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DIGIUNO INTERMITTENTE : DIMAGRIMENTO E LONGEVITÀ

DIGIUNO INTERMITTENTE : DIMAGRIMENTO E LONGEVITÀ
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Il digiuno intermittente (Intermittent Fasting: IF) copre un’ampia gamma di interventi nutrizionali che alternano periodi di alimentazione e digiuno prolungato.

Gli interventi di IF includono: digiuni periodici di 24 ore, restrizione energetica intermittente e alimentazione a tempo limitato.

Nei modelli animali, si è constatato che l’IF promuove la salute cardiometabolica, riduce l’incidenza del cancro o ne rallenta la crescita, rigenera gli organi aumentando la produzione di cellule staminali e incrementa l’aspettativa di vita.

Nell’uomo, i dati sull’IF sono ad oggi limitati ma suggeriscono che riduce il peso corporeo, i livelli di insulina, la pressione sanguigna, l’infiammazione e l’appetito e che migliora la sensibilità recettoriale all’insulina e il profilo lipidico. Ne consegue un decremento dello stress ossidativo, un aumento delle difese antiossidanti e dell’autofagia, una modulazione del network e degli ormoni correlati all’invecchiamento come la sirtuina 1 (SIRT1), il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), il target della rapamicina per i mammiferi (mTOR) e il fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), oltre ad altre vie.

I benefici di alcuni tipi di IF possono derivare prevalentemente dalla restrizione calorica, tuttavia una particolare forma di IF, chiamata alimentazione a tempo limitato (TRF), ha mostrato, sia negli animali che nell’uomo, benefici svincolati dalla restrizione energetica.

In questo studio del 2019, undici volontari (7 uomini e 4 donne, età 32 anni ± 7, IMC medio di 30,1 ± 2,7 kg/m2) sono stati randomizzati a mangiare tra le 08:00 e le 20:00 (braccio di controllo) o tra le 08:00 e le 14:00 (braccio con alimentazione a tempo limitato e anticipato (eTRF)) per 4 giorni e poi sono passati all’altro braccio dopo un periodo di washout di 3,5-5 settimane.

Il giorno 4, hanno consumato 3 pasti identici che costituivano un terzo del loro fabbisogno energetico giornaliero, con monitoraggio continuo della glicemia sulle 24 ore. Inoltre, un campione di sangue è stato prelevato la sera il giorno 3 e la mattina il giorno 5 per misurarne i valori sierici e l’espressione genica.

Ebbene, l’eTRF ha modificato l’espressione di diversi geni dell’orologio circadiano, tra cui BMAL1, PER1, CRY1, CRY2, RORA e REV-ERBA al mattino e/o alla sera (CLOCK e PER2 non sono stati influenzati). Ha inoltre incrementato l’espressione di geni della longevità come SIRT1 al mattino e mTOR alla sera. I geni dell’autofagia LC3A e ATG12 erano elevati rispettivamente al mattino e alla sera, sebbene quest’ultimo non fosse più significativo dopo aggiustamento per confronti multipli. L’espressione dei geni dello stress ossidativo è rimasta invariata.

L’eTRF ha anche aumentato il β-idrossibutirrato al mattino, rispetto al braccio di controllo, dimostrando così che anche il digiuno giornaliero a breve termine può aumentare modestamente i chetoni circolanti.

Sappiamo che livelli elevati di chetoni riducono lo stress ossidativo, preservano la massa magra e hanno altri effetti metabolici come la riduzione della fame, anche se i modesti cambiamenti osservati nello studio non erano clinicamente significativi.

Tra gli endpoint ormonali, il cortisolo, che è un ormone metabolico e circadiano, tendeva ad aumentare al mattino e a diminuire la sera. Ciò suggerisce che l’eTRF potrebbe aver aumentato l’ampiezza del ritmo del cortisolo, fornendo una speculazione su come i tempi dei pasti possono avere un impatto sull’orologio circadiano.

Pertanto, contrariamente alla credenza diffusa, l’orario dei pasti può avere un impatto diretto sull’orologio circadiano centrale.

Tra gli ormoni legati alla crescita, l’eTRF tendeva ad elevare i livelli di BDNF la sera. Il BNDF promuove la crescita, lo sviluppo e la sopravvivenza neuronale ed è accertato il suo incremento nel digiuno intermittente su modello murino.

Questo studio è stato uno dei primi a dimostrare che il digiuno intermittente può aumentare i livelli di BDNF nell’uomo.

Sebbene ci si aspettasse inoltre di osservare una diminuzione di IGF-1, che è associata al rischio di cancro e all’invecchiamento, i cali di IGF-1 e IGFBP-1 alla sera non hanno raggiunto la significatività statistica (entrambi p = 0,11).

Sono state misurate le variazioni diurne nell’espressione genica: solo 4 giorni di eTRF hanno incredibilmente indotto ampi cambiamenti nell’espressione genica dell’orologio circadiano, con 6 geni circadiani colpiti su un totale di 8.

Per completezza aggiungiamo che i tre pasti giornalieri (50% carboidrati, 35% grassi, 15% proteine) sono stati abbinati ai due gruppi (controllo ed eTRF) e sono stati progettati per soddisfare i requisiti energetici per il mantenimento del peso dei partecipanti in condizioni sedentarie o di scarso movimento, e senza assunzione di bevande stimolanti.

Concludendo: l’eTRF, anche breve, migliora i livelli di glucosio nelle 24 ore, influisce sul metabolismo lipidico e l’espressione genica dell’orologio circadiano, può aumentare l’autofagia e avere effetti anti-aging negli esseri umani.

La Dieta COM o Cronormorfodieta ideata dal dott. Massimo Spattini tiene conto dell’influenza della distribuzione dei macronutrienti nei singoli pasti nell’ottica del reset dei ritmi circadiani dei vari ormoni e l’ultima evoluzione di questa prevede anche l’utilizzo dell’Intermittent Fasting strutturato a seconda del morfotipo costituzionale.

Per approfondire queste tematiche iscriviti al Corso di Alta Formazione “ Cronomorfodieta” del Consorzio Universitario Humanitas.

Fonte: Humaira Jamshed, et al., Early Time-Restricted Feeding Improves 24-Hour Glucose Levels and Affects Markers of the Circadian Clock, Aging, and Autophagy in Humans, Nutrients. 2019 Jun; 11(6): 1234