Dati italiani associano il consumo di pasta con la riduzione delle misure antropometriche. La pasta è la componente tradizionale della dieta mediterranea e, oltre a essere economica è nutriente e soddisfa il palato. Un gruppo di ricercatori italiani ha indagato l’associazione tra assunzione di pasta e indice di massa corporea (BMI) e il rapporto vita-fianchi in 14402 partecipanti di età maggiore o uguale a 35 anni casualmente reclutati dalla popolazione generale della regione Molise (coorte Moli-sani) e 8964 partecipanti con più di 18 anni provenienti da tutta Italia (italiano Nutrition & Health Survey , INHES). Lo studio, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, rende giustizia a questo elemento fondamentale della dieta mediterranea, mostrando come il consumo di pasta è in realtà associato a una ridotta probabilità di obesità, sia generale che addominale. L’anamnesi alimentare dei partecipanti è stata condotta tramite questionario di frequenza e un diario alimentare. La maggiore assunzione di pasta è stata associata con una migliore aderenza al modello mediterraneo di dieta in entrambi i sessi. Come componente tradizionale del Mediterraneo, il consumo di pasta era negativamente associato con il BMI, circonferenza vita, rapporto vita-fianchi e con una minore prevalenza di sovrappeso e obesità. “Analizzando i dati antropometrici dei partecipanti e le loro abitudini alimentari – spiega George Pounis, primo autore del lavoro – si è visto che il consumo di pasta, contrariamente a quanto molti pensano, non è associato ad un aumento del peso corporeo, ma piuttosto è il contrario. I nostri dati mostrano che godersi un piatto di pasta, sempre in base alle esigenze individuali, contribuisce a un indice di massa corporea sano, a una circonferenza della vita ridotta e a un migliore rapporto vita-fianchi”.
Insomma, la dieta mediterranea, consumata con moderazione