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LA DIETA IDEALE

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Sportman & Fitness – dicembre 1997

Sull’onda del successo suscitato dagli articoli “Per crescere tirati”rivolti all’obiettivo di aumentare la massa muscolare senza accumulo di grasso, io e il professor Veronese abbiamo pensato di creare una rubrica che si occupi di alimentazione e metodologie di allenamento innovative che vi consentiranno di raggiungere sensazionali risultati ottenendo il fisico a cui sempre avete aspirato. Avete recentemente letto nei miei articoli dell’importanza dei grassi insaturi nell’alimentazione, delle calorie come tali, delle proteine, di “diete differenziate per aree muscolari” e di alternare periodi di dieta ipercalorica a periodi di dieta ipocalorica.

Ma alla fine, stringendo, per aumentare i muscoli senza aumentare di grasso, cosa dobbiamo realmente fare senza complicarci troppo la vita? Vedremo quindi dai prossimi numeri di impostare un programma pratico per raggiungere questo obiettivo, ma prima di tutto bisogna chiarire bene un concetto.

“Non siamo tutti uguali”. Sembra un’affermazione lapalissiana ma in realtà quando si parla di fisiologia si tende molto a generalizzare: certo i processi biochimici sono gli stessi in tutti gli organismi umani, ma la loro interazione a volte dà risultati differenti. Questo per evidenziare che non esiste una dieta ideale per tutti, ma che esiste di certo la dieta ideale per ognuno di noi. Sempre di più, anche nella medicina occidentale e da sempre nelle medicine energetiche, si fa strada il concetto dell’individuo come unità a se stante che necessita quindi di un approccio personalizzato. Da qui l’opportunità, prima di impostare un qualsiasi programma alimentare di inquadrare il singolo soggetto, individuandone le specifiche caratteristiche e necessità. A questo punto, a parte l’esperienza e l’intuito, le metodiche per la diagnosi possono essere molteplici, ed ogni medico, preparatore, tecnico può usare le proprie.

Io vi illustrerò il mio metodo.

Innanzitutto l’anamnesi fisiologica, sportiva ed alimentare, ovverosia “dimmi come mangi e ti dirò chi sei”. Ovviamente è fondamentale sapere come una persona si sta alimentando, per valutare come la sua condizione attuale sia in relazione a quel tipo di alimentazione, ed inoltre anche per non stravolgere troppo, se possibile, abitudini alimentari ormai radicate che fanno parte di un personale stile di vita.

Poi la misurazione del grasso corporeo col “FIT COMP”, ovvero psicometria, per avere la percentuale di grasso corporeo totale, ma anche per renderci conto della distribuzione localizzata dello stesso e quindi, sulla base dei concetti della Morfoterapia, (vedi articolo SPORTMAN Agosto ’96) poter già dare una classificazione del biotipo in ipolipolitico o iperlipogenico.

Raramente utilizzo l’Impendenziometria, ritengo che sia una metodica più valida per misurare l’acqua corporea piuttosto che il grasso e la riservo solo per casi di eccessiva ritenzione idrica.

C’è poi la necessità di fare alcune analisi per renderci conto sia dello stato di salute, che della eventuale predisposizione ad alcune patologie.

Prima fra tutto un’analisi del sangue con relativo profilo glucidico, lipidico, funzionalità renale, epatica, emocromo, dosaggio degli elettroliti e profilo ormonale.

L’esame del sangue, seppure fondamentale, non è però sufficiente perché esprime una situazione dinamica che tende ad essere compensata costantemente dall’organismo che tende a mantenere quindi i valori ematici nella norma e quindi difficilmente evidenzia una tendenza cronica, che viene invece messa alla luce da altre analisi quali il mineralogramma o l’ISA TEST.

Il test ISA permette di tenere sotto controllo la situazione di dodici organi, cuore, intestino tenue, vescica, reni, ghiandole sessuali, tiroide, vescica biliare, fegato, polmone, intestino crasso, stomaco e pancreas. Il test è semplice ed indolore, basta raccogliere un po’ delle urine del mattino. L’urina è un vero e proprio specchio della salute del corpo e tramite lo spettrofotometro d’assorbimento e di emissione atomica è possibile valutare la quantità di minerali il cui squilibrio permette di scoprire piccoli disturbi che di solito non si sono ancora manifestati perché non danno ancora sintomi, ma che potrebbero poi evolvere in vere e proprie malattie.

Il mineralogramma è un test sul capello. Perché il capello? Innanzitutto perché la campionatura è semplice e non cruenta. Il Capello è un materiale da biopsia stabile e non richiede particolari trattamenti. I livelli dei minerali nel capello sono circa 10 volte quelli del sangue e ciò consente di ottenere la determinazione con una maggiore accuratezza.

Il capello è una cellula e fornisce quindi una lettura cellulare dei livelli dei minerali. Le cellule, non il sangue, sono il maggiore luogo di attività metabolica. I tests ematici non forniscono le stesse informazioni, perché i livelli dei minerali sono bassi nel sangue, rendendo la scoperta più difficile, ed inoltre i livelli dei minerali sono tenuti relativamente costanti nel sangue anche quando la patologia è presente; nello stesso tempo le analisi del sangue possono variare di ora in ora in dipendenza dei cibi introdotti o di altri fattori.

I tests sul capello consentono l’accertamento di un livello individuale di stress e del tasso di ossidazione. Il tasso di ossidazione fornisce una notevole quantità di informazioni ed è grande auto nella determinazione dei fabbisogni dietetici e nella raccomandazione dei supplementi nutrizionali.

Si può avere l’ipossidatore, l’iperossidatore e l’ossidatore misto.

Per l’ipossidatore è consigliabile un 50 – 60% di proteine, 30 – 40% di carboidrati e 10% di grassi. E’ bene alzare le proteine e i carboidrati perché aiutano la tiroide e le surrenali a stimolare il metabolismo.

Per l’iperossidatore i suggerimenti dietetici sono 40-50% di proteine, 30-40% di grassi, 10-20% di carboidrati. E’ importante ridurre al minimo l’assunzione di carboidrati perché l’iperossidatore ossida troppo velocemente gli zuccheri, stressando la tiroide e le surrenali; di conseguenza i grassi diventano importanti in quanto sono a lenta combustione e rallentano la neoglucogenesi con la quale l’iperossidatore tenderebbe ad autocannibalizzare la propria muscolatura.

L’analisi del capello può fornire indicazioni sull’attività ghiandolare, sulla funzione del fegato e dei reni e sulla tolleranza ai carboidrati. La variazione dei gradi di tolleranza ai carboidrati è un indicatore critico della salute al giorno d’oggi spesso misconosciuto.

L’analisi del capello quindi può essere di aiuto nella ricerca di specifici regimi alimentari e nella raccomandazione di integratori nutrizionali. Altro test di Screening altrettanto importante, se non addirittura più importante, è il test per le intolleranze alimentari. Sarebbe spesso vengano confuse con le allergie alimentari, le intolleranze alimentari sono un’altra cosa.

Mentre le allergie sono mediate dagli anticorpi che appartengono alle categorie delle immunoglobuline E (IgE) e spesso iniziano a livello di vie aeree, cute e circolo, le intolleranze sono mediate dalle immunoglobuline A (IgA) e partono direttamente dal tubo digerente. Qui, ogni particella alimentare può provocare qualche disturbo viene aggredita dalla IgA che stimola la secrezione di muco impedendo il contatto fra il cibo (che non viene digerito) e la parete intestinale. Tutto ciò è molto interessante e tranquillizzante, perché mostra con quanta efficienza l’organismo si difende dagli elementi pericolosi; tuttavia se, come capita spesso, un individuo tende a mangiare in continuazione gli stessi cibi, potrà facilmente arrivare ad esaurire il suo sistema immunitario, che non sarà più in grado di produrre gli anticorpi necessari.

In questa situazione il cibo intollerato arriverà a contatto con le mastcellule presenti a livello della parete intestinale, che sono cellule deputate a distruggere il materiale considerato dannoso, inglobando come fa un polipo con la sua preda e distruggendolo, ma essendo queste particelle di cibo indigerito troppo grosse, ecco che la mastcellula libera all’esterno i suoi agenti chimici provocando un’infiammazione che ripetendosi cronicamente, altera la permeabilità della barriera intestinale, che da quel momento permetterà il passaggio nel circolo sanguigno di cibi non completamente digeriti.

Queste macromolecole indigerite causano un’infiammazione nei tessuti dove si depositano in qualsiasi tessuto del nostro corpo, provocando il rilascio di radicali liberi. Questo spiega come una nutrizione scadente possa portare a disturbi vari come artrite, cefalea, astenia, ipoglicemia, irritabilità, insonnia, ritenzione idrica, aumento del tessuto adiposo.

In uno studio condotto dalla “Associazione di ricerca intolleranze alimentari” sono stati valutati 11 atleti (5 maschi e 6 femmine) giocatori di pallavolo a livello agonistico. Dopo 3 mesi di dieta rispettosa delle intolleranze alimentari, ma a contenuto calorico libero (e quindi spesso ipercalorica) si è avuto un aumento della performance muscolare, documentato da un aumento del 5 % di attivazione neuromuscolare ed una riduzione globale del 4,6% di massa grassa. La riduzione di massa grassa è stata nettamente superiore alla perdita di peso, confermando così un aumento della massa muscolare. Un atleta non può permettersi di attentare ai suoi risultati mangiando alimenti verso i quali ha sviluppato un’intolleranza. Bisogna assolutamente eliminare dalla dieta tutti i cibi che possono scatenare il meccanismo sopra descritto. E quindi possiamo concludere che non si può parlare di “dieta ideale” ma solo di “miglior dieta personale”.