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VITAMINA D E MORTALITA’ PER CORONAVIRUS

VITAMINA D E MORTALITA’ PER CORONAVIRUS
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Il sunto di quanto più dettagliatamente sarà spiegato è il seguente: se si finisce nel reparto di terapia intensiva perché si è stati infettati dal coronavirus, le possibilità di sopravvivenza sono migliori se si possiede uno stato di vitamina D ottimale.
Ciò è stato evidenziato da diversi studi tra cui anche uno italiano recentemente pubblicato sul Journal of Endocrinological Investigation.
Nello studio italiano, i ricercatori descrivono 42 pazienti con coronavirus che sono stati ricoverati a marzo e aprile 2020 nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale universitario dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
I ricercatori hanno misurato la concentrazione di vitamina D nel sangue dei soggetti del test. Quasi un quarto di loro – il 24 per cento per l’esattezza – aveva una grave carenza di vitamina D.
I ricercatori hanno diviso i partecipanti allo studio in 4 gruppi, separati in base ai loro livelli di vitamina D, e hanno esaminato se e come i gruppi differivano in modo significativo l’uno dall’altro.

Per quanto si è visto non vi erano differenze significative se non per la vitamina D.
Ma perché una carenza di vitamina D rende più vulnerabile l’uomo all’infezione da Covid-19?
Questo virus spegne le cellule immunitarie che indeboliscono le risposte immunitarie quando il virus viene sconfitto.
Di conseguenza, le risposte immunitarie possono “deragliare” dopo un’infezione di corona, provocando talvolta la morte.
Per questo motivo i ricercatori hanno ipotizzato che un buono stato di vitamina D può ridurre il rischio di queste reazioni immunitarie estreme.
I ricercatori hanno confrontato le possibilità di sopravvivenza del gruppo con carenza maggiore di vitamina D con quelle degli altri partecipanti allo studio.
Dopo 30 giorni, la metà dei pazienti con grave carenza di vitamina D era morta.
Concludendo, poiché spesso non si riesce a coprire il fabbisogno giornaliero di vitamina D, sarebbe bene assumere questa vitamina mediante una specifica integrazione.

Fonte : J Endocrinol Invest. 2020 Aug 9;1-7. doi: 10.1007/s40618-020-01370-x. Online ahead of print