Al peperoncino sono state attribuite fin dall’antichità diverse capacità: basti dire che già 5500 anni avanti Cristo in Messico veniva utilizzato come conservante dei cibi, o che i nativi americani lo usavano contro il mal di denti. Arrivando ai giorni nostri, invece, del peperoncino si è parlato spesso come alimento capace di favorire la sazietà. Se ne sono occupati in tempi recentissimi anche ricercatori dell’Università di Maastricht (Paesi Bassi): in uno studio pubblicato su Appetite , hanno osservato come, in condizioni di “equilibrio” energetico (calorie introdotte pari a quelle necessarie per coprire i fabbisogni), l’aggiunta a ogni pasto di un grammo di peperoncino rosso, pari all’incirca alla «punta» di un cucchiaino (equivalente a 39 mila unità Scoville , l’unità di misura del contenuto dei principali capsaicinoidi, le sostanze che determinano la “piccantezza”), aumentava la sazietà e preveniva gli «eccessi» al pasto successivo. In condizioni di restrizione calorica, inoltre, con l’aggiunta di peperoncino ad ogni pasto il desiderio di mangiare dopo cena risultava minore.
Le proprietà sazianti
«Lo studio – commenta Mauro Bortolotti, gastroeneterologo e membro dell’American Gastroenterological Association – è l’ultima conferma delle proprietà sazianti del peperoncino. Il meccanismo d’azione sembra collegato soprattutto alla sua piccantezza e questo fa ipotizzare un’attivazione di recettori viscerali della sazietà e della sensazione di ripienezza gastrica». «Ma la ricerca degli ultimi anni ha confermato molte altre proprietà del peperoncino, – aggiunge Bortolotti, autore di una revisione sul peperoncino rosso, pubblicata sul Journal of Gastrointestinal and Liver Disease s – in particolare quelle in campo gastroenterologico, dove ha un effetto analgesico nelle malattie funzionali caratterizzate da dolore viscerale in assenza di patologie organiche, come il colon irritabile e la dispepsia similulcerosa. Il peperoncino, poi, favorisce il metabolismo corporeo, l’ossidazione dei grassi, la riduzione di colesterolo e trigliceridi. In campo cardiovascolare, infine, ha attività coronarodilatante, fibrinolitica e antiaggregante piastrinica (come l’aspirina, senza effetti collaterali). Il peperoncino è in genere ben tollerato; va evitato però nelle persone con emorroidi infiammate, erosioni esofagee o gastriche in fase acuta».
Il Corriere della Sera 9/10/2014