DIETA ZONA E DIABETE
Sportman & Fitness – ottobre 2000
Domanda
Egregio Dottor Spattini, mi è stato segnalato da un mio amico come il fautore in Italia della “Zone Diet” di Barry Sears. Ho recentemente letto il libro “Come raggiungere la zona” e ne sono rimasto favorevolmente impressionato. Nella mia famiglia è presente una certa ereditarietà di diabete non insulino-dipendente; personalmente ho sempre cercato di controllarmi con l’alimentazione e l’attività fisica (vado in palestra 3 volte alla settimana), nonostante ciò all’età di 38 anni tendo ad avere la glicemia di base un po’ alta (100-110) e ad avere un leggero sovrappeso (peso 80Kg per un’altezza di m. 1,74 ed un grasso corporeo misurato con la plicometria del 18%), con grasso localizzato soprattutto a livello addominale e lombare, tutto ciò accompagnato da una sensazione generale di stanchezza che aumenta quando stringo la dieta o aumento l’attività fisica.
Lei pensa che la “Zone Diet” rappresenti la soluzione al mio problema, sia di predisposizione al diabete che di difficoltà a smaltire il grasso superfluo?
Franco
Risposta
Innanzi tutto devo precisare che io non sono un fautore della “Zone Diet” bensì della “Dieta personalizzata”. Infatti ritengo che nonostante caratteristiche fisiologiche comuni, ogni individuo abbia una propria identità biochimica che si traduce con un determinato metabolismo, per cui volendo ottimizzare l’alimentazione bisognerebbe individuare esattamente la specificità biochimica dell’individuo.
Questo è in parte possibile con esami quali la valutazione del profilo lipidico, glucidico, proteico, ormonale nel sangue, test di intolleranza e allergie alimentari, mineralogramma, valutazione del gruppo sanguigno e valutazione antropometrica della distribuzione del grasso corporeo (cronomorfodietoterapia); tutto ciò ai fini di personalizzare veramente l’intervento dietetico che a mio parere, per essere realmente terapeutico, deve essere personalizzato.
Però è altrettanto vero che esistono dei principi generali che sono da rispettare comunque e che sono validi per tutti, come per esempio la limitazione dei grassi saturi, degli zuccheri raffinati, dei cibi adulterati da manipolazioni industriali, e così anche il rispetto di determinate proporzioni, che devono rimanere entro un certo “range”, dei vari macronutrienti.
Gli odierni orientamenti della dietologia ufficiale, consigliano a questo proposito un apporto di circa il 50-70% di carboidrati, 10-20% di proteine e 20-30% di grassi, dando quindi una netta prevalenza ai carboidrati. Alcuni autori (tra questi Barry Sears) negli ultimi anni hanno però affermato che questo elevato consumo di carboidrati, soprattutto ad elevato indice glicemico e con scarso apporto di grassi (il che aumenta l’indice glicemico velocizzandone il transito a livello dello stomaco e l’assorbimento a livello intestinale) abbia favorito una situazione di iperinsulinismo con conseguente aumento dell’obesità, del diabete e delle malattie cardiovascolari. La “Zone Diet” è un approccio dietologico che comporta la diminuzione dei carboidrati in un range compreso tra un rapporto di 0,5 e 1 con le proteine. Mi spiego meglio. I carboidrati possono al massimo essere il doppio delle proteine e come minimo lo stesso livello.
Questo per ottimizzare appunto i livelli di insulina e glucagone (altro ormone regolatore della glicemia in senso opposto all’insulina) che sono appunto regolati dalle proporzioni di questi due macronutrienti. Il resto delle calorie per un ideale 30% deve essere fornito dai grassi soprattutto di tipo monoinsaturo (olio di oliva extravergine) senza trascurare i derivati della serie Omega-3, fondamentali per la formazione delle prostaglandine di tipo 1 che hanno un effetto salutare nel contrastare gli effetti negativi promossi dall’iperinsulinismo.
Ovviamente una dieta di questo genere, con ridotto consumo di carboidrati e che rivolge una particolare attenzione al controllo della glicemia, è senz’altro indicata per coloro che già soffrono di iperglicemia e che hanno una storia familiare di diabete. Mi sento quindi di consigliarti un approccio nutrizionale del tipo “Zone Diet”, ma il mio suggerimento è di non affidarti al “fai da te”, ma ad un nutrizionista esperto. Ulteriore suggerimento è quello di utilizzare l’acido lipoico come integratore. In Germania già da vari anni è usato come cura per il diabete non insulino- dipendente; 5-10 mg/10Kg di peso corporeo, hanno un reale effetto ipoglicemizzante favorendo l’utilizzo del glucosio nelle cellule muscolari, aumentandone il metabolismo e l’energia a discapito dell’ingresso dell’eventuale glucosio, in momentaneo eccesso, nelle cellule adipose. In questo modo avrai più energia e potrai bruciare più grasso corporeo.