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PPI E DANNI RENALI

PPI E DANNI RENALI
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I PPI (Inibitori Pompa Protonica) sono inibitori della secrezione acida gastrica.
Questi farmaci sono considerati generalmente come sicuri ma ultimamente collegati a patologie renali, tra cui la nefrite interstiziale, un’infiammazione acuta dell’interstizio renale, in cui i tubuli renali si rigonfiano e interferiscono con la filtrazione delle tossine.
Un grande studio caso-controllo pubblicato nel 2013 ha evidenziato come i pazienti sotto trattamento con PPI con insufficienza renale acuta, erano più del doppio rispetto alle persone non in trattamento con essi. Generalmente si tratta di una condizione facilmente recuperabile con la sospensione del trattamento, ma a volte può richiedere 3 mesi e talvolta terapie addizionali.
Sulla base di evidenze che correlano i PPI a danni renali, i ricercatori della Johns Hopkins University hanno deciso di valutare l’impatto di un trattamento di 6 anni su un largo numero di persone.
Sono stati selezionati un totale di 10,482 soggetti con un’età media di 63 anni per lo studio nominato Atherosclerosis Risk in Communities. I risultati di questo studio, pubblicati nel 2016 hanno rilevato come gli inibitori di pompa protonica siano correlati ad aumento del 50% nell’incidenza dell’insufficienza renale cronica.
Inoltre, è emerso che gli utilizzatori di PPI erano più probabilmente obesi e sotto trattamento con anti-ipertensivi, i quali avrebbero potuto aumentare il rischio di insufficienza renale cronica in associazione con farmaci antiacidi come Nexium®, Prilosec®.
Interessante è che i pazienti affetti da GERD (reflusso gastro-esofageo) che hanno usato un vecchio farmaco come il Tagamet® (un inibitore della secrezione di Istamina a livello gastrico) non hanno mostrato un aumento nel rischio di insufficienza renale cronica.
Un grande studio del 2016 ha confermato questi risultati. Lo studio comparava l’utilizzo di PPI e di vecchi farmaci come il Tagamet. I pazienti che prendevano gli inibitori di pompa protonica avevano un rischio aumentato del 96% di sviluppare un’insufficienza renale e un aumento del 28% di sviluppare un’insufficienza renale cronica.
Benché si sappia che l’ipertensione, l’infarto, il diabete e la storia famigliare siano tutti fattori che concorrono ad aumentare il rischio per un danno renale, queste evidenze suggeriscono che gli inibitori di pompa protonica siano anche associati a insufficienza renale cronica nelle persone anziane.

Bibliografia: Kidney Damage, in “Life Extension” collector’s edition 2018.