La sauna è una pratica che ha origini molto antiche, e viene considerata una buona strategia per rilassare i muscoli e calmarsi.
Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Kagoshima ha voluto analizzare eventuali effetti positivi sulla salute indotti dalla sauna.
Sono stati reclutati 25 uomini con elevato rischio cardiovascolare e sono stati messi in una sauna secca alla temperatura di 60°C per 15 minuti, seguiti da un relax di 30 minuti in cui i soggetti erano stesi a riposare e coperti con asciugamani di cotone. Questo è stato ripetuto una volta al giorno per due settimane.
Il trattamento ha migliorato il flusso sanguigno delle arterie coronarie, i vasi che portano sangue al cuore per consentirgli la contrazione, e ha inoltre abbassato la pressione.
La sauna ha esercitato un effetto diretto proprio sulle cellule endoteliali, ovvero le cellule che compongono le pareti dei vasi sanguigni.
Sappiamo quanto sia importanti avere dei vasi sanguigni in salute, con delle pareti elastiche, in grado di aumentare o diminuire il diametro in base alle necessità dell’organismo, regolando l’afflusso sanguigno ai diversi organi.
Dopo aver fatto la sauna i soggetti mostravano un aumento della produzione di ossido nitrico da parte delle cellule endoteliali, che è responsabile della vasodilatazione con conseguente aumento dell’afflusso sanguigno a livello locale.
Il rilascio di ossido nitrico è considerato un fattore protettivo per il rischio cardiovascolare, il quale comprende anche disfunzioni a carico delle cellule endoteliali che possono portare ad una riduzione dell’afflusso ematico agli organi, con gravi conseguenze sulla salute.
Inoltre, il forte stimolo del calore ha un effetto immediato sul nostro sistema immunitario, cosa attualmente particolarmente importante.
I globuli bianchi, soprattutto le cellule killer, attaccano gli agenti patogeni e funzionano particolarmente bene a temperatura corporea elevata, ed è per questo che la natura ha inventato lo sviluppo della febbre. È noto da tempo che questo attiva tali cellule immunitarie.
Fonte: J Am COll Cardiology 38: (1083 – 1088)