La dieta della madre prima del concepimento può alterare in modo permanente l’espressione dei geni del nascituro, con una possibile significativa influenza sul suo stato di salute: il sorprendente risultato è pubblicato in un articolo apparso sulla rivista “Nature Communications” da un gruppo di ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, guidati da Andrew Prentice.
Alcuni studi hanno mostrato negli animali, in particolare nei topi, che i fattori ambientali prima del concepimento, come l’alimentazione, possono portare a modificazioni nell’espressione dei geni in grado a loro volta d’influenzare in modo permanente i tratti somatici della prole, come il colore del manto. È la prima volta però che questo tipo di correlazione viene riscontrata nell’essere umano.
Prentice e colleghi hanno studiato 2000 coppie madre-bambino in una zona rurale del Gambia, dove il sostentamento della popolazione dipende dai prodotti agricoli che si riescono a produrre localmente e che cambiano molto da una stagione all’altra. È quindi relativamente facile misurare la correlazione tra alimentazione delle madri e parametri genetici dei figli.
Sul totale delle donne coinvolte, gli autori sono riusciti a individuarne 84 che hanno concepito in corrispondenza del picco della stagione piovosa e 83 che hanno concepito durante il picco della stagione secca. I ricercatori hanno poi misurato le concentrazioni di nutrienti nel loro sangue e analizzato i campioni di sangue e i follicoli dei capelli dei loro piccoli, nell’intervallo di età tra due e otto mesi.
E’ così emersa un’influenza significativa della dieta della madre sul suo epigenoma, cioè sull’insieme dei meccanismi che regolano l’espressione dei geni. Le variazioni epigenetiche a carico di geni che vengono trasmessi ai figli possono dunque essere ereditate.
A livello biomolecolare, uno dei processi chiave di questa regolazione è la metilazione, cioè il legame di specifiche regioni del DNA con un gruppo chimico chiamato metile. Per la metilazione, che consente di inattivare i geni, è necessario che l’organismo disponga di un adeguato apporto di micronutrienti, tra cui i folati, le vitamine B2, B6 e B12, la colina e la metionina.
In particolare, i ricercatori hanno trovato che nei bambini concepiti nella stagione piovosa il livello di metilazione dei sei geni considerati era notevolmente più elevato, e che questi livelli dipendevano dai livelli di nutrienti nel sangue della madre, in particolare di omocisteina e cisteina. Non è ancora chiaro tuttavia in che modo questi diversi livelli di metilazione possano avere influenza sulla funzionalità dei geni.
“Le ricerche in corso offrono forti indicazioni del fatto che il complesso macchinario della metilazione dei geni può essere alterato dai deficit nutrizionali, con possibili, importanti ripercussioni sull’insorgenza di malattie”, ha spiegato Prentice. “Il nostro obiettivo è definire una dieta ottimale per le future madri che consenta di prevenire possibili difetti nel processo di metilazione. Il supplemento dietetico con acido folico è già utilizzato per prevenire i difetti negli embrioni. Ora la nostra ricerca punta a definire un cocktail completo di nutrienti, che possono essere ricavati dalla dieta così come dai supplementi dietetici”.
Le Scienze 30/04/2014