EPATITE C
Sportman & Fitness – dicembre 1999
Domanda
Caro Dottore, mi chiamo Marco, ho 31 anni e quest’anno ho preso il diploma di infermiere professionale; amo il fitness e il bodybuilding, anche se ritengo che quest’ultimo, a determinati livelli, sia parecchio inquinato, ma questo è un altro discorso.
Amo il ferro perché ha letteralmente cambiato il mio fisico. A 21 anni pesavo meno di 60Kg…In questi anni, sebbene allenandomi in maniera discontinua, con un’alimentazione non proprio adeguata e nessun tipo di integrazione, sono arrivato a 75Kg (sono alto m 1,78). Per vari motivi un giorno, passando da Zingonia, ho acquistato una panca, bilancieri, manubri regolabili e dischi e da 6 anni mi alleno comodamente a casa 2 o 3 volte alla settimana con quella concentrazione che non ricordo di aver avuto in palestra, anche se quest’ultima, agli inizi, mi ha letteralmente tolto dalla strada, dal momento che non ero quel che si dice uno “stinco di santo”.
Voglio precisare che i miei obiettivi non sono agonistici; voglio solo rimanere in forma, migliorarmi e migliorare la qualità della mia vita (la gente si meraviglia nel vedere una persona magra e asciutta come me sollevare i pazienti come fossero fuscelli) e ovviamente mettere su un po’ di massa. Anche se da uno specialista della Medicina dello Sport e dell’Alimentazione, oltre che da un valido atleta (stavolta ti do del “tu”; il tuo fisico è uno dei migliori che abbia mai visto: grosso al punto giusto, simmetrico, proporzionato … complimenti!) vorrei sapere tutto quello che riguarda il nostro sport, ciò che mi preme conoscere di più riguarda l’integrazione. Quando non ero uno stinco di santo, ho contratto il virus dell’epatite C. L’ho scoperto solo quando ho cominciato il corso da infermiere. Studiando le patologie, la notizia mi ha un po’ preoccupato, ma una mia collega (medico scolastico) che stimo molto, mi è stata vicina in questi tre anni e mi ha tranquillizzato sin dall’inizio. Il Professore che mi tiene in cura, vedendo dagli ultimi esami che le mie transaminasi sono leggermente mosse (fino a 60, 70), mi ha prescritto una cura di 3 mesi con acido ursodesossicolico (è un fluidificante della bile: 1 cp. 1 volta al giorno).
In questi 3 mesi sono arrivato anche a 78Kg (migliore digestione e quindi migliore assorbimento?) e le mie transaminasi sono tornate nella norma, ma lo saranno ancora tra 3 mesi? E tra 6? Vedremo.
Grazie a Dio, contrariamente ad alcuni anni fa, adesso voglio molto bene a questa grande centrale biochimica che è il mio fegato. Allora, come alimentarmi adeguatamente in relazione all’attività fisica e alla mia affezione epatica? Quali cibi preferire? Quali più digeribili? (p.e. le uova?). E soprattutto che integratori usare per non affaticare il fegato e come usarli? Quando? Dovrò prenderli a cicli?
Dottore, la prego, mi aiuti!!!
La ringrazio anticipatamente e Le rivolgo un affettuoso saluto.
Risposta
Caro Marco, il tuo problema è abbastanza diffuso. Non sono poche le persone che hanno contratto epatiti e di conseguenza tendono ad avere i valori delle transaminasi più alti e non sanno bene come regolarsi riguardo ad una alimentazione ed integrazione per migliorare la massa muscolare. I medici generici si limitano a dire di non prendere tutte quelle pillole e non mangiare tutta quella carne perché fa male al fegato. Questa è una risposta molto semplicistica che denota una notevole ignoranza a malapena accettabile qualora fosse proferita dalla “mamma”.
Devo innanzi tutto dirti che ho un’esperienza diretta in proposito in quanto, io stesso ho contratto a 12 anni un’epatite A di tipo alimentare, certo l’evoluzione non è come quella dell’epatite C, ma comunque mi ha lasciato un fegato un po’ più indebolito con tendenza alle transaminasi alte. A questo proposito devo ricordarti che le transaminasi vengono alzate dall’allenamento stesso soprattutto se intenso e di tipo eccentrico, in quanto sono degli enzimi intracellulari che vengono liberati in caso di lesione cellulare anche muscolare; per questo ti consiglio, per avere dei parametri più obiettivi, di fare sempre gli esami almeno dopo due giorni di riposo.
I consigli da seguire, per quanto riguarda l’alimentazione, sono quelli generici di una corretta alimentazione: cibi facilmente digeribili, pochi grassi elaborati, ed è bene apportare un buon quantitativo di carboidrati, compresa la frutta che apporta fruttosio, il quale rifornisce le riserve di glicogeno nel fegato che, ben glicogenizzato, lavora meglio; ma non bisogna nemmeno esagerare perché un eventuale eccesso porterebbe alla formazione di trigliceridi (grassi) e a causare una situazione di steatosi (fegato grasso) che è una patologia alla quale un fegato post-epatico è predisposto. Tocchiamo un tasto dolente. E’ vero, un’alimentazione iper-proteica non danneggia un fegato normale, ma può essere pesante da sostenere per un fegato affetto da epatite. Il mio consiglio è di procedere per prove partendo da 1,5 grammi di proteine per Kg di peso corporeo fino al massimo di 2 grammi.
Scegli quindi fonti proteiche magre, quali petto di pollo, pesce e latticini scremati. Per quanto riguarda le uova, è un mito da sfatare che facciano male al fegato. Innanzi tutto l’albume è una proteina pura ed il rosso, soprattutto se consumato crudo, è perfettamente digeribile e apporta anche , oltre le proteine di alto valore biologico, vitamine e minerali importantissimi. Discriminato per il suo contenuto in colesterolo, è comunque da limitare in caso di colecistopatie per il suo alto contenuto in grassi.
Non esistono controindicazioni specifiche per l’uso moderato degli integratori, a parte i termogenetici che hanno un’azione leggermente infiammatoria. Invece consiglierei assolutamente questi integratori: aminoacidi ramificati, lipotropi, acido lipoico e creatina.
Gli aminoacidi ramificati by-passano il fegato e vengono metabolizzati direttamente a livello muscolare sgravando così il fegato di un certo lavoro. Pensa che all’inizio erano stati usati proprio per gli epato-pazienti, quali i cirrotici; solo in un secondo tempo sono diventati di uso comune come integratori per gli sportivi in quanto favoriscono l’anabolismo, la produzione di testosterone ed hanno un effetto anticatabolico. Ti consiglio i ramificati della +Watt che sono associati alla vitamina B6, vitamina che catalizza i processi di transaminazione, fondamentale per il completo utilizzo dei ramificati.
I lipotropi, metionina, colina, inositolo, hanno un effetto epatoprotettore in quanto favoriscono il metabolismo dei grassi a livello epatico contrastando la steatosi epatica che è quell’accumulo di grasso nel fegato al quale sono predisposti gli ammalati di epatite cronica. Il glutatione è probabilmente l’epatoprotettore per eccellenza, il problema è che è scarsamente assorbito a livello intestinale e quindi deve essere iniettato per via intramuscolare (v. TAD 600) e rientra quindi nella categoria dei farmaci. Ma per fortuna c’è l’acido lipoico che, fungendo da donatore di gruppi sulfidrilici (zolfo), aumenta la concentrazione di glutatione nel fegato e nei muscoli, esercitando così un’azione antiossidante e antiproteolitica. Ricordiamo inoltre che l’acido lipoico ha un’azione insulino-mimetica favorendo l’accumulo di glicogeno e creatina nei muscoli e facendo parte anche come coenzima della piruvicodecarbossilasi, favorisce l’utilizzo dei grassi a scopo energetico nel ciclo di Krebs.
Per quanto riguarda la creatina, non si conoscono assolutamente gli effetti negativi sul fegato e quindi conoscendone i notevoli effetti positivi che ha sull’apparato muscolare, mi sentirei senz’altro di consigliarla anche ad una persona affetta da epatite C.