I TRE MOSCHETTIERI
Vorrei aprire questo mio articolo riportando un editoriale di “Diaita” SCRITTO DAL Dott. Michele Carruba, presidente dell’Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione di cui faccio parte:
“Siamo alle porte del terzo millennio ed è tempo di bilanci. Se guardiamo al passato, ci rendiamo conto che l’ultimo secolo è stato determinante nella storia dell’uomo. Abbiamo assistito ad una impennata del progresso scientifico e tecnologico che ha rivoluzionato la nostra vita. Se vogliamo fare un consuntivo dei vantaggi che tutto questo ha comportato, è sufficiente concentrare la nostra attenzione su un unico semplice dato: la durata della vita media. All’inizio dell’ultimo secolo l’aspettativa di vita di un uomo era di circa 42 anni; nell’arco di cento anni, grazie al progresso scientifico e tecnologico, questa aspettativa è raddoppiata. A ciò si deve aggiungere anche un notevole miglioramento della qualità della vita. Ciononostante non abbiamo ancora risolto alcuni problemi di salute che ci affliggono. Basti pensare alle malattie cardiovascolari (le più pericolose, dal momento che sono all’origine del 50% delle morti), al tumore, o a malattie nuove come l’AIDS, che, malgrado in termini numerici non rappresenti un problema di massa, è sicuramente una patologia che colpisce l’immaginario della popolazione e fa paura perché intacca uno dei piaceri più importanti dell’uomo: quello sessuale. Anche l’alimentazione ha avuto delle modificazioni rivoluzionarie in quest’ultimo secolo. E purtroppo non solo in positivo. La cattiva alimentazione è tra le maggiori cause di un elevato numero di malattie, sia cardiovascolari che neoplastiche: il 35% dei tumori sembra essere legato proprio allo scorretto modo di nutrirsi. Non solo. Oggi il 50% della popolazione è in sovrappeso e il 30% è obesa. Analizzando l’andamento della prevalenza dell’obesità degli ultimi anni, si calcola che, se non verranno presi seri provvedimenti, nel giro dei primi due secoli del prossimo millennio quasi il 100% degli abitanti del pianeta sarà obeso. Come dire, se i millenni precedenti hanno visto la nascita dell’Homo Erectus e dell’Homo Sapiens, il prossimo millennio potrebbe vedere la nascita dell’Homo “Obesus”!”
In effetti anche in America, nonostante una grande campagna contro i grassi alimentari che ha comportato l’immissione sul mercato di numerosissimi prodotti “FAT FREE”, cioè senza grassi, e la conseguente diminuzione del contenuto dei grassi nella dieta, la percentuale di obesità è continuata ad aumentare notevolmente in Nord-America . Questo fenomeno è stato così eclatante da meritare il termine di “paradosso americano”. Questo fatto è stato parzialmente attribuito da alcuni nutrizionisti all’inefficienza della riduzione dei grassi alimentari per ridurre l’eccesso di grasso corporeo. E di questo abbiamo già ampiamente parlato spiegando come in realtà togliendo i grassi da un alimento ricco di carboidrati se ne altera l’indice glicemico, stimolando così di più l’insulina che è l’ormone ingrassante e anti-dimagrante. Inoltre senz’altro è anche da imputare ad una informazione scorretta che porta a pensare che tutto quello che è “fat-free” è buono e fa bene e se ne può mangiare liberamente e in quantità e questo ha portato ad un consumo in eccesso di prodotti a basso contenuto di grassi che in molti casi mantengono una elevata densità calorica, dovuta alla scarsa presenza di fibre e acqua e all’alto contenuto di carboidrati raffinati. Pensate che addirittura in America scrivono “fat-free” anche sulla scatola di zucchero raffinato. Questo è un messaggio sbagliato. Anche in Danimarca la percentuale di obesità è aumentata in un periodo nel quale le indagini statistiche hanno riportato una diminuzione di più del 10% del contenuto di grassi nella dieta. La possibile responsabilità di un consumo in eccesso di cibi ad elevata densità calorica (low-fat, high carb) come nel “paradosso americano” è stata analizzata per quanto riguarda la situazione in Danimarca. L’aumento dell’obesità in questo paese non sembra essere correlato ad un aumentato consumo di questi cibi o ad una diminuzione dell’attività fisica, ma piuttosto sembra essere un errore di stima di queste indagini che probabilmente sottostimano l’apporto di cibi ricchi di grassi e sovrastimano il consumo di cibi a basso contenuto di grassi. E quindi il consiglio delle autorità sanitarie è quello di continuare la propaganda sulla riduzione dell’assunzione di grassi alimentari. In Italia noi siamo più fortunati in quanto la nostra normale alimentazione contiene meno grassi di quella Americana o del Nord Europa, però anche nel nostro paese e soprattutto nel sud, dove in realtà prevale un’alimentazione di tipo mediterraneo che dovrebbe essere meno grassa, l’obesità sta aumentando. In effetti sembra proprio che l’eccesso alimentare ed una scarsa attività fisica stiano progressivamente rendendo la popolazione italiana sempre più grassa. L’uomo non è abituato a rifiutare il cibo quando questo è disponibile. E’ solo da poco più di 50 anni che esiste questa grande disponibilità di nutrienti; per migliaia di anni l’uomo ha sempre sofferto la fame, ha sempre dovuto combattere e lavorare sodo per cacciare, coltivare, procurarsi quel cibo necessario alla propria sopravvivenza. Ecco perché è così difficile seguire una dieta, soprattutto quando in ogni situazione ci vengono presentate possibilità di cibi gradevolissimi. Quando sono a dieta, e sono più attento all’argomento, mi rendo conto che più della metà degli spot televisivi riguardano il settore alimentare; l’invito a mangiare è sempre presente e costante anche in ogni forma di relazione sociale come il pranzo di lavoro e l’invito a cena alle persone da corteggiare o la serata in pizzeria con gli amici. Nella nostra società il cibo ha un effetto aggregante, socializzante: sono più i contratti di lavoro che si fanno al tavolo di un ristorante che in ufficio e non pensiamo di sedurre il nostro partner ideale invitandolo a consumare un frullato proteico o un piatto di riso col tonno senza olio. Ma è altrettanto vero che sempre la nostra società impone dei modelli fisici che sono in perfetta forma con una percentuale di grasso bassissima. L’uomo e la donna di successo sono magri ed atletici anche se indulgono davanti ad un whisky d’annata. Da qui l’aumento dei disturbi del comportamento alimentare: l’anoressia che colpisce soprattutto le ragazze che vogliono assomigliare alle modelle che vedono sui giornali, ma che ora sta coinvolgendo anche i maschi condizionati dall’immagine fitness dei modelli tipo Armani o Versace. Difficile è trovare l’equilibrio e spesso oggi si ricorre al farmaco per cercare di trovare una soluzione ad un problema che spesso è comportamentale e relazionale, e questo un po’ per tutte le problematiche del giorno d’oggi che ti impongono una super efficienza: il Viagra per essere un buon amante; la Finasteride per non perdere i capelli; il Prozac per combattere la depressione; l’Efedrina per avere la carica; la Benzodiazepina per dormire bene ed infine l’ultimo ritrovato, lo Xenical, cioè la pillola che ti permette di mangiare i grassi e non assorbirli. Due parole sull’orlistat, questo nuovo farmaco bloccagrassi il cui nome commerciale è appunto Xenical. E’ appena arrivato nelle farmacie italiane ma era già da prima diventato il fenomeno del momento, così che molti si recavano a San Marino per procurarselo. Lo Xenical non è un inibitore dell’appetito ma è un inibitore specifico delle lipasi gastro-intestinali, cioè di quegli enzimi indispensabili per digerire i grassi, cosicché circa il 30% dei grassi ingeriti durante il pasto passa attraverso l’intestino senza essere digerito. L’organismo pertanto non può utilizzare questi grassi alimentari come fonte di energia e trasformarli in tessuto adiposo. Degli studi hanno dimostrato che pazienti obesi che hanno assunto 120 mg. di orlistat 3 volte al giorno hanno perso circa 8,5 kg. in un anno in confronto ai 5 kg. persi dal gruppo di pazienti che avevano assunto un placebo. Questo farmaco però oltre che non essere scevro da effetti collaterali soprattutto a livello intestinale (flatulenza, perdite oleose) non educa il paziente ad una corretta alimentazione ma anzi forse fa cadere più facilmente nella tentazione della trasgressione alimentare, sapendo che con lo Xenical si possono limitare i danni. E questa è comunque una grande utopia, quella di poter mangiare “junk food” cioè “schifezze” e non ingrassare, soprattutto della persona comune. Normalmente il cultore del fitness vuole qualcosa di più: egli già segue una dieta equilibrata, calcolata in tutti i suoi nutrienti e che quindi vuole utilizzare al meglio per avere più risultato sia nel senso della “performance” sportiva che per un risultato estetico. Ovvero c’è una maniera per ottimizzare l’utilizzazione dei nutrienti che assumo in maniera che questi vengano utilizzati al meglio dai miei muscoli piuttosto che accumulati sotto forma di grasso? Questa è la grande richiesta dell’atleta di fitness. Bene, certi farmaci anabolizzanti, come steroidi, ormone somatotropo, clembuterolo, ecc., fanno proprio questo, ma rientrano in un campo strettamente medico e specialistico ed inoltre per lo sportivo rappresentano causa di doping con tutte le problematiche di tipo etico e legale che non sto qui a considerare, ed inoltre ricordatevi sempre che ogni farmaco ha sempre degli effetti collaterali, legati ovviamente alla dose e al periodo d’uso, ma la dose del farmaco per sua natura è poco maneggevole ed i limiti sono molto ristretti e quindi deve essere assunto sotto stretto controllo medico e in caso di patologia che ne renda necessaria la prescrizione.Allora cosa ci rimane per ottimizzare la nostra già buona nutrizione? Per fortuna ci sono gli integratori: naturali, reperibili, privi di effetti collaterali se assunti nelle dosi consigliate. E quali sono gli integratori che funzionano meglio per utilizzare a scopo energetico i nutrienti della nostra alimentazione? Bene, ecco a voi i “tre Moschettieri”!
1. Acido idrossicitrico
Senz’altro avrete sentito parlare della Garcinia Cambogia, una pianta nativa dell’India il cui principio attivo è appunto l’acido idrossicitrico. Questo acido funziona inibendo un enzima chiamato ATP-citrato-liase che è coinvolto nel processo di sintesi del grasso corporeo. Inoltre aumenta la sintesi di glicogeno ed ha un moderato effetto anoressante: quindi più energia nei muscoli e meno grasso nel tessuto adiposo.
2. Acido piruvico
E’ una sostanza naturalmente presente nell’organismo ed è normalmente assunta nella nostra dieta sotto forma di piruvato nella quantità di circa 1-2 grammi al giorno. I cibi più ricchi di piruvato sono certe verdure e frutti, soprattutto le mele rosse, che ne contengono circa 450 mg., ed inoltre anche il vino rosso(un bicchiere ne contiene circa 100 mg.). L’acido piruvico è un elemento essenziale del metabolismo a livello cellulare in quanto è il composto principale ad entrare nei mitocondri, gli organi cellulari preposti alla produzione di energia. Un aumento dell’acido piruvico massimizza la capacità cellulare di utilizzare e consumare una maggiore quantità di calorie. Il più recente studio sul piruvato ha dimostrato che la sua somministrazione per 3 settimane ad un gruppo di donne obese ha causato la perdita di peso corporeo del 37% in più rispetto al gruppo di controllo (circa 6 kg. invece di 4) e il 48% in più di perdita di grasso (circa 4 kg. invece di 2,6). Terry Mensome, un trentottenne di Westlake (California), che ha combattuto l’obesità per 20 anni, asserisce l’efficacia del piruvato. “Io ho perso 17 kg. in meno di 40 giorni e a parte una supplementazione di 4 grammi di piruvato al giorno, le mie abitudini alimentari e l’attività fisica sono rimaste le stesse ed io mi sento come non mi sono sentito mai. Adesso posso giocare coi miei ragazzi di 7 e 9 anni per ore, mentre prima il mio livello di energia era estremamente limitato. Ma come fa il piruvato a provocare la perdita di grasso? Probabilmente il piruvato agisce attraverso due potenti meccanismi: uno attraverso l’innalzamento del metabolismo, l’altro attraverso una maggiore utilizzazione dei grassi. Inoltre, altro dato estremamente interessante per gli sportivi è dato da studi della Facoltà di Medicina dell’Università di Pittsburgh, che hanno dimostrato come una supplementazione con piruvato incrementi la perdita di grasso senza peraltro un calo delle proteine muscolari.
3. Acido lipoico
Presente in alta concentrazione nelle patate e nella carne di cavallo (sarà un caso che il cavallo è un animale particolarmente magro?), è un potente anti-ossidante, ma inoltre serve come coenzima nei processi metabolici di produzione di energia nella cellula. Inoltre l’acido lipoico agisce come insulino-mimetico favorendo il passaggio del glucosio nella cellula muscolare a discapito dell’accumulo di grasso. Come avviene questo fenomeno?Normalmente il glucosio non utilizzato come carburante dal muscolo o dal cervello viene accumulato nel fegato come glicogeno, dopo di che è trasformato in trigliceridi e accumulato come grasso. Se i vostri muscoli hanno la capacità di trasformare ed accumulare un certo quantitativo di calorie da glucidi sotto forma di ATP, l’eventuale eccesso sarà trasformato in grasso corporeo ed accumulato nelle cellule adipose. Secondo il Dott. Hans Tritshler, un ricercatore tedesco, l’acido lipoico può aumentare la conversione e l’accumulo di glucosio come ATP di circa il 40%, e questo attraverso vari meccanismi, inclusa la stimolazione di GLUT1 e GLUT4, che sono delle molecole “carrier” che trasportano il glucosio all’interno della cellula muscolare. Di conseguenza questa aumentata capacità crea un potenziale energetico di accumulo di ATP nelle cellule muscolari nettamente più elevato, che favorirà la performance ed inoltre avverrà a discapito di un accumulo di grasso; cioè l’acido lipoico riesce a convertire un surplus di carboidrati in energia muscolare piuttosto che in lipidi nel tessuto adiposo.
Ecco quindi i “tre Moschettieri” mangia-grasso:
Acido Idrossicitrico – Acido Piruvico – Acido -lipoico
Ma con tutti questi “acidi” ci vuole almeno una “base” e, come per i tre Moschettieri di Dumas che avevano per base D’Artagnan, i nostri tre moschettieri hanno per base la carnitina. Ed al motto “il glicogeno salvi l’ATP” hanno tutti e tre bisogno della carnitina quando vogliamo indirizzare il nostro metabolismo a bruciare più grasso, in quanto la carnitina è la “navetta” che trasporta gli acidi grassi all’interno del mitocondrio dove possono essere bruciati risparmiando il glicogeno muscolare per produrre energia sotto forma di ATP.
Saluti e … “in bocca al mitocondrio!”