Forse non tutte le persone che soffrono di diabete di tipo 2 sanno che il siero di latte può aiutare a tenere sotto controllo i picchi glicemici che si verificano dopo i pasti. Da diversi anni gli scienziati studiano la relazione tra questo liquido, che si ottiene dal latte durante il processo di caseificazione per il formaggio (e che si usa ad esempio per fare la ricotta) e gli effetti sull’organismo dei diabetici: è ormai assodato infatti che l’assunzione di siero di latte aumenta la produzione di insulina e diminuisce i livelli di glucosio nel sangue.
Una nuova ricerca, condotta al Wolfson Medical Center di Holon, in Israele, e pubblicata sulla rivista Diabetologia ha confermato l’efficacia del siero di latte nel ridurre l’aumento di glicemia post prandiale, problema, questo sì, ben conosciuto dai diabetici. Soprattutto in questo periodo, quando, magari approfittando dei golosi piatti serviti nei luoghi di villeggiatura, può capitare di concedersi uno strappo alla ferrea dieta seguita tutto l’anno e ogni giorno per tenere a bada le conseguenze nefaste di questa malattia metabolica.
“Se preso prima dei pasti, il siero può incrementare il livello di insulina nel sangue a valori comparabili, se non addirittura maggiori, a quelli raggiunti coi farmaci contro il diabete” spiega Daniela Jakubowicz dell’Università di Tel Aviv. “Le proteine contenute nel siero di latte infatti” prosegue la dottoressa “favoriscono il rilascio di GLP-1(Glucagon-like peptide 1), un ormone prodotto dall’intestino che stimola la secrezione dell’insulina, che a sua volta riduce la concentrazione ematica di zuccheri”.
Ma quando e come assumerlo per trarne i maggiori benefici? Secondo lo studio effettuato dai diabetologi israeliani l’ideale è prima di colazione. Gli studiosi hanno infatti somministrato a quindici pazienti con diabete di tipo 2 (ma tenuto ben sotto controllo) un generoso bicchiere d’acqua (250 ml) a digiuno: alcune volte aggiungendo cinquanta grammi di siero di latte, altre con un placebo disciolto. Ai partecipanti è stata poi servita una colazione ipercalorica, a base di fette di pane bianco e con un’abbondante porzione di gelatina, preparata apposta proprio per innalzare il più possibile l’indice glicemico.
I ricercatori hanno quindi misurato i valori di GLP-1, insulina e glucosio con esami del sangue a ciascun individuo: i prelievi venivano effettuati mezzora prima del succulento pasto e a intervalli di 15, 30, 60, 90, 150 e 180 minuti dopo mangiato, quando l’indice glicemico raggiunge il massimo. Risultato: le analisi hanno evidenziato una drastica riduzione del picco di glicemia in chi aveva bevuto il siero di latte prima di colazione, in tutti i campioni di sangue prelevati ad ogni intervallo temporale e col minimo dei valori raggiunto a tre ore dal pasto. “Il glucosio era del ventotto per cento più basso, mentre la concentrazione dell’ormone GPL-1 arrivava a quasi il doppio del normale” conferma la Jakubowicz “migliorando la risposta insulinica della prima fase del novantasei per cento”.
L’aumento fisiologico del glucosio provoca infatti direttamente il rilascio di insulina che avviene in due fasi: una prima rapida messa in circolo iniziale, che si esaurisce entro i primi 15 – 20 minuti, seguita da una seconda che può persistere anche alcune ore. Nelle persone affette da diabete di tipo 2, la perdita della prima fase di secrezione è caratteristica e costante. “Abbiamo dimostrato che questo alimento può davvero mitigare tale problema: ora vogliamo capire se è un effetto estemporaneo o se può perdurare nel tempo, eseguendo trial clinici per verificare i benefici a lungo termine di una dieta comprendente proteine di siero del latte” conclude la ricercatrice.
Panorama 09/08/2014