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PERCHE’ SI INVECCHIA

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Sportman & Fitness – giugno 2004

Innanzitutto che cos’è l’invecchiamento? L’invecchiamento non è in realtà un meccanismo naturale legato al passare del tempo, ma è un complesso processo biologico che inizia dopo la maturità, cioè dopo circa i 30 anni e che comporta una graduale diminuzione delle capacità funzionali dei vari organi e da un aumento delle malattie croniche.  Dal punto di vista strutturale questi cambiamenti hanno una tendenza generale all’atrofia dei tessuti che porta ad una diminuzione del volume degli organi che diventano meno efficienti. I marker biologici più importanti dell’invecchiamento sono la resistenza all’insulina e quindi una diminuita tolleranza al glucosio, l’aumento della pressione sistolica, la diminuzione della massa muscolare, l’aumento della massa grassa, la diminuzione della forza e della resistenza aerobica, una diminuzione della capacità di termoregolazione ed infine un calo delle difese immunitarie. Da tempo esiste in medicina una diatriba sul fatto che l’invecchiamento sia da considerare un processo naturale o una malattia; di certo è un fenomeno composito dove coesistono processi fisiologici “normali” e processi patologici che causano malattie. Ma in questa fase della vita definire il limite tra normale e patologico non è sempre facile. Prendiamo ad esempio l’osteoporosi: è senz’altro un processo legato all’invecchiamento ma che rappresenta una malattia debilitante che comporta la demineralizzazione dell’osso e come tale va curata. La maggior parte dei medici che si occupano della medicina “antiage” considera in realtà la vecchiaia una malattia che si può in parte prevenire e curare. Ma perché si invecchia? Ovviamente questa è una domanda che l’uomo si è posto dal momento in cui ha capito che la vita non è eterna ed il desiderio dell’immortalità ha spinto l’uomo a ricercare le cause dell’invecchiamento. Numerosissime sono le teorie che si sono avvicendate nei secoli, ma io mi limiterò ad alcune di quelle più accreditate.

Teoria genetica

Secondo questa teoria il processo di invecchiamento è predeterminato geneticamente: nelle cellule esistono dei geni specifici che determinano i processi biologici determinanti l’invecchiamento nell’organismo. Questa teoria trova la sua spiegazione dal punto di vista evolutivo col presupposto che l’organismo sia programmato appositamente per limitare la sopravvivenza degli individui e creare così spazio a nuovi individui evitando rischi di sovrappopolazione.

Teoria dei legami crociati

Le cellule sono costituite soprattutto da grassi e proteine. Molte proteine ed in particolare il collagene, che è la proteina più rappresentata nell’organismo, hanno la struttura chimica costituita da numerose molecole unite tra di loro da legami crociati. Questa teoria sostiene che con l’avanzare dell’età nei complessi proteici aumenta il numero dei legami crociati e ciò ne altera il normale funzionamento. Queste alterazioni nel collagene della pelle sono molto evidenti. Guardate la pelle di un giovane: è morbida ed elastica, e quella di un vecchio: rugosa ed anelastica (a proposito, se volete fare un test sull’età biologica della vostra pelle sollevate una plica dal dorso della mano prendendola tra pollice ed indice della mano opposta, tenendola così sollevata per 5 secondi, poi lasciatela andare: se la cute impiega più di 5 secondi a tornare normale l’età biologica della vostra pelle è superiore a 50 anni). Nel DNA questo aumento dei legami crociati causa danni irreversibili che pregiudicano la funzionalità di tutto l’organismo.

Teoria dei radicali liberi

Questa teoria fu proposta da Denham Herman nel 1954 ma la sua validità fu riconosciuta solo dopo 40 anni e gli valse il premio Nobel nel 1995. L’ipotesi era che l’invecchiamento derivasse da un eccesso di radicali liberi prodotti da complessi processi di ossidazione. In sintesi i radicali liberi sono molecole che hanno perso un elettrone e vagano cercando di riacquistarlo strappandolo ad un’altra molecola. Quando la molecola in questione appartiene ad una cellula dell’organismo, questa viene danneggiata. In questa maniera possono venire danneggiate tutte le molecole dell’organismo compreso i grassi delle membrane cellulari, le proteine, il DNA e così viene accelerato l’invecchiamento. Il problema è che la maggior parte dei radicali liberi è prodotta dai normali processi di estrazione dell’energia dagli alimenti e quindi non è possibile eliminarne la produzione; inoltre sono comunque necessari per il buon funzionamento del sistema immunitario in quanto sono le armi utilizzate da quest’ultimo per uccidere i microrganismi indesiderati. L’organismo produce una serie di sostanze chimiche, gli antiossidanti, in grado di contrastare i radicali liberi; le principali sono : la melatonina, le perossido dismutasi, le catalasi e la glutatione perossidasi; inoltre con il cibo possiamo introdurre altri antiossidanti quali la vitamina C, la vitamina E, il betacarotene, l’Acido Lipoico e molti altri ancora. Come sempre è l’eccesso o la carenza che predispone allo squilibrio e all’invecchiamento, mentre una controllata alimentazione e una giusta integrazione lo rallentano. Due parole a proposito dell’attività aerobica. Come abbiamo detto i radicali liberi dell’ossigeno sono quelli considerati maggiormente responsabili dei danni cellulari responsabili dell’invecchiamento. Ebbene, ovviamente durante l’attività aerobica ne vengono prodotti in abbondanza in quanto la produzione di energia, cioè l’ossidazione dei nutrienti, è legata alla presenza di ossigeno. Questo potrebbe essere un buon motivo per non esagerare con l’attività aerobica in quanto gli evidenti benefici potrebbero essere ridotti da un’eccessiva produzione di radicali liberi. Per quanto riguarda l’allenamento coi pesi di carattere prevalentemente anaerobico, anche se non esistono molti studi al riguardo, di sicuro la produzione di radicali liberi, come minimo quelli derivati dall’ossigeno, è limitata e questo potrebbe essere uno dei motivi della grande efficacia del body building some strumento “antiage”. Se non avete mai confrontato un maratoneta di 50 anni con un body builder della stessa età, fatelo e vi farete un’idea anche voi. Personalmente ho misurato il livello di radicali liberi in molti atleti dediti alla cultura fisica ed ho sempre riscontrato valori di radicali liberi estremamente bassi. In alcune prove, poche per essere statisticamente significative, misurando i radicali liberi prima e dopo l’allenamento coi pesi, ho addirittura riscontrato un livello di radicali liberi (quelli derivati dall’ossigeno) più basso dopo l’allenamento. Ritengo quindi che lo stile di vita del praticante la cultura fisica dedito all’allenamento coi pesi intenso, alla moderata attività aerobica, ad una alimentazione controllata ed all’uso degli integratori, sia un ottimo sistema per contrastare i radicali liberi.

Teoria degli AGE o proteine glicosilate

Ogni volta che la glicemia è alta per un periodo di tempo prolungato si ha un accumulo di AGE che derivano dalla reazione delle proteine con delle molecole di glucosio. Il glucosio, soprattutto quando il PH del sangue si abbassa, è estremamente reattivo e si lega agli aminoacidi delle proteine per formare un AGE che è una proteina alterata. Questo processo in chimica è chiamato “reazione di Maillard”. La reazione di Maillard fu scoperta nel 1912 nell’ambito della tecnologia alimentare e avviene appunto quando un cibo proteico viene a contatto con una gelatina ricca di carboidrati. Il risultato sono gli AGE, che polimerizzano fino a formare quella crosta dorata che piace a molti Avete presente la crosta della “colomba pasquale”? E’ formata dalla reazione tra le proteine dell’albume d’uovo e lo zucchero. Però se questa crosta si forma sulle pareti delle arterie e dei capillari è meno piacevole e questo è proprio ciò che avviene quando nell’organismo circola troppo glucosio, come per esempio nei diabetici, che sono più soggetti di norma all’aterosclerosi, agli infarti, alla cataratta, all’impotenza e all’insufficienza renale. Alcuni ricercatori hanno studiato gli effetti della sovrapposizione dei due meccanismi, quello dei radicali liberi e quello della produzione di AGE. Sembra che  la produzione degli AGE sia accelerata dalla presenza dei radicali liberi in eccesso, solo però in presenza di elevati livelli di glucosio.

Teoria neuroendocrina

La prima prova che con gli ormoni fosse possibile invertire il processo di invecchiamento risale alla fine del secolo XIX, quando Charles Edouard Brown Sequard, membro dell’Académie Francaise, riportò che le iniezioni di testicoli di animali arrestavano l’invecchiamento e ripristinavano la potenza sessuale. Oggi, a un secolo di distanza, sappiamo che aveva ragione: un corretto equilibrio ormonale rallenta l’invecchiamento mentre uno squilibrio lo accelera. Da qui nasce la ricerca scientifica rivolta alla terapia sostitutiva che tiene in considerazione il testosterone, il DHEA-S. gli estrogeni, la melatonina, il GH, IGF, gli ormoni tiroidei. In realtà non si tratta soltanto di deficit di ormoni, ma in certi casi, come per il cortisolo e l’insulina, di eccesso. Secondo la teoria neuroendocrina l’invecchiamento deriverebbe dall’involuzione soprattutto dell’ipotalamo che è la centrale di controllo di tutti gli ormoni nel sangue mediante un complesso sistema di controllo a Feedback, come un termostato. Probabilmente il problema è a livello della comunicazione tra ipotalamo ed ipofisi in quanto, p. es. nel caso del GH, l’ipofisi se stimolata direttamente anche negli anziani è in grado di produrre adeguate quantità di ormone. Ovviamente la trattazione di tutti gli ormoni implicati nel meccanismo dell’invecchiamento, che sono poi gli stessi implicati nel meccanismo della crescita muscolare e nel controllo del grasso corporeo, meriterebbe non solo un articolo ma un intero libro.