Si stima che, in Italia, oltre il 7% della popolazione oltre i 14 anni (circa 4 milioni di persone) abbia sofferto nell’anno di disturbi ansioso-depressivi.
Al crescere dell’età aumenta la prevalenza dei disturbi di depressione e ansia cronica grave (dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni).
Esiste sicuramente una maggior incidenza di depressione in chi ha una patologia che modifica la qualità della vita.
Un recente studio coreano ha voluto indagare il rapporto tra variazioni di peso corporeo nei soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2 (T2D) e incidenza di depressione.
La depressione in comorbilità influenza sostanzialmente la gestione della glicemia e delle complicanze legate al diabete tra i pazienti affetti da T2D.
In questa ricerca, come dicevamo, si è cercato di determinare l’associazione tra il cambiamento di peso nell’arco di 4 anni e il rischio di depressione tra i pazienti diabetici.
È uno studio di coorte del National Health Insurance Services of Korea che ha incluso 1.111.345 pazienti con diabete di tipo 2 che sono stati divisi in gruppi in base alla variazione di peso corporeo nell’arco di un quadriennio.
Le variazioni del peso corporeo sono state confrontate con quelle del periodo di 4 anni precedente (2005-2008).
La depressione è stata definita secondo il codice di decima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie per la depressione (F32 e F33) su uno o più ricoveri ospedalieri o ambulatoriali.
Durante un follow-up mediano di 7,4 anni, sono stati identificati 244.081 casi di depressione.
Si è osservata un’associazione a forma di U tra variazione del peso corporeo e rischio di depressione con un rischio più elevato tra entrambi i gruppi di perdita di peso e aumento di peso rispetto al gruppo di peso stabile (da -5 a 5%).
In definitiva, in questo ampio studio di coorte nazionale è stata osservata un’associazione a forma di U tra variazione del peso corporeo e rischio di depressione, quindi il suggerimento che ne scaturisce è che i pazienti con diabete di tipo 2 con cambiamenti di peso in atto, sia in aumento che in perdita, dovrebbero essere considerati un gruppo ad alto rischio di sviluppo di depressione.
Ora, partendo dal concetto assodato che gli ormoni influenzano la distribuzione del grasso e sapendo che il sistema nervoso ed il sistema endocrino sono reciprocamente influenzati (PNEI) e che l’alimentazione è in grado di influire sul sistema nervoso ed endocrino in un circuito integrato che alla fine regola i sistemi enzimatici, ecco come un innovativo regime alimentare come la Dieta COM (CronOrMorfo dieta) riesce ad ottenere questo effetto di modulazione, tenendo conto della secrezione, secondo i ritmi circadiani, della maggior parte degli ormoni.
La gestione ed il mantenimento di un corretto peso corporeo è solo uno degli effetti positivi di questo particolare regime (in realtà uno stile di vita) che mira a curare anche disfunzioni e problemi di salute. L’importante è individuare il proprio morfotipo.
La Dieta COM e il dimagrimento localizzato. II edizione aggiornata e ampliata. LSWR edizioni