CRONOMORFOTERAPIA: classificazione
Sportman & Fitness – agosto 1996
Abbiamo definito i due prevalenti morfotipi ed abbiamo intravisto la possibilità di intevenire in maniera differente attraverso manipolazioni dietetiche. Ma lasciatemi spendere ancora due parole sul concetto androide e ginoide.
L’obesità androide è quella cosiddetta a “mela”; la ginoide è quella cosiddetta a “pera”.
Nel 1947, Mr. Vogue richiamò l’attenzione sulla diversa significatività, in termini di rischio di malattia, della differente distribuzione del grasso sottocutaneo nell’uomo e nella donna obesi. L’obesità maschile (androide) è prevalentemente a carico del distretto superiore del corpo: nuca, collo, viso, spalle, torace e addome superiore. Al contrario, l’obesità ginoide, più tipica delle donne, è predominante nella metà inferiore del corpo (fianchi, natiche, cosce e addome inferiore). Come lo stesso Vogue ha rilevato, la necessità di una distinzione tra queste forme di obesità risiede nel fatto che quella androide più frequentemente si associa ad un aumentato rischio di diabete insulino-indipendente, aterosclerosi ed ipeuricemia.
L’obesità ginoide, se anche comporta problemi di tipo meccanico, circolatorio e psicologico-estetico, non sembra invece associarsi a complicanze metaboliche. Per quanto l’obesità androide non è poi così rara nelle donne e quella ginoide negli uomini, non sono ancora stati fatti studi su larga scala per stabilire l’esatta percentuale. Kissebah ed altri (1985) hanno suggerito che lo squilibrio tra le attività ormonali andro ed estrogenica possa giocare un ruolo importante nella distribuzione del grasso nei distretti superiori od inferiori del corpo.
Quali indicatori della attività androgenica essi hanno utilizzato la percentuale di testosterone libero plasmatico e la globulina plasmatica trasportatrice degli ormoni sessuali (SHBG, sexual hormon binding globulin), estremamente sensibile alle variazioni del bilancio androgeni/estrogeni.
In questo modo si trovò che il grado di attività androgenica in soggetti obesi era correlato con il volume degli adipociti dell’addome ma non con il volume di quelli della coscia.
Si concluse che un aumento dell’attività androgenica può risultare in una ridistribuzione del grasso corporeo con una espansione degli adipociti addominali ed un decremento della SHBG, quadro simile a quello osservato nelle donne con grasso predominante nei distretti superiori. In clinica per valutare i due tipi di obesità si usa il rapporto W/H (vita/fianchi), misurando la vita all’altezza dell’ombelico e i fianchi nel punto di maggior circonferenza. Se il rapporto è maggiore di 0,80 nella donna e di 0,90 nell’uomo l’obesità è considerata androide, viceversa ginoide.
E’ ovvio però che una persona che non è obesa, cioè che non ha un elevato BMI (Body Max Index: indice di massa magra derivato da un rapporto Peso/Altezza), a meno che non sia un culturista che potrebbe avere un elevato Body Max Index anche senza grasso in eccesso, non rientrerà nei parametri indicati dal rapporto vita/fianchi, ma potrebbe avere lo stesso una morfologia prevalentemente androide o ginoide. Per valutare questo dobbiamo ricorrere alla plicometria. Un recente studio (Cristofaro ed altri) ha evidenziato come le pliche di determinati distretti corporei siano in stretta relazione con il quadro metabolico del soggetto.
La plica sovrailiaca e la plica sottoscapolare monitorizzano la distribuzione androide del grasso e l’evoluzione dismetabolica. La plica sovrailiaca registra più rapidamente le modificazioni del comportamento alimentare e della quantità di cibo assunta; la plica sottoscapolare più lentamente, in quanto la prima è più sensibile all’insulina e la seconda al cortisolo. Una persistente difficoltà metabolica dovuta a squilibri alimentari unidirezionali, induce l’accrescimento della plica ipogastrica ombelicale (per esempio pancia del forte bevitore) che è una plica fortemente correlata ad alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico.
Quindi l’incremento della plica sovrailiaca è indice di iperinsulinismo; la plica sottoscapolare segnala una evoluzione dismetabolica nel segno di una progressiva insulino-resistenza, indotta dall’iperattività surrenalica con ipersecrezione di cortisolo (ricordate: il cortisolo alza la glicemia e quindi stimola l’insulina); la plica ipogastrica in incremento sta ad indicare un’evoluzione dismetabolica più severa ed è indice di possibili complicanze (dislipidemia, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari).
La plica anteriore coscia è la plica che monitorizza la distribuzione ginoide e sembra fortemente influenzata oltre che da fattori costituzionali e dagli estrogeni, anche dai comportamenti restrittivi e dall’alimentazione iperproteica con netta prevalenza delle proteine animali sulle proteine vegetali, in associazione alla tendenza ad incrementare gli zuccheri semplici sugli amidi (la tipica ragazza che rinuncia al piatto di pasta ma non al dolce); trattasi quindi di un iperinsulinemia episodica nell’ambito di comportamenti alimentari restrittivi. Ricordiamoci che è sempre l’insulina che fa “ingrassare”, che è lipogenica, gli altri ormoni hanno un effetto permissivo favorendo le lipogenesi in determinati distretti. Il riequilibrio della distribuzione del grasso corporeo è strettamente collegato al riequilibrio delle proporzioni e alla ripartizione quotidiana e cronologica dei nutrimenti nel programma alimentare del soggetto.
Per poter monitorizzare il riequilibrio della distribuzione del grasso, che è il vero obiettivo di ogni strategia alimentare rivolta al dimagrimento e per poter consentire una perdita fisiologica del peso corporeo che conservi i corretti rapporti tra massa magra e massa grassa, sono stati valorizzati alcuni rapporti tra pliche che sono stati definiti “Indici d’armonizzazione della distribuzione del grasso corporeo”.
Tali indici si sono rivelati molto utili nella caratterizzazione del soggetto e nel monitoraggio della correzione delle distrettualità para-patologiche sia nel paziente normopeso, che sovrappeso od obeso.
La cronomorfoterapia, tenendo conto della differente localizzazione del grasso corporeo e delle diverse situazioni metaboliche ed ormonali presenti nel sovrappeso di tipo androide e ginoide, definisce la prima iperlipogenetica (che costruisce molto grasso) con sregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene con iperinsulinismo da adeguamento funzionale, la seconda ipolipolitica (che brucia poco i grassi) con sregolazione e prevalenza dell’asse ipotalamo-vago-insulina, cioè del parasimpatico che tende a rallentare il metabolismo.
Una volta classificati i morfotipi la cronomorfoterapia offre la possibilità di intervenire sulla distribuzione del grasso corporeo tramite manipolazioni dietetiche che tengono conto delle variazioni circadiane degli ormoni e delle tendenze metaboliche dei vari soggetti.
Vediamo come:
1. Se il soggetto è iperlipolitico essendo un ipercortisolemico avrà una scarsa tolleranza ai carboidrati che dovranno essere limitati soprattutto fino alle 17, orario in cui il cortisolo cala notevolmente. Quindi colazione iperproteica con scarso apporto di carboidrati, questi ultimi da scegliere tra quelli a basso indice glicemico, cioè che alzano poco la glicemia e quindi stimolano poco l’insulina. Se vogliamo preservare la muscolatura e cercare di limitare l’effetto catabolico del cortisolo può essere utile assumere appena alzati delle proteine del siero; queste hanno la capacità di stimolare anch’esse blandamente l’insulina che eserciterà il suo effetto anticatabolico senza effetto liposintetico non essendo presenti gli zuccheri.
PRANZO: iperproteico e iperlipidico scegliendo fra grassi, quali monoinsaturi (olio di oliva) e quelli polinsaturi (olio di semi di lino, pesci grassi del mare del Nord: salmone, sgombro).
Questi ultimi aumentano la sensibilità all’insulina riducendo quindi il picco.
CENA: consentiti i carboidrati sempre a basso indice glicemico, necessarie le proteine per i processi di costruzione anabolica notturna. Se il soggetto è molto nervoso ed è quindi un iperadrenalinico, soprattutto se fa sport, sono consentiti anche carboidrati (sempre a basso indice glicemico) circa 2 ore prima dell’allenamento per evitare il catabolismo muscolare.
2. Se il soggetto è un ipolipolitico dovrà seguire il seguente schema: la quantità dei carboidrati comunque può variare a seconda del sovrappeso dell’individuo e della sua necessità di perdere peso. La cena iperproteica favorirà la secrezione di GH notturna incrementando così la lipolisi di norma carente in questo soggetto.
3. Se il soggetto è misto dovrà limitare i carboidrati sia a colazione, quando il picco del cortisolo è particolarmente alto per evitare l’iperstimolazione insulinica che a cena per poter sfruttare l’effetto lipolitico del GH.
ESEMPIO DI DIETA PER IPOLIPOLITICO (1.300 Kcal) |
Colazione 250 cc. latte parzialmente scremato 60 gr. di pane o 5 fette biscottate 1 cucchiaino di marmellata 1 cucchiaino di burro di arachidi spremuta di 1 arancio |
Pranzo 80 gr. pasta o riso 5 gr. olio di oliva 50 gr. legumi (ceci, lenticchie, fagioli) |
Spuntino (ore 16) 1 frutto |
Cena 100 gr. carne rossa opp. 150 gr. carne bianca opp. 200 gr. pesce magro verdura a piacere (escluse patate e brascicacee quali cavolo, cavolfiore, verza, broccoli, che contengono sostanze inibitrici della tiroide) 5 gr. olio di oliva 5 gr. olio di lino
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ESEMPIO DI DIETA PER IPERLIPOGENETICO (1.500 Kcal) |
Colazione 250 gr. yogurt magro 30 gr. proteine al 90% 5 gr. olio di lino 1 formella crusca weettabix |
Pranzo 150 gr. carne rossa opp. 150 gr. sgombro o salmone opp. 200 gr. tonno verdura a piacere 5 gr. olio di oliva 5 gr. olio di lino 1 pacchetto crackers integrali |
Spuntino (ore 17) 125 gr. yogurt magro 1 banana opp. 2 gallette di riso |
Cena 80 gr. riso o pasta 100 gr. carne bianca 40 gr. pane integrale verdura a piacere 5 gr. olio di oliva |