Uno studio multi-istituzionale, pubblicato da poco, che ha analizzato i dati di oltre 54.400 donne in post-menopausa per determinare la probabilità di raggiungere l’età di 90, 95 o 100 anni (quella che viene definita “longevità eccezionale”), ha scoperto che coloro che mantenevano un peso corporeo stabile dopo i 60 anni, avevano maggiori probabilità (da 1,2 a 2 volte) di raggiungere i 90-100 anni.
Il segreto è proprio mantenere stabile il peso, dato che un dimagrimento involontario risulta associato a una diminuzione della probabilità (51% in meno) di raggiungere i 90 anni, mentre un aumento ponderale del 5% e oltre non contribuirebbe alla longevità eccezionale.
Utilizzando i dati longitudinali della Women’s Health Initiative, sono state esaminate le associazioni tra i cambiamenti di peso e l’intenzionalità della perdita di peso con la sopravvivenza fino al secolo di vita.
Gli autori hanno scelto di valersi dei dati di donne di età compresa tra 61 e 81 anni al momento dell’arruolamento nello studio.
Le signore hanno fornito tutta una serie di informazioni tra cui dieta, attività fisica, il loro stato di salute, peso, consumo di alcolici e abitudine al fumo.
Il peso è stato misurato al basale (inizio dello studio), al terzo anno e dopo dieci anni e le partecipanti sono state suddivise in tre gruppi classificati come aventi perdita di peso (diminuzione del ≥5% rispetto al basale), aumento di peso (aumento del ≥5% rispetto al basale) o peso stabile (variazione <5% rispetto al basale).
Ora una curiosità: le donne che hanno cercato di perdere peso intenzionalmente (per esempio con una dieta differente o incrementando l’esercizio fisico) avevano una probabilità ridotta del 17% di giungere ai 90 anni, mentre coloro che perdevano peso involontariamente (malattia o periodo di forte stress) avevano il 51% di probabilità in meno di raggiungere i 90 anni.
Avrete certamente intuito che la curiosità del dato qui sopra riportato (la perdita di peso intenzionale) è anche un punto di debolezza di questo studio: gli studi osservazionali come questo, sono utili per esaminare i gruppi di popolazioni nel loro insieme, ma non vuol dire che siano strettamente applicabili al singolo paziente.
Per esempio, è indiscutibile che una donna anziana, magari in forte sovrappeso o con patologie conclamate, possa sicuramente trarre beneficio dalla perdita di peso (sottonutrizione senza malnutrizione e attività fisica personalizzata) per migliorare la sua condizione fisica e psicologica, come è indubbio che il fai da te, specialmente in tarda età, sia estremamente pericoloso.
Certamente il dato più rilevante, estensibile alla popolazione in generale, è che mantenere un peso stabile è un utile predittore di longevità nelle donne anziane, mentre una perdita di peso involontaria, significativa e rapida, deve essere un campanello di allarme da indagare quanto prima.