ATTIVITA’ FISICA E SINDROME METABOLICA
NEW PARMA – nov/dic 2010
Da qualche anno ai convegni di Medicina Dello Sport non si fa altro che parlare della sindrome metabolica. Questa sindrome che, come abbiamo visto nell’articolo specifico su questa stessa rivista, fondamentalmente consiste in un deficit del funzionamento dell’insulina accompagnato da sovrappeso soprattutto a livello centrale, ipertensione e dislipidemia borderline, ridotta tolleranza ai carboidrati con predisposizione al diabete, sembra che debba essere curata soprattutto con una correzione dello stile di vita, cioè alimentazione corretta ed adeguato esercizio fisico. E’ una grande novità anche se in realtà non lo dovrebbe essere in quanto già Paracelso il padre della moderna medicina nel 400 A.C. sosteneva che “se mai trovassimo la giusta qualità e quantità di cibo e di esercizio fisico né troppo né troppo poco per ognuno di noi questo sarebbe il sistema per avere un ottimo stato di salute”. Forse le strutture sanitarie gravate da enorme deficit di bilancio si sono rese conto che spenderebbero molto meno a promuovere corretti stili di vita e a pagare un dietologo, uno psicologo e la palestra ad un soggetto a rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare (infarto, ictus) e diabete, con un costo enorme per la per la sua continua necessità di polifarmacologia, terapie fisiche e ricoveri ospedalieri. A questo punto lo specialista in Medicina dello Sport, che dovrebbe avere una competenza generica da medico internista (l’atleta in realtà può avere tutte le patologie di una persona normale), coadiuvato da un dietista o specialista in scienza dell’alimentazione, dovrebbe essere la figura professionale adatta a prescrivere l’esercizio fisico adeguato. Sì, perchè a questo punto si tratta di prescrizione di esercizio fisico, non basta più dire “faccia un po’ di attività fisica o faccia qualche passeggiata tutti i giorni”. E’ stato dimostrato che l’esercizio fisico per avere una sufficiente efficacia su parametri quali pressione arteriosa, glicemia, dimagrimento, deve essere prescritto con una specificità di tipologia e di dose proprio come un farmaco, cioè ad una determinata quantità, intensità e frequenza. Un problema è dovuto al fatto che servono i medici qualificati per prescrivere gli esercizi fisici idonei, servono gli operatori del settore fitness in grado di tradurre in pratica la prescrizione del medico. Ovvero deve esserci la possibilità di comunicazione tra il medico e l’istruttore in palestra. Ovviamente i naturali referenti per questa figura professionale dovrebbero essere i laureati in Scienze Motorie ma al momento il percorso di studi della maggior parte delle facoltà non copre questa nuova esigenza. Esistono corsi di formazione alternativi e specifici che dovrebbero essere presi in considerazione dagli operatori di fitness perchè a breve questa richiesta arriverà prepotentemente sul mercato, cosi come penso a breve sorgeranno centri convenzionati e privati che tratteranno soprattutto questo tipo di rieducazione motoria e alimentare rivolto soprattutto a queste persone affette dalla sindrome metabolica, da cardiopatie, da obesità e diabete. E’ dimostrato scientificamente che l’attività fisica è un farmaco naturale in grado di migliorare la funzionalità dell’apparato cardiovascolare migliorando la capacità contrattile del muscolo cardiaco, diminuisce le resistenze periferiche migliorando il flusso di sangue in tutti i distretti contribuendo a prevenire l’impotenza (attenzione: la disfunzione erettile è un segno premonitore di sindrome metabolica e rischio cardiovascolare), aiuta a bruciare gli zuccheri e a tenere sotto controllo la glicemia e alcune ricerche dimostrano che con l’esercizio fisico costante si può ridurre il rischio di sviluppare neoplasie al colon e al seno (aumenta il livello del colesterolo HDL, conosciuto come il “colesterolo buono” capace di prevenire l’arteriosclerosi). Per quanto riguarda la tipologia di allenamento da seguire è opinione largamente diffusa che l’esercizio aerobico sia quello che dà maggiori benefici a livello cardiovascolare e per il dimagrimento, ma anche l’allenamento coi pesi influenza favorevolmente la sindrome metabolica in quanto la massa muscolare è responsabile per il 70-80% della rimozione del glucosio stimolata dall’insulina. Come l’attività aerobica l’allenamento coi pesi influenza favorevolmente molti dei fattori di rischio della sindrome metabolica. L’allenamento coi pesi riduce il grasso corporeo e aumenta l’HDL, riduce la pressione ematica e favorisce il controllo glicemico. Uno studio recente ha dimostrato che gli uomini più forti avevano il rischio di sviluppare la sindrome metabolica del 34% più basso rispetto agli uomini deboli.
La prescrizione dell’esercizio fisico in caso di sindrome metabolica, associata ad un’obesità addominale senza specifiche patologie cardiovascolari o presenza di diabete mellito, dovrebbe comprendere un’attività aerobica con una frequenza di 5-7 giorni alla settimana ad una intensità tra il 40-70% della frequenza cardiaca massima per circa 40-60 minuti ed un allenamento coi pesi per la forza 2-3 volte alla settimana usando l’80-90% del peso massimale (peso che si riesce a sollevare solo per una ripetizione) eseguendo da 2 a 5 ripetizioni in forma corretta per un esercizio per ogni singolo gruppo muscolare. L’allenamento per la forza è fondamentale per mantenere o aumentare la massa magra e per ridurre il rischio di infortuni. Spesso si raccomanda alle persone molto sovrappeso di usare carichi leggeri ad alte ripetizioni ma è un errore: il dimagrimento si ottiene con la dieta e l’attività aerobica; i pesi pesanti servono a migliorare la massa magra e ad aumentare cosi il metabolismo.