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Statine: non vanno dimenticati gli effetti avversi non cardiovascolari

Statine: non vanno dimenticati gli effetti avversi non cardiovascolari
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Miopatia, disfunzione erettile, nefropatia, tromboembolismo venoso. Ecco alcuni effetti collaterali non cardiovascolari delle statine, farmaci ormai diventati pietra angolare della prevenzione primaria e secondaria della malattia cardiovascolare aterosclerotica, trattati in dettaglio da una revisione della letteratura pubblicata sul British Medical Journal. Dice Chintan Desai, del Johns Hopkins Ciccarone center for the prevention of heart disease di Baltimora e primo autore dell’articolo: «Più di 200 milioni di persone al mondo assumono statine, farmaci capaci di ridurre in modo significativo l’incidenza di infarto del miocardio, ictus e morte per malattie cardiovascolari». Usate in prevenzione primaria, le statine vengono generalmente prescritte a persone asintomatiche per periodi di tempo prolungato ed è quindi opportuna un’attenta valutazione del rapporto tra rischi e benefici. «Oltre ai benefici, questi farmaci hanno molteplici effetti avversi non cardiovascolari e tra questi due dei più comuni sono la miopatia e il diabete» riprende l’autore. Studi controllati randomizzati suggeriscono che le statine si associano a un modesto aumento del rischio di miosite ma non di mialgia, mentre la miopatia grave, rabdomiolisi, è rara e spesso legata a dosaggi non più raccomandati come la simvastatina 80 mg al giorno. «Anche il rischio di diabete aumenta principalmente nei soggetti che assumono dosi elevate di statine, mentre la maggior parte dei pazienti segue terapie con dosi basse o moderate» sottolinea il ricercatore, puntualizzando che altri effetti non-cardiovascolari sono la nefropatia, la disfunzione erettile, la cataratta e il tromboembolismo venoso. «Va comunque ricordato che i benefici cardiovascolari delle statine superano in genere i danni non cardiovascolari nei pazienti al di sopra di una certa soglia di rischio» aggiunge Desai. E conclude: «Molti studi stanno ora documentando potenziali benefici non cardiovascolari di questa classe di farmaci, che potrebbero portare a futuri nuovi impieghi».

BMJ 2014; 349