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PROTEINE DEL SIERO DI LATTE E COVID-19

PROTEINE DEL SIERO DI LATTE E COVID-19
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Già nel 2020 avevo segnalato l’utilità dell’utilizzo delle proteine ​​del siero di latte nel recupero della sarcopenia post-Covid-19, evidenziandone anche le caratteristiche antinfiammatorie e antimicrobiche legate al loro contenuto in amminoacidi solforati e a proteine come la lattoferrina e la beta-lactoglobulina.

Negli ultimi tempi si sono accumulate molte evidenze sperimentali sull’attività antivirale e, in particolar modo, anti Sars-CoV-2, di tali proteine.

Negli ultimi due anni si è registrato un grande interesse intorno alla lattoferrina, poiché studi in vitro ne hanno dimostrato un’importante attività antivirale anche contro Sars-CoV-2.

Sicuramente la lattoferrina è stata la proteina più studiata ma non bisogna dimenticare anche altre proteine del siero di latte che intervengono nella cosiddetta immunità naturale o immunità innata, tra cui il lisozima che, oltre ad avere attività antibatterica, ha dimostrato in vitro di avere anche attività antivirale.

Anche altre proteine del siero di latte quali, per esempio, la beta-lactoglobulina e la lattoperossidasi, hanno mostrato in vitro attività antivirale e, in particolare, anti Sars-CoV-2.

Secondo Giovanni Antonini, Professore Ordinario di Biologia molecolare all’Università Roma Tre, il principale meccanismo di azione viene fatto risalire a una interferenza della proteina del siero di latte sull’attacco del virus alle cellule bersaglio dell’ospite.

Tale interferenza può essere più o meno specifica e diretta verso le strutture lipoproteiche o glicoproteiche del virus e/o della cellula ospite.

In alcuni casi è stato dimostrato un legame forte, anche se poco specifico, basato prevalentemente su una interazione elettrostatica, mentre, in altri, è stato evidenziato un legame abbastanza specifico a opera di determinati domini strutturali presenti sulla superfice delle proteine del siero di latte.

Inoltre, per la lattoferrina, sono stati ipotizzati pure altri due meccanismi d’azione che prevedono sia la stimolazione della produzione di interferone che inibisce la replicazione virale, che l’inibizione della Catepsina-L, proteasi fondamentale per il rilascio di Sars-CoV-2 dall’endosoma della cellula ospite.

Le proteine del latte, e in particolare la lattoferrina, assunte per via orale o veicolate con vettori lipidici, hanno un grande vantaggio: salvo allergie, sono innocue e possono fornire una limitata protezione da “immunità naturale” anche in soggetti adulti, particolarmente a carico del tratto gastro-intestinale che può rappresentare una porta di ingresso del virus Sars-CoV-2.

Tuttavia, allo stato attuale, devono assolutamente essere considerate come “adiuvanti” e solo aggiuntive rispetto alla fondamentale prevenzione, e ai protocolli delle terapie anti Sars-CoV-2 messi a punto.