Un’attenta analisi in dieci domande, realizzata da Giuseppe Remuzzi, svela le potenziali azioni della marijuana sulla salute umana. E conferma come la scienza non sia del tutto allineata su diversi punti. Ad esempio sul potenziale ruolo dell’erba nella genesi del tumore, in particolare a livello polmonare. Se è vero che chi fuma cannabis è a maggior rischio di andare incontro a infezioni delle vie respiratorie, a causa dell’azione diretta delle sostanze in essa contenuta sul sistema difensivo dell’apparato respiratorio, è altrettanto innegabile che il rischio di sviluppare un tumore è inferiore a quanto si osserva dopo esposizione a fumo di tabacco. Altro dato importante è quello relativo al potenziale sviluppo di dipendenza, e quindi all’insorgenza di crisi da astinenza. In questo senso va detto che si possono verificare in chi smette il consumo angoscia, irritabilità e ansia: a rischio sarebbero in particolare le persone che iniziano l’assunzione fin da giovani e possono quindi subire maggiormente gli effetti dei principi attivi presenti nella cannabis sativa, più “presenti” sul cervello in fase di sviluppo. Infine non va dimenticato che negli adolescenti l’erba può indurre diversi effetti, dalla riduzione della memoria a breve fino a difficoltà nell’apprendimento e nella memoria a lungo termine, a disturbi del coordinamento motorio e alla riduzione della capacità di reazione durante la guida e aumento del rischio di incidenti.
Il Corriere della Sera del 3 settembre, pagina 23