stesso livello, cioè anche se siamo Sandokan non ci pensiamo per niente ad affrontare la tigre e magari cerchiamo di defilarci di soppiatto perché anche le gambe ci fanno difetto e forse è meglio arrampicarsi su un albero sperando che le tigri non siano in grado di fare altrettanto. Ma se la situazione si ripete altre volte, cadiamo nella fase di esaurimento e la risposta attacco-fuga non può essere sostenuta. Il livello degli ormoni midollari o adrenalinici acuti diminuisce. Il livello dei glucocorticoidi, cioè il cortisolo, definiti anche ormoni dello stress cronico, aumenta. Stanchezza ed esaurimento si stabilizzano nel momento in cui il corpo non può far più fronte allo stress e, all’apparire della tigre, non ci resta che sdraiarci e fare il morto sperando che il nostro corpo ormai consunto dal cortisolo non ispiri più di tanto il grosso felino.

Il Dr. George Watson, in un tentativo di spiegare le diverse risposte alla terapia  nutrizionale da parte dell’uomo, giunse a scoprire che alcuni individui bruciano il loro cibo ad un ritmo nettamente più veloce della norma, mentre altri individui ad un ritmo molto più lento.

Il Dr. Paul Eck, studiando migliaia di mineralogrammi del capello, trovò una correlazione tra i livelli tessutali dei minerali nel capello ed i livelli di stress, usando i rapporti minerali per determinare il tasso ossidativo.

Questi criteri sono basati sull’accertamento dell’attività delle ghiandole surrenali e della tiroide in quanto esse sono le ghiandole che consentono maggiormente la determinazione del tasso metabolico. Si parla di ossidazione veloce quando sia il rapporto delle ghiandole surrenali che quello della tiroide rivelano iperattività. Si parla di ossidazione lenta quando i rapporti delle stesse ghiandole rilevano ipoattività. Se l’attività di una ghiandola è veloce e l’altra è lenta, tale condizione viene chiamata ossidazione mista. Esiste tra l’altro una connessione tra i tipi ossidativi del Dr. Watson e le fasi di stress descritte dal Dr. Selye e precisamente: l’ossidazione veloce con alti livelli di ormoni surrenali corrisponde alla fase di allarme dello stress; l’ossidatore lievemente lento con bassi livelli di ormoni surrenali corrisponde alla fase di resistenza; l’ossidatore molto lento corrisponde alla fase di esaurimento. Ma una volta che abbiamo individuato le due classi principali di tipologia ossidativi, cioè l’ipoossidatore e l’iperossidatore, come facciamo? Innanzi tutto è molto importante perché esistono dei suggerimenti dietetici in grado di riequilibrare al meglio le funzioni metaboliche e ghiandolari di questi biotipi. Ma se non abbiamo la possibilità di sottoporci al mineralogramma (metodica molto diffusa negli U.S.A., assai meno in Italia), come possiamo riconoscerci in una determinata tipologia ossidativi? Bene, sia per le sue caratteristiche psichiche che fisiche, l’individuo risente notevolmente del livello di ossidazione cellulare.

L’ipoossidatore è molto facile che abbia problemi di soprappeso e ciò deriva dalla scarsa capacità di ossidare degli alimenti. Specie se donna, è facile che sia presente il problema della cellulite in quanto sul tessuto adiposo accumulato in questi distretti corporei, tende a depositarsi quel calcio non bio-utilizzabile, provocando così la famosa buccia d’arancia. In caso di ipofunzione tiroidea l’accumulo di grassi tenderà a prodursi principalmente nei fianchi, glutei e cosce, risparmiando gli arti superiori, il viso e il collo (non vi ricorda forse l’ipolipolitico della cronomorfoterapia del quale abbiamo parlato su California n. 3?). La cute sarà facilmente secca e rugosa. L’ipoossidatore lamenterà facilmente mani e piedi freddi con una bassa temperatura corporea in generale. L’ipoossidatore solitamente gestisce le situazioni di stress allontanandole da sé. Apatia e introversione caratterizzano la risposta allo stress dell’ipoossidatore. A causa degli alti livelli di calcio tessutale, l’ipoossidatore presenta una rallentata funzionalità tiroidea ed una tendenza alla depressione e alla stanchezza. L’ipoossidatore ha la tendenza a vivere nel passato e nei ricordi. Spesso si sente depresso perché non è in grado di rivivere ancora quegli avvenimenti. Più il processo di ossidazione rallenta, più questi problemi peggiorano portando l’individuo ad introversione, timidezza, stanchezza e apatia totale. L’ipoossidatore normalmente presenta un metabolismo rallentato, cioè non è in grado di ossidare efficacemente i cibi che consuma allo scopo di produrre  energia in quantità adeguata. Come risultato l’ipossidazione provoca cali energetici e anemia. Spesso questo comporta un aumento dell’appetito poiché per ottenere gli stessi livelli di energia occorre un quantitativo di cibo maggiore. L’ipoossidatore spesso sente un desiderio smodato di carboidrati raffinati, perché queste sostanze sono fonte di energia immediata. Questo desiderio è un indicatore specifico della necessità di un individuo di ottenere energia. La maggior parte degli ipoossidatori generalmente presenta un’avversione per la carne rossa in quanto la digestione dei cibi proteici è resa difficile dalla carenza di acido cloridrico ed enzimi pancreatici. In linea generale i suggerimenti dietetici per gli ipoossidatori sono: circa il 40-50% di proteine, il 30-40% di carboidrati ed il 10-20% di grassi. Importanti sono appunto le proteine e i carboidrati che aumentano il metabolismo basale, mentre i grassi lo rallentano e contribuiscono ad aumentare il livello del calcio tessutale. Tutti i latticini ed i prodotti caseari vanno aboliti per un certo periodo anche per il loro livello di calcio molto elevato. I carboidrati migliori sono quelli a basso indice glicemico, cioè frutta fresca, verdura, cereali integrali; tra le verdure è meglio evitare le brasicacee (cavolo, cavolfiore, verza, broccoli) perché contengono sostanze inibitrici della tiroide. Tra i cibi proteici è bene evitare la soia (e derivati) perché è ricca di rame che ha l’effetto di rallentare la funzione tiroidea.

Segue una lista dei cibi da eliminare e dei cibi permessi. Nel prossimo numero parleremo dell’iperossidatore.

IPO-OSSIDATORE

ALIMENTI DA ELIMINARE

SALUMI: Tutti

CARNE: Maiale, Manzo, Oca, Anatra, Frattaglie, Agnello

PESCE: Tutti i pesci con carni grasse

LATTICINI E DERIVATI: Latte, Burro, Panna, Formaggi

GRASSI: Strutto, Lardo

BEVANDE: Bevande tipo cola (bibite), Alcolici, Caffè

ZUCCHERO BIANCO

CEREALI: Farina bianca e derivati (dolci, biscotti, ecc.)

VERDURA: Verza, Cavolo, Cavolfiore, Rapanelli, Cavolini di Bruxelles, Mostarda

ALIMENTI PERMESSI

PESCE

Merluzzo

Sogliola

Pesce Persico

Gamberetti

Tonno al naturale in scatola

LEGUMI

Ceci

Fagioli

Lenticchie

Piselli

OLII (max. 2 cucchiaini)

Olio d’oliva extravergine

BEVANDE

Brodo di verdura

Brodo di pollo

Succhi di frutta (senza aggiunta di zuccheri)

Frullato

Acqua, acqua minerale

Soda

Caffè di cereali

Caffè decaffeinato

Tè deteinato

CEREALI

Farina di granoturco (mais)

Farina integrale

Farina di segale

Farina di grano saraceno

Orzo

Riso brillato integrale

VERDURA

Tutte tranne quelle da eliminare

(come descritto)

CARNE

Carne bianca di pollo

Vitello magro

Coniglio magro

Tacchino magro

ZUCCHERI (max. 2 cucchiaini)

Zucchero di canna

Miele

Dolcificante

FRUTTA

Albicocca

Ananas

Arancia

Cachi

Ciliegie

Pere

Pompelmo

Pesche

Mandarini

Prugne

Melagrana

Papaia

Meloni

Mango

Sottobosco

Mele

UOVA

Fresche! Non fritte

Bibliografia

– Nutrizione Applicata (Massimo Pandiani)
– Equilibrio Nutrizionale ed Analisi Minerale Tessutale (Lawrence Wilson)
– The Most Commonly Asked Questions About Hair Analysis (p. Eck, D. Watts)

 

California Sport & Fitness – dicembre 1997