Sportman & Fitness – settembre 2006
Negli ultimi 50 anni il progresso della scienza ha aumentato le aspettative di vita di circa 20 anni.
Questo ha causato un notevole aumento del numero della popolazione over 60 e anche un grande aumento dei costi sanitari in quanto, le persone più anziane spesso hanno croniche disabilità o malattie legate all’invecchiamento, che necessitano di assistenza sanitaria.
Per queste ragioni si è sviluppata la ricerca in campo scientifico di metodi in grado di mantenere lo stato di salute e migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiamo.
D’altro canto è indubbio che negli ultimi anni anche da parte della popolazione della cosiddetta mezz’età ci sia grande attenzione verso tutte le metodologie in grado di mantenere un aspetto giovanile: dalle creme alla chirurgia estetica, alla cura del proprio corpo e del proprio look in genere, fino al ricorso soprattutto negli USA, verso le terapie ormonali guardate come la “fontana della giovinezza”.
La ricerca della “fontana della giovinezza” risale ai tempi di Alessandro il Grande e ritornò popolare all’epoca delle esplorazioni quando, nel 1953, l’esploratore spagnolo J.P. de Leon salpò verso l’isola di Bimini alla ricerca della “fontana della giovinezza”, una leggendaria sorgente le cui acque erano in grado di mantenere giovani per sempre.
Ovviamente fallì nella sua ricerca.
Il concetto che ripristinando gli ormoni che declinano fisiologicamente con l’età potesse essere una sorta di “fontana della giovinezza”, risale ai primi del ‘900 quando Brown Siguard, nel tentativo di invertire il processo di invecchiamento, si auto iniettò degli estratti di testicolo.
Da allora le terapie ormonali nelle comunità scientifiche, hanno avuto alti e bassi come terapia anti-age, ma in questo momento assistiamo ad un grande interesse da parte dei sostenitori dell’anti-age verso le terapie ormonali, considerate una “cura miracolosa”. In realtà la vera ricerca scientifica non ha ancora dato un parere definitivo in questo senso. Vediamo quindi di fare un po’ il punto della situazione sui vari ormoni proposti a scopo anti-age.
DEIDROEPIANDROSTERONE
Il DHEA è un ormone surrenalico che funge da precursore sia per gli androgeni che per gli estrogeni.
Con il progredire dell’età i livelli di DHEA in entrambi i sessi calano, e a 80 anni sono circa il 20% di quelli di un adulto.
Vari studi, soprattutto sui roditori, hanno suggerito che il DHEA abbia un effetto cardioprotettivo, promuova il dimagrimento, abbia effetti immunostimolanti e immunoprotettivi.
Negli uomini non sono stati dimostrati reali effetti benefici, anche se alcuni studi suggeriscono che possa attenuare l’insulinoresistenza e, ad alte dosi di almeno 100mg al dì, avere effetti sulla massa muscolare ed il sistema immunitario.
Negli USA non è considerato un farmaco ed è venduto come un prodotto da banco.
In conclusione è ancora presto per considerare il DHEA un “elisir di giovinezza”.
PREGNENOLONE
Il Pregnenolone è il precursore di tutti gli ormoni steroidei e quindi si può convertire in una moltitudine di steroidi e neurosteroidi. E’ sintetizzato a partire dal colesterolo e la sua produzione cala a partire dai 35 anni fino ad arrivare ad una riduzione del 60% a 75 anni.
Ci sono alcuni studi che riportano effetti del pregnenolone sul miglioramento della memoria, un miglioramento della qualità del sonno, un effetto antinfiammatorio su varie malattie reumatologiche ed un possibile effetto antidepressivo.
Comunque i dati in nostro possesso non ci permettono di assegnare al pregnenolone un reale ruolo anti-aging.
ESTROGENI
Si è sempre pensato che gli estrogeni giocassero un ruolo importante nel mantenere lo stato di salute e benessere nelle donne.
In contrasto, negli ultimi anni, si sono accumulate delle evidenze scientifiche opposte.
The Heart Estrogen/Progestin Replacement Study (HERS) non ha indicato benefici cardiovascolari della terapia sostitutiva ormonale in donne precedentemente affette da malattie cardiovascolari.
The Women’s Health Iniziative (WHI), sostiene che gli estrogeni nelle donne post-manopausa aumentano il rischio di tumore al seno, malattie cardiovascolari e la malattia di Alzheimer, mentre diminuiscono il rischio di frattura dell’anca e di tumore al colon.
Al momento le indicazioni sono comunque di evitare gli estrogeni dopo i 60 anni per evitare, dato il prolungato uso, l’aumento della possibilità degli effetti collaterali. Per il momento il loro uso dovrebbe limitarsi per la gestione dei sintomi legati alla menopausa e quindi possibilmente per non più di 5 anni.
ORMONE DELLA CRESCITA
La produzione di GH da parte dell’ipofisi, raggiunge il picco durante la pubertà e poi comincia a calare, sia come produzione totale che come ampiezza della secrezione pulsatile.
Nell’adulto dopo i 40 anni, la normale secrezione di GH cala circa del 14% ogni decade, il che potrebbe portare ad una insufficienza funzionale del GH.
In effetti la maggior parte degli effetti del GH sono mediati dall’IGF-1, che è prodotto dal fegato e dai tessuti periferici in risposta alla secrezione di GH.
I livelli di IGF-1 calano parallelamente al calo del GH.
Cambiamenti della composizione corporea come aumento della massa grassa, diminuzione della massa muscolare ed ossea, avvengono sia in pazienti con malattie da deficit di secrezione di GH ipofisario, che negli adulti sani che invecchiano.
Il concetto che il GH possa ringiovanire, trae spunto da molte somiglianze viste nella composizione corporea degli adulti che invecchiano, ed i giovani affetti da severo deficit di GH.
Sebbene negli anziani la somministrazione di GH possa apportare significativi benefici nella composizione corporea (- grasso + muscolo) e nel metabolismo osseo, non si sono visti significativi miglioramenti nella forza muscolare e nella capacità funzionale.
Questo può essere dovuto al fatto che esistono varie isoforme di IGF-1 e nel muscolo l’MGF (meccano growth factor) è quello che gioca il ruolo più importante nel regolare la forza muscolare, stimolando la sintesi delle cellule satelliti ed aumentando l’attività delle unità motorie.
L’MGF è prevalentemente prodotto sotto stimolo degli esercizi contro resistenza, ed il GH poco fa nella sua sintesi.
Da quanto è stato detto si evince dell’importanza dell’attività fisica contro resistenza, sia come stimolo naturale del GH. Ma anche come unico metodo per mantenere livelli accettabili di MGF, anche qualora si ricorresse alla terapia esogena di GH.
Molti studi hanno riportato effetti collaterali, in verità in una piccola percentuale di soggetti, in seguito all’assunzione di GH: artralgia diffusa, formicolio alle mani, sindrome del tunnel carpale, ginecomastia, intolleranza al glucosio; per lo più reversibili alla sospensione del trattamento.
Inoltre esistono possibili teorici rischi legati all’accelerazione di patologie cancerogene già pre-esistenti e comunque non esistono studi a lungo termine, abbastanza estesi per stabilire con certezza i rischi e i benefici di una terapia anti-age a base di GH, nell’adulto sano.
MELATONINA
La Melatonina (N-acetyl-5- Metoxitriptamina) è un ormone sintetizzato a partire dall’aminoacido triptofano nella ghiandola pineale.
I livelli di melatonina aumentano di notte e raggiungono livelli molto bassi di giorno. La ritmicità circadiana e la concentrazione dell’ormone nel sangue, diminuiscono gradualmente con l’età.
La reputazione della melatonina come molecola anti-age, è dovuta ad una serie di dati sperimentali che dimostrano che la melatonina è dotata di capacità immunostimolanti, antiossidative e favorenti il sonno.
Al momento questi dati non sono sufficienti ad indicare la melatonina come un valido aiuto nella terapia anti-age, ed il suo utilizzo clinico è limitato ai disturbi del sonno e del ritmo circadiano, come quelli legati al cambio di fuso orario
TESTOSTERONE
E’ ormai risaputo che il testosterone, nella totalità o nelle sue frazioni (libero e biodisponibile), cala negli uomini a partire dai 40/50 anni.
Questo calo del testosterone è associato ad un declino delle capacità fisiche, sessuali e cognitive nell’uomo che invecchia.
Vari studi hanno dimostrato che una terapia sostitutiva a base di testosterone, in uomini anziani affetti da deficit androgenico, aumenta la massa muscolare e la forza e diminuisce il tessuto adiposo, aumentando la densità ossea.
La somministrazione di testosterone ha chiaramente dimostrato di aumentare la libido, sia negli uomini che nelle donne.
Negli uomini il testosterone sembra migliorare la forza dell’erezione, la massima rigidità, il numero delle erezioni e la vascolarizzazione del pene.
Il testosterone sembra migliorare la memoria e la concentrazione, e bassi livelli di testosterone sono stati collegati alla malattia di Alzheimer.
Gli effetti del testosterone sulle malattie cardiovascolari sembrano positivi e comprendono un effetto positivo sull’angina, sulla vasodilatazione a livello coronario, sul rimodellamento del muscolo cardiaco post-infartuato e suggeriscono un ruolo positivo di un trattamento a base di testosterone negli uomini affetti da PADAM (Partial Androgenic Deficence Aging Man), nel prevenire la malattia coronaria con conseguenze favorevoli sulla longevità.
Gli effetti collaterali di questa terapia possono essere: l’aumento dei globuli rossi, la ginecomastia e la ritenzione idrica.
La maggior parte degli studi sulla somministrazione di testosterone in uomini anziani, sono poco estesi e per periodi troppo brevi per poter dare indicazioni certe sulla sicurezza a lungo termine di una terapia sostitutiva a base di testosterone.
Lo sviluppo di modulatori selettivi dei recettori degli androgeni (SARM), è allo studio nell’ottica di evitare danni di potenziali effetti collaterali del testosterone.
Al momento il nandrolone, uno steroide iniettabile, sembra funzionare come un ottimo SARM.
VITAMINA D
La vitamina D3 è un pro-ormone prodotto nella pelle a partire dal 7-deidrocolesterolo, sotto stimolo delle radiazioni ultraviolette.
E’ stato dimostrato che la vitamina D cala con l’avanzare degli anni e che, con o senza calcio, la vitamina D è in grado di diminuire il numero di fratture all’anca nelle persone anziane.
Inoltre ci sono alcuni dati che suggeriscono che l’integrazione con vit.D , aumenti la forza muscolare, le capacità funzionali, riducendo così il rischio di cadute.
Una carenza di vit.D deve essere sospettata in ogni anziano con livelli bassi di calcio e alti valori di fosfatasi alcalina.
Al momento c’è un crescente consenso sull’utilizzo della vit.D3 per migliorare la salute delle ossa, e sembra particolarmente indicata per quelle persone con carenze alimentari e scarsa esposizione al sole.
CONCLUSIONI
Come possiamo vedere, la ricerca della “fontana della giovinezza” è ancora una lunga via da percorrere, che passa sicuramente attraverso lo studio degli effetti biologici degli ormoni nel nostro organismo.
Ma ci sono ancora molti dubbi e incertezze, ed in fondo è una questione ancora aperta se il calo degli ormoni che avviene con il progredire degli anni è fisiologico e quindi benefico oppure patologico e quindi causa o effetto di malattia.
A questo punto potrebbero esservi dissertazioni di carattere antropologico e sociale per cui l’invecchiamento e parallelo decadimento ormonale sia in funzione di un mantenimento ed equilibrio della specie umana, raggiunto in milioni di anni di evoluzione, ma in questi ultimi 100 anni si sono sovvertiti tutti gli equilibri ed è forse venuto il momento di trovarne degli altri più adatti alle nostre esigenze.