È possibile che dei farmaci nati non a scopo medico, etichettati fino dalla loro origine come sostanze ad uso voluttuario, possano essere rivisti e riclassificati, tanto da essere considerati il futuro di alcune materie mediche fondamentali come la riabilitazione e l’anti-aging ? Purtroppo quando la cattiva conoscenza incontra il qualunquismo può accadere che, nonostante l’esistenza di studi e prove razionali, qualsiasi fatto/cosa possa essere sepolta o inspiegabilmente stereotipata come ciò che in realtà non rappresenta. Senza utilizzare ulteriori sillogismi, possiamo affermare che questa è stata la sorte di tutti gli AAS (Anabolic Androgenic Steroids), ovvero degli steroidi anabolizzanti ed androgenizzanti. Essi sono nati negli anni 30, da studi svolti in Germania, ed utilizzati per la prima volta dal team olimpico della Germania nazista del 1936; da lì in poi, l’immagine degli ormoni anabolizzanti è rimasta purtroppo la stessa, ovvero delle sostanze utilizzate solamente per “barare”. Ciononostante, bisogna ringraziare i numerosi ricercatori che da gli anni 70 in poi, hanno visto del potenziale in queste sostanze, come farmaci da utilizzare a scopo medico, grazie alle loro specifiche funzioni. Forse molti non sanno che, la varietà di farmaci anabolizzanti di cui oggi si sente parlare, in realtà è nata dall’esigenza di creare dei farmaci a scopo medico con le stesse proprietà degli ormoni androgeni endogeni, ma con lo scopo di esaltarne alcune proprietà benefiche, e di limitarne degli effetti collaterali. Perché allora, nonostante ci sia un’ampia eterogeneità di quadri patologici (in ambito ortopedico, reumatologico, gerontologico, ecc ecc) trattabili anche in ambito ospedaliero con gli AAS, essi vengono ancora avvolti da quell’aura oscura di bigottismo, nata in un’epoca ormai lontana ?? Disgraziatamente essi sono dei farmaci facilmente reperibili al di fuori del contesto medico, per cui può spesso accadere che l’improvvisazione del loro utilizzo venga accompagnata da schemi di trattamento inventati e basati sul “ho sentito dire”: tutto ciò, fa si che nella maggior parte dei casi si sviluppino complicazioni inutili che si potrebbero semplicemente evitare, grazie alla conoscenza ed all’applicazione medica. Tutti i medici sanno che gli aas sono farmaci che richiedono una particolare attenzione, poichè possiedono un indice terapeutico basso !! Ma cosa significa questo concetto, che deve essere alla base della conoscenza di qualsiasi persona che prescrive ed utilizza farmaci? Per indice terapeutico si intende il rapporto tra dose letale al 50% e dose efficace al 50%: in poche parole, più è basso questo indice, meno margine c’è tra la dose efficace e la dose che produce effetti tossici, quindi, più è basso, maggiormente il farmaco sarà pericoloso. Tutti i farmaci che possiedono degli indici terapeutici bassi sono perciò farmaci che devono essere prescritti e somministrati da un medico specializzato, poiché egli conosce quando e come un farmaco può diventare tossico per l’organismo. Questo è il fondamentale motivo per cui molte persone acquisiscono solo effetti collaterali Degli AAS, fomentando la solita ed errata “voce” riguardante questa classe di farmaci. Con l’avvento del nuovo millennio ormai è cosa comune trovare parecchi studi scientifici e trial clinici in cui vengono applicati con successo gli AAS: basta navigare su pubmed (primo sito mondiale per la pubblicazione di tutti gli studi scientifici in corso) per rendersi conto delle innumerevoli applicazioni degli AAS: ecco qui solo alcune, delle infinite applicazioni mediche, la cui efficacia è stata dimostrata clinicamente:
- Patologie degenerative es SLA, ecc..;
- Patologie reumatologiche e ortopediche: osteoporosi, fratture, alterazioni articolari, recupero riabilitativo, ecc..;
- Stati cachettici tipici nei pazienti affetti da AIDS, ecc..;
- Alterazioni della crescita e della maturazione neurologica;
- Rigenerazioni tissutali nei grandi ustionati.
In questo articolo ci impegneremo nella presentazione di alcuni casi scientifici, oggetto di studi di ricerca, in cui l’utilizzo degli AAS ha portato ad un successo, cercando di chiarire come essi agiscono in maniera specifica, spiegando le risposte istologiche ed i risultati clinici ottenuti, tentando di mantenere un linguaggio e dei ragionamenti accessibili anche ai lettori non esperti.
STUDIO DELL’INFLUENZA DEGLI STEROIDI ANABOLIZZANTI SULLE FRATTURE OSSEE
Un elegante studio svolto in India nel 2012, pubblicato dal Journal of Clinical Research, ha evidenziato come l’utilizzo di Nandrolone Decanoato può migliorare la qualità e ridurre la tempistica dei processi di guarigione che seguono una frattura ossea tibiale nel topo di laboratorio.
Questa ricerca si é basata sulla comparazione della guarigione tessutale di due gruppi: in uno di questi la guarigione è stata testata mediante l’utilizzo di Nandrolone Decanoato (questo gruppo, chiamato sperimentale, è stato poi suddiviso a sua volta in due sottogruppi, dove il primo ha ricevuto 10mg/kg per due settimane ed il secondo per quattro ).
Le radiografie registrate al quindicesimo ed al quarantesimo giorno, mostrano entrambe come la guarigione è avvenuta più efficacemente nel gruppo sperimentale, grazie alla formazione di un periostio più spesso e ad un aumento nella densità ossea generale.
Le analisi istologiche e le analisi istochimiche hanno evidenziato come il gruppo sperimentale presenti un callo osseo più saldo e un maggior livello di fosfatasi alcalina, un’ulteriore prova che conferma la mineralizzazione più efficiente prodotta dalla terapia ormonale.
STUDIO DELLA CAPACITÀ DEGLI AGENTI ANABOLICI, NELL’AUMENTO DELL’ESPRESSIONE DEL PROTOCOLLAGENE DI TIPO 1 E 3
Un’interessante ricerca americana, sviluppata in collaborazione tra un laboratorio di ricerca in New Jersey ed un reparto di chirurgia Plastica in Pennsylvania, ha evidenziato la ricca presenza di recettori leganti gli AAS nei fibroblasti (ovvero le cellule che rappresentano il tessuto connettivo). In particolar modo, i ricercatori provarono l’efficacia dell’oxandrolone, un derivato del testosterone dal basso potere androgenizzante ed una bassissima epatotossicità, nella guarigione delle ferite, monitorando i livelli di collagene prodotti ed il processo di guarigione. Da questo studio ne è emerso che l’utilizzo di oxandrolone, oltre a non produrre effetti epatotossici, migliorava la formazione di tessuto di granulazione, inoltre, permetteva una miglior riepitelizzazione e rendeva più forte la tensione delle fibre collagene neoformate. Si è dimostrato, mediante studi in vitro, la capacità degli aas, nell’aumento della sintesi di mRNA di protocollagene 1 e 3, oltre che un aumento dei livelli di TGF-beta, un fattore stimolante la sintesi proteica delle proteine della matrice extracellulare ed il metabolismo dei fibroblasti.
FARMACOTERAPIA NELLA SINDROME FEMORO-ROTULEA (PATELLOFEMORAL PAIN SYNDROME)
La sindrome femoro-rotulea è una condizione patologica molto comunque al giorno d’oggi(si stima che il 25% della popolazione ne sia affetta, anche in forma subclinica), soprattutto negli gli sportivi e nelle ragazze in età adolescenziale. La sua eziologia è assai complessa e non è sempre facile da associare con precisione ad ogni paziente: per questo motivo il suo studio è materia di discussione e ricerca negli ultimi anni. Uno studio svolto a Rotterdam, in Olanda, ha registrato quattro trial clinici (163 partecipanti), ognuno dei quali riceveva una terapia farmacologica per questa patologia, ovviamente tra quelle più utilizzate nel campo riabilitativo. In ogni trial, la terapia veniva somministrata a metà dei pazienti ed i risultati confrontati con il gruppo a cui era stato somministrato il placebo. Di tutte le terapie (aspirina, naproxene, glicosaminoglicani e Nandrolone ), solamente la terapia che prevedeva la somministrazione del Nandrolone forniva un totale successo, sia rispetto al placebo, sia rispetto alle altre terapie. L’utilizzo di questo AAS, ha permesso un miglioramento non solo del dolore, ma anche e soprattutto della funzionalità biomeccanica dell’articolazione sviluppando inoltre un riequilibrio del tono tra vasto mediale e laterale, cosa che tutti gli altri trattamenti (quelli più “in voga”) non producevano.
In molti laboratori di ricerca si stanno sviluppando dei farmaci a dir poco innovativi: uno dei tanti esempi (per esporli tutti bisognerebbe scrivere un libro intero) sono delle molecole che andranno ad agire sui recettori androgeni specifici su tessuti come muscoli ed ossa, promettendo quindi degli ottimi risultati nel campo riabilitativo. Questa nuova classe di farmaci, ancora in fase di sviluppo sono chiamati SARM (Selective Androgen Receptor Modulator) e ha lo scopo di avere un effetto selettivo sui recettori degli androgeni senza causare effetti collaterali quali per esempio il feed back negativo a livello ipofisario che forse rappresenta il più certo effetto collaterale. La ricerca continua: vi terremo aggiornati.
Massimo Spattini – Thomas Zorzan
Accademia del Fitness-Wellness-Antiaging / gennaio 2016