I ricercatori scoprono che non solo mangiare certi tipi di pesce espone all’elevato rischio di assorbire grandi e pericolose quantità di mercurio, ma anche la provenienza geografica è fondamentale. Il metilmercurio è un metallo pesante che può causare nelle persone tutta una serie di seri problemi di salute
Il problema mercurio (o metilmercurio) nei prodotti ittici è annoso. Si è parlato della sua presenza fin dagli anni Cinquanta e, da quest’epoca in poi, si alternano i pareri ora positivi ora negativi riguardo alla sicurezza circa il consumo di pesce e altri prodotti del mare.
Che l’assorbimento cronico del metilmercurio sia dannoso per l’organismo è tuttavia un dato di fatto. Tra i sintomi più comuni di questo troviamo alterazioni della funzionalità renale, così come della memoria e anche problemi motori, della coordinazione eccetera.
Le indagini relative alla presenza di mercurio nel pesce e altri prodotti ittici hanno nel tempo permesso di identificare specie e luoghi di provenienza che possono esporre, di più o di meno, i consumatori al rischio. Tuttavia, non sempre le etichette dei prodotti di mare consentono alle persone di scegliere con relativa sicurezza il prodotto più salubre.
Queste le conclusioni di un nuovo studio dell’Università delle Hawaii a Mānoa che mostra come il pesce di una stessa specie, ma di diversa provenienza, possa essere un pericolo per i consumatori. Secondo gli scienziati, il rischio più comune è che una stessa specie di pesce possa appunto avere una diversa provenienza geografica, e questo non è indicato sull’etichetta della confezione.
«Un’etichettatura accurata del pesce è essenziale per consentire ai consumatori di scegliere una pesca sostenibile – ha spiegato il dott. Peter B. Marko, biologo e autore principale dello studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS One – Ma i consumatori dovrebbero poter contare sulle etichette per proteggersi dall’esposizione malsana al mercurio. Una errata etichettatura distorce la reale abbondanza di pesci nel mare, froda i consumatori, e può causare l’esposizione indesiderata a sostanze inquinanti nocive come il mercurio».
Lo studio si è focalizzato su due tipi di prodotti: uno certificato e un altro no. La differenza sostanziale era che potenzialmente un tipo di pesce doveva provenire da mari meno inquinati, mentre l’altro non necessariamente. Tutto questo in teoria, dato che in un precedente studio gli autori avevano determinato che, nel totale, il 20% dei pesci del tipo branzino acquistati non erano geneticamente identificabili come tali. Inoltre, tra gli esemplari di branzino identificati come provenienti da una certa regione, il 15% presentava marcatori genetici che indicavano che essi non provenivano da pesca nella zona dichiarata in etichetta.
In questo nuovo studio, gli scienziati hanno usato gli stessi campioni di pesce per raccogliere misurazioni dettagliate di mercurio. Quando hanno confrontato il mercurio rilevato, i ricercatori hanno scoperto che vi erano significative differenze nella presenta di mercurio tra i due tipi di pesce in base alla provenienza.
Quella della sostituzione del pesce in base alla provenienza è una faccenda poco nota, ma potenzialmente pericolosa, fanno notare i ricercatori. Se i consumatori, favoriti dalle Campagne d’informazione, ora sanno quali sono le specie che contengono maggiori o minori livelli di mercurio, poco sanno riguardo alla presenza di questo metallo tossico nella stessa specie di pesce, ma di provenienza geografica diversa.
«Poiché l’accumulo di mercurio varia a seconda dell’area geografica di pesca, in base a una serie di fattori ambientali, la posizione in cui il pesce è stato pescato conta molto», commenta Marko.
Per questo motivo, i ricercatori consigliano di informarsi anche sulla presenza di inquinanti come il mercurio nell’area geografica di pesca e non solo sulla presenza di questo metallo in una singola specie.
In linea generale, per chi non lo sapesse, la presenza di mercurio nei pesci varia anche in base alla taglia, ossia più il pesce è grande più può contenere questo metallo. Tra i tipi di pesce che contengono meno mercurio troviamo il pesce azzurro, con sardine, sgombri, alici… e poi spigola, branzino e salmone. Un po’ di più lo contengono il merluzzo e la trota, ma la più alta concentrazione la troviamo in pesci come il tonno e il pesce spada. Attenzione dunque a cosa portiamo in tavola, ma anche da dove è stato pescato.