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Obesi a trenta o quarant’anni, candidati alla demenza da anziani

Obesi a trenta o quarant’anni, candidati alla demenza da anziani
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A essere sovrappeso o, peggio, obesi si rischia molto. Tra i maggiori pericoli vi sono quelli di sviluppare una qualche malattia cardiovascolare, il diabete e anche il cancro. Ma a quanto pare, non finisce qui, perché secondo uno studio pubblicato sul Postgraduate Medical Journal l’essere obesi tra i 30 e i 40 anni espone anche al serio rischio di essere vittime di declino cognitivo, demenza e perfino l’Alzheimer più avanti negli anni.

Ed è proprio l’età in cui una persona è obesa a essere un fattore chiave per la demenza, ritengono i ricercatori. L’esserlo infatti intorno ai trent’anni può addirittura triplicare il rischio. Se dunque vi è ormai una crescente evidenza che l’obesità sia legata alla demenza, la ricerca indica che il rischio può essere accentuato o abbassato a seconda dell’età.
Lo studio si presenta come il primo ad aver analizzato l’effetto dell’obesità in relazione all’età in cui si è sovrappeso e come questa abbia un impatto sul rischio più o meno alto di demenza.

Il prof. Michael J Goldacre, insieme a Clare J Wotton, dell’Università di Oxford ha esaminato i registri ospedalieri di tutta l’Inghilterra, relativi al periodo 1999-2011. Di questi, i ricercatori hanno raccolto i dati relativi alle diagnosi di obesità, e poi quelli che riguardavano le cure successive e correlate, quelli di morte – sempre correlati – e la demenza.
Durante il periodo di studio, 451.232 dei pazienti ricoverati in ospedale hanno ricevuto una diagnosi di obesità, il 43% dei quali erano uomini.

I risultati dell’analisi hanno evidenziato che, tra coloro di età compresa tra i 30 e i 39 anni, il rischio relativo di sviluppare demenza era 3,5 volte superiore rispetto a quelli della stessa età che non erano obesi. Ma la sorpresa è stata che, con l’aumentare dell’età in cui la persona era diventata obesa, il rischio scendeva in percentuale. Per esempio, coloro che erano nella decade dei quarant’anni il rischio equivalente è sceso del 30% o più; per coloro che erano nella cinquantina il rischio scendeva del 50% o più e, infine, per quelli che erano nella decade dei sessant’anni il rischio era sceso del 60% o più.
I più avvantaggiati, poi, erano gli anziani. Chi infatti era obeso a settant’anni non mostrava né un accentuazione del rischio – ma nemmeno una riduzione – e chi era negli ottant’anni si vedeva beneficiare addirittura di una riduzione del 22% del rischio di demenza.

Ma il rischio demenza dall’essere obesi può essere reso ancora più temibile da quello di sviluppare anche una terribile malattia come quella di Alzheimer. In questo caso, infatti, sempre tra coloro che erano obesi tra i 30 e i 40 anni, il rischio di demenza vascolare o Alzheimer era altrettanto evidente. Per contro, l’essere obesi tra i 40 e i 60 anni, sebbene aumentasse il rischio di demenza vascolare, riduceva quello di Alzheimer.
Questi dunque i risultati finali che, però, sottolineano i ricercatori, derivano da uno studio osservazionale, per cui non si possono trarre conclusioni definitive circa una relazione di causa/effetto. Nonostante ciò, detti risultati confermano quelli di altri studi che mostrano un aumento del rischio di demenza nei giovani che sono obesi, ma un rischio ridotto nelle persone anziane obese.

Secondo i ricercatori, il motivo per cui le persone obese in età relativamente giovane sono più a rischio demenza e Alzheimer è dovuto all’impatto dell’obesità sulla salute cardiovascolare e in malattie come il diabete.Tutti questi fattori espongono proprio a un maggiore rischio di sviluppare la demenza negli anni a seguire. Chi, invece, era normopeso da più giovane, ma è diventato obeso nella vecchiaia, non ha messo in pericolo il sistema cardiocircolatorio: questo basterebbe per ridurre il rischio di demenza.

La Stampa 22/08/2014