Secondo un’indagine ISS-Doxa, nel 2023 fuma il 20,5% della popolazione italiana sopra i 15 anni (in calo come numero complessivo) ma aumenta la media del numero delle sigarette fumate: 12,2 sigarette al giorno e un quarto dei fumatori supera le 20.
In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti ogni anno (il fumo è associato a patologie cardiovascolari, diabete e ictus).
Tuttavia questo non sembra preoccupare più di tanto i più incalliti fumatori che, soventemente, temono piuttosto di ingrassare se dovessero smettere di fumare il che può diminuire la motivazione per una cessazione definitiva e compromettere i benefici per la salute.
Ma cosa rivela in realtà l’indagine scientifica?
Una ricerca pubblicata su “Addiction” il 20 marzo 2024 svela che, sebbene i fumatori tendano ad avere un peso corporeo inferiore rispetto ai non fumatori, mostrano però un’elevata concentrazione di grasso nell’addome, nello specifico di quello viscerale, che non è visibile come quello sottocutaneo, sebbene risulti molto pericoloso per la salute.
Gli studiosi hanno impiegato un metodo di analisi statistica denominato randomizzazione mendeliana (MR) per esaminare se il tabagismo sia correlato all’aumento del grasso addominale.
Questa tecnica integra i risultati di vari studi genetici per indagare possibili relazioni causali tra l’esposizione al fumo e l’aumento del grasso viscerale.
Inizialmente, i ricercatori hanno utilizzato studi genetici precedenti per individuare i geni associati al consumo di tabacco e alla distribuzione del grasso corporeo.
Successivamente, hanno analizzato se le persone con questi geni correlati al fumo presentassero variazioni nella distribuzione del tessuto adiposo.
Sono stati anche considerati altri fattori come il consumo di alcol e il contesto socio-economico per confermare che qualsiasi associazione riscontrata tra il tabagismo e la distribuzione del grasso corporeo fosse effettivamente attribuibile al fumo stesso e non ad altri fattori esterni.
Nel contesto dello studio sulla distribuzione del tessuto adiposo sono stati coinvolti fino a 697.734 soggetti.
In conclusione, come afferma il dottor Carrasquilla, autore principale dello studio, l’iniziazione al fumo e una maggiore durata come fumatore possono portare ad un aumento della distribuzione del grasso addominale e nello specifico si è visto che l’aumento del grasso addominale dovuto al fumo è caratterizzato da un aumento del grasso viscerale.
Questo evidenzia la necessità di promuovere strategie su vasta scala per la cessazione del fumo, non solo per migliorare la salute polmonare, ma anche per ridurre il rischio di obesità viscerale e le malattie ad essa associate.
Oltre a smettere di fumare, è imperativo adoperarsi per la riduzione del grasso viscerale ed in questo, uno stile di vita improntato sui dettami della dieta COM, che utilizza un sapiente mix di regime alimentare, attività fisica e supplementazione nutrizionale basato sul proprio morfotipo, si rivela un preziosissimo aiuto.
La dieta COM tiene conto della morfologia dell’individuo (a mela, a pera o a peperone) che corrisponde a specifiche prevalenze Ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere controllata e modificata, in parte, dalla scelta qualitativa, quantitativa e Cronologica degli alimenti favorendo, di conseguenza, l’ottenimento di un peso congruo, sano e, eventualmente, un dimagrimento localizzato.
La Dieta COM e il dimagrimento localizzato. II edizione aggiornata e ampliata. LSWR edizioni