Cosa hanno in comune alcuni microrganismi che popolano l’intestino e il morbo di Parkinson? In apparenza nulla. In realtà, secondo uno studio pubblicato dalla rivista Molecular Cell, i punti in comune sarebbero molti. Un esempio? Escherichia coli -questo il nome del microrganismo- è in grado di produrre un fattore capace di rendere innocua la proteina amiloide, un fattore fortemente implicato nella morte dei neuroni associata alla malattia di Parkinson. Una scoperta che potrebbe aprire la strada in futuro allo sviluppo di nuove terapie.
Proteina tossica
Come spiega la professoressa Margery Evans della University of Michigan, una delle autrici dello studio, «diverse malattie neuro degenerative -come ad esempio Parkinson e Alzheimer- sono caratterizzate dall’accumulo di proteine amiloidi anomale capaci di danneggiare le strutture cerebrali e portare i neuroni alla morte». Ecco perché interrompere il processo di accumulo può rappresentare una delle strategie vincenti nella lotta a questo genere di malattie. A differenza di quanto si possa pensare non tutte le proteine amiloidi sono tossiche. Un esempio è quello del microrganismo Escherichia coli.
Lo studio
Nel microrganismo queste proteine sono di vitale importanza. Esse infatti, presenti sulla superficie esterna del batterio, sono necessarie affinché l’organismo possa ancorarsi all’ospite e portare così a compimento il proprio ciclo vitale. Le proteine amilodi però, prima di raggiungere la superficie, vengono prodotte all’intero del micro organismo. Come è possibile allora che la loro presenza sia innocua quando nei neuroni è causa di morte? E’ questa la domanda che si sono posti gli scienziati statunitensi. «Ci deve essere qualcosa -continua l’esperto- che impedisce alla proteina amiloide di fare danni». Cercando tra i vari fattori presenti all’interno di Escherichia coli gli scienziati hanno individuato una proteina, chiamata CsgC, che funge da potente inibitore dell’accumulo delle amiloidi, in particolare quelle associate al Parkinson.
Parkinson e antibiotici più efficaci
Dal momento che nelle malattie neuro degenerative si verifica l’accumulo tossico di amiloide, l’aver individuato un fattore chiave in grado di bloccare questo processo potrebbe rappresentare la base per lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche. Non solo, ciò potrà essere sfruttato anche per combattere le infezioni batteriche. Spesso i microrganismi crescono a dismisura formando una vera e propria pellicola, nota con il nome di bio-film, che li rende difficilmente attaccabili. Ciò è possibile grazie alle proteine di superficie come quella amiloide. Poter interferire con questo processo di formazione potrebbe essere fondamentale per fare agire in maniera più efficace gli antibiotici.
La Stampa 26/01/2015