Che la reazione ad una tazza di caffé non sia uguale per tutti è risaputo. Oggi però la scienza scopre nel Dna il motivo per cui alcune persone possono reggere meno la bevanda e quindi, in caso di pressione alta, sono a maggior rischio di sviluppare il diabete. Il gene in questione si chiama CYP1A2: in caso di presenza di una particolare variante genetica, in queste persone, sarebbe sempre consigliabile indicare l’uso del caffé decaffeinato in caso di presenza di patologie. Il dato emerge da uno studio presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia da Lucio Mos dell’Ospedale di San Daniele del Friuli. La ricerca ha preso in esame poco meno di 1200 persone con ipertensione lieve e non affette da diabete: il 13 per cento dei partecipanti al trial beveva più di tre tazzine di caffé al giorno. se in una ricerca già condotta e pubblicata gli studiosi avevano dimostrato che il consumo elevato della bevanda poteva correlarsi con un maggior rischio di ipertensione e che questo rischio appariva correlato con un particolare habitus genetico, in questa ricerca l’obiettivo è stato comprendere quanto la stessa assunzione di caffé poteva correlarsi con un più elevato rischio di sviluppare prediabete, ovviamente sempre considerando la particolare predisposizione genetica. Lo studio ha confermato il particolare profilo di rischio di chi è lento metabolizzatore della caffeina e come questa costituzione del Dna sia presente in più ella metà della popolazione considerata.
Il Messaggero del 3 settembre, pagina 20