IL DIGIUNO INTERMITTENTE
Il digiuno intermittente si presta soprattutto per un approccio finalizzato al dimagrimento. Può essere strutturato in diversi modi ad esempio digiunare a giorni alterni oppure un giorno sì e due no, oppure quello maggiormente praticato ovvero 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione ogni giorno, oppure 18 ore di digiuno e solo 6 ore di alimentazione. Questo è facilmente ottenibile per esempio partendo dall’ultimo pasto serale, sfruttando il digiuno notturno, normalmente di 8/10 ore, a cui fa seguito il salto della colazione passando direttamente al pranzo; oppure partendo dalla colazione, facendo una serie di pasti fino alle 14 e da quel momento digiunare fino alla colazione del giorno successivo. Le diverse modalità di esecuzione di questa dieta sono in funzione della propria capacità di adattamento, ad esempio, riferendoci alla cronormorfodieta, un individuo androide, sarebbe maggiormente propenso a saltare la colazione, in quanto ha la glicemia già alta la mattina. Questo approccio dietetico a mio giudizio funziona, ci sono studi che dimostrano l’abbassamento della glicemia, una migliore sensibilità insulinica, una maggiore lipolisi, un aumento dell’adrenalina e del GH che è un ormone lipolitico. Inoltre abbiamo una diminuzione dell’infiammazione cronica, dei radicali liberi e delle tossine derivanti dai cibi, non ultimo l’effetto derivante dall’autofagia che rimuove i componenti citoplasmatici danneggiati e una promozione della apoptosi (morte programmata) delle cellule danneggiate che normalmente possono essere il preludio anche di patologie tumorali.
In realtà ci sono studi contraddittori sull’Intermittent Fasting e la perdita di peso e sono sempre mancati trials clinici randomizzati a lungo termine per valutarne la reale efficacia. Questo fino ad epoca recente perché nel 2017 è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA International Medicine uno studio su 100 persone durato un anno. Lo studio ha scoperto che il digiuno intermittente non ha prodotto maggiore perdita di peso o protezione dalle malattie cardiovascolari rispetto alla semplice restrizione calorica. I ricercatori hanno riscontrato che coloro che sperimentavano il digiuno intermittente avevano più difficoltà a seguire la dieta ed erano più predisposti ad uscire dalla sperimentazione rispetto a coloro che seguivano la dieta a restrizione calorica quotidiana.
I risultati hanno dimostrato che digiunando a giorni alterni non si hanno risultati superiori nella perdita di peso, mantenimento del peso e negli indicatori di rischio cardiovascolare. Con l’Intermittent Fasting si aveva, però, l’effetto negativo di un aumento delle LDL (Low Density Lipoprotein), cioè il cosiddetto colesterolo “cattivo”. Questo potrebbe essere imputabile all’abbassamento del metabolismo tiroideo in seguito ai giorni di digiuno. A mio avviso l’Intermittent Fasting è una dieta praticabile solo per periodi limitati di tempo che può andare bene per alcuni ma non per tutti, per esempio questa metodica alimentare la vedo poco adatta per un atleta, anche se è vero che non siamo tutti uguali, per cui non è detto che un digiuno intermittente strutturato in maniera equilibrata per un atleta di pesistica non risulti performante….non esiste una regola assoluta a riguardo, è un percorso praticabile.ma solamente per i soggetti che ne traggono realmente beneficio.