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Mangiando carote si allontana il rischio di tumore alla prostata

Mangiando carote si allontana il rischio di tumore alla prostata
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Bugs Bunny, il famoso coniglio dei cartoni animati a cui negli Stati Uniti hanno addirittura dedicato un francobollo nel ‘97, ben difficilmente svilupperà un tumore prostatico. Dando una svolta alla decennale diatriba scientifica sul discusso effetto preventivo dei cosiddetti carotenoidi nei confronti del carcinoma della prostata, uno studio dell’Università cinese di Zhejiang pubblicato sull’European Journal of Nutrition ha ora dimostrato che la regolare assunzione alimentare di carote è inversamente proporzionale al rischio di sviluppare questo tumore che l’anno scorso ha colpito 200mila uomini solo negli Stati Uniti (in Italia 43mila circa), 30mila dei quali sono morti (9mila circa in Italia).

Tutti i vari carotenoidi chiamati in causa negli ultimi anni (alfa e beta-carotene, beta-criptossantina, luteina e licopene) risultano dotati di forti proprietà antiossidanti che li candidano a prevenire lo sviluppo di neoplasie, ma, come aveva indicato nel 2010 un grosso studio dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi pubblicato su Jama, l’alfa-carotene sembra quello con maggiori proprietà anti-tumorali. Anche i ricercatori cinesi diretti da Xu Xiang sono arrivati a questa conclusione dopo un enorme lavoro di raccolta dati che ha messo insieme quelli degli studi sull’argomento dei Chinese National Knowledge Infrastructure databases, difficilmente consultabile dagli occidentali, incrociandoli con quelli delle banche dati di PubMed, EMBASE, Scopus, Web of Science e del registro Cochrane.

La conclusione è che per ogni 10 grammi di carote mangiate al giorno il rischio cala dello 0,5% circa e continua a scendere in maniera proporzionale alla quantità di carote assunte ogni settimana. Le carote, dopo la zucca, sono quelle che contengono più alfa-carotene: in 10 grammi ce ne sono 434 µg, contro i 479 della zucca. Ma mentre, come Bunny insegna, le carote si prestano a un più comodo consumo, la zucca ha modalità di preparazione più complesse ed è meno spesso disponibile sul mercato. Pur in misura minore sono comunque ricchi di alfa-carotene anche rape, cavoli, lattuga o pomodoro, ma quest’ultimo si caratterizza soprattutto per un altro carotenoide, il licopene.

Sfruttato già in molte malattie, adesso se ne sta scoprendo il possibile impiego in questo tumore, tant’è che al Food Innovation Center della Ohio University di Columbus i ricercatori diretti da Steven Clinton hanno messo a punto un sugo di pomodoro arricchito con un estratto di fitoestrogeni della soia che nell’animale ha già dimostrato di inibire la carcinogenesi prostatica: lo studio nell’uomo condotto dai NIH (National Institutes of Health) è tuttora in corso.

Se i risultati saranno positivi, i ricercatori americani hanno già in progetto di aggiungere al loro sugo altri composti che possano potenziarne l’effetto: il gruppo diretto da Yael Vodovotz, della stessa Università, suggerisce di puntare sulle mandorle perché sono le sole a possedere un enzima che permette il miglior assorbimento dei fitoestrogeni di soia contenuti nel sugo, così come degli isoflovanoidi in genere. Gli isoflovanoidi sono estrogeni vegetali usati anche nella menopausa che si trovano pure in altri legumi come ceci, lenticchie, fave e nei cereali integrali, nel finocchio oppure nel tofu e nel tempè, nel miso, nel latte e nella farina.

Corriere della sera 12/08/2014