A fare della carenza di sonno un fattore di rischio per alcune malattie potrebbero essere alcune alterazioni della fisiologia cellulare. La conferma degli indizi già emersi dagli studi epidemiologici relativi ad un collegamento tra privazione di sonno e maggiori rischi di sviluppare alcune patologie, come malattie cardiovascolari e cancro, viene da uno studio appena pubblicato sulla rivista Sleep che si è concentrato sui danni cellulari e sul modo in cui essi alterano il destino della cellula quando dormiamo troppo poco.
Secondo il gruppo guidato da Carol Everson del Medical College of Wisconsin di Milwaukee, che da anni si dedica allo studio delle varie alterazioni chimiche e fisiche indotte da carenza di sonno, le conseguenze sono evidenti e agiscono in modo tale da predisporre ad errori di replicazione del DNA e anomalie metaboliche.
LO STUDIO
Dopo aver privato del sonno, parzialmente (riduzione del 35%) o totalmente, per dieci giorni due gruppi di topi, al primo sono stati concessi due giorni di recupero nel corso dei quali essi hanno potuto dormire ininterrottamente. I ricercatori hanno quindi analizzato quali modificazioni erano visibili nel fegato, polmone, intestino, cuore e milza e hanno misurato le variazioni delle concentrazioni plasmatiche di fattori legati allo stress cellulare. Si sono concentrati sui danni al DNA, su proliferazione e morte cellulare e sulle concentrazioni degli enzimi antiossidanti perossidasi glutatione e catalasi, meccanismi protettivi contro lo stress ossidativo.
Il danno al DNA è notevole in seguito alla totale privazione di sonno, i cui effetti sono evidenti in particolare nel fegato, nei polmoni e nell’intestino tenue, dove si è visto un aumento di 3,5 volte dell’apoptosi e di 1,5 volte della proliferazione cellulare.
LA REVERSIBILITÀ DEL DANNO
Questi risultati forniscono la prova fisica che la perdita di sonno provoca danni alle cellule. Anche in caso di danni molto seri, tuttavia, il fenomeno è reversibile. Infatti, quando all’organismo viene permesso di recuperare dormendo in libertà, intervengono degli eventi biochimici e molecolari che ripristinano l’equilibrio tra danno e riparazione del DNA e contribuiscono a ridurre il danno cellulare.
«Questo studio è importante perché finora gli specifici fondamenti fisici che determinano il rischio di malattie a causa della carenza di sonno sono stati sfuggenti e ora li stiamo finalmente identificando».
E, comunque, scoprire se e come ripristinare il normale funzionamento cellulare potrebbe avere delle conseguenze sul benessere dei molti che, nelle nostre società, sperimentano, per lavoro o per malattia, carenze croniche di sonno.
La Stampa 11/12/2014