Il mercato degli integratori è spesso un sovrapporsi di nuove sostanze di cui i produttori promettono e garantiscono l’efficacia, spesso si tratta di integratori privi di un fondamento scientifico mentre altri si basano solo sui risultati di ricerche e sperimentazioni effettuate su cavie animali, senza alcuna trasposizione sperimentale sull’uomo. Il mondo degli integratori vive, soprattutto oggi, di una continua sovrapposizione di nuovi prodotti naturali o di sintesi, che promettono di soddisfare le carenze dei vari macro e micronutrienti o di promuovere effetti salutistici o a volte ergogenici. voglio premettere che nel mondo districato dell’integrazione esistono degli ottimi prodotti che si rendono efficaci ed a volte essenziali, tuttavia è necessario sempre rivolgersi ad un professionista per essere indirizzati verso la scelta corretta. Spesso si riscontra una controproducente esposizione mediatica nei riguardi del pubblico neofita che si avvicina al mondo del wellness o dello sport e che è indotto a pensare di trovare nell’integrazione la “pillola magica” che lo aiuterà ad aumentare le proprie capacità atletiche o ad avere una migliore composizione corporea, ignorando altri aspetti come; l’alimentazione l’esercizio fisico, ed il riposo. Buona parte dei nutrizionisti concordano sul fatto che gli integratori debbano essere consigliati, nei casi in cui l’organismo abbia un’effettiva carenza di determinati elementi o sostanze; non sono dunque sostanze curative, ma servono a integrare una normale dieta, completandola nei casi di aumentato reale fabbisogno. Altri Nutrizionisti (e fra questi mi inserisco anch’io) preferiscono avere un approccio più flessibile e considerare che nel mondo dell’integrazione esistono prodotti con proprietà curative o preventive, pensiamo ad esempio al picnogenolo, ai Curcuminoidi, o anche all’uso oramai comune della vitamina D, del Calcio e del Magnesio nel contrasto ai processi di demineralizzazione ossea che portano poi spesso in età menopausale nelle femmine all’osteoporosi. Alcuni integratori con dimostrata efficacia hanno, come base, molecole coinvolte nella ricerca scientifica sperimentale che si occupa di studiare e capire il meccanismo di una determinata malattia il cui impatto sociale è rilevante, basti pensare alle malattie cardiovascolari come infarto, ischemie e ictus. Voglio parlarvi proprio dell’Agmatina, si tratta di un amminoacido prodotto dalla decarbossilazione dell’Arginina. L’agmatina, sulla base di studi sugli animali, ha dimostrato avere un potenziale nello sviluppo di nuovi integratori. Scoperto più di 100 anni fa dal premio Nobel Albrecht Kossel ma individuato nell’uomo solo dal 1994, è uno dei composti più nuovi e più promettenti nel settore della nutrizione sportiva e del medicina antiaging. Ma è davvero così? Entrato in scena sul mercato mondiale degli integratori, da qualche anno, aldilà di quanto promette non ha ancora raggiunto la popolarità di altri suoi simili. Vediamo, quindi, quali potrebbero essere i motivi tali per cui questa molecola possa rappresentare un efficace integratore, cercando di mettere in luce quanto la ricerca scientifica abbia prodotto a riguardo. Voglio precisare che in Italia integratori il cui principio attivo è rappresentato dall’Agmatina non sono stati ancora autorizzati e che l’approfondimento redatto in questo articolo è puramente informativo e mirato a esporre quello che la ricerca scientifica ha finora dimostrato sulle potenzialità di questa molecola e sulla sua reale utilità. L’agmatina è una amina biogena prodotta anche dai neuroni del sistema nervoso centrale ed immagazzinata in vescicole sinaptiche, dove viene incamerata per poi essere rilasciata per depolarizzazione e successivamente inattivata dall’enzima agmatinasi. Nel cervello umano, l’agmatina sembra agire come neuromodulatore e neurotrasmettitore, edin modelli sperimentali ha dimostrato avere interessanti effetti neuroprotettivi. L’agmatina endogena viene prodotta in risposta a condizioni di stress e o infiammazione. Presenta delle affinità per diversi recettori transmembrana, presentando capacità antagoniste e quindi bloccanti per recettori come quelli che attivano la nitrossido-sintetasi che produce l’ossido nitrico (NO). Quindi, l’agmatina sembrerebbe inibire la sintesi di ossido nitrico, ma nonostante ciò sembra comunque possedere effetti vasodilatatori ed ipotensivi. Questo amminoacido si lega ai recettori delle imidazoline (molecole ad azione vasocostrittrice) favorendo il rilascio di ormoni peptidici come l’ormone della crescita e l’ormone LH che a sua volta stimola la liberazione di testosterone, inoltre sembra essere coinvolta anche nel favorire il rilascio di catecolammine e dell’ormone insulina.
Gli effetti dell’agmatina includono anche azioni antiepilettiche, anti neurotossiche e antidepressivo-simili, questi sperimentati solo su animali e non ancora sull’uomo. Iniezioni intraperitoneali di agmatina in cavie hanno suscitato anche cambiamenti comportamentali ansiolitici in risposta a stati acuti di stress definendo l’agmatina un neuromodulatore endogeno dello stress mentale. Sappiamo dalla ricerca animale che la più alta concentrazione di agmatina è stata trovata all’interno dell’ippocampo e della corteccia prefrontale, aree associate con l’apprendimento e la memoria, dove quindi potrebbe avere un ruolo.
Riassumendo l’agmatina endogena presenta le seguenti capacità:
- Inibisce la produzione di Ossido Nitrico ma tuttavia favorisce attraverso altri meccanismi la vasodilatazione
- Favorisce il rilascio di ormoni come GH, LH,ed insulina; tutti ormoni anabolizzanti
- Migliora la filtrazione glomerulare
- Interviene in condizioni di stress ed infiammazione
- Migliora la condizione “mentale” in risposta allo stress determinando un miglioramento dell’umore agendo con meccanismi indipendenti dalla serotonina principale ormone coinvolto negli stati umorali.
Ma perché i produttori di integratori pubblicizzano i prodotti a base di Agmatina comeil nuovo “Booster dell’ossido nitrico” se in realtà l’agmatina endogena sembra essere un inibitore della sintesi NO? Sappiamo come l’ossido nitrico aiuti il nostro organismo nella vasodilatazione dandoci la capacità di fornire più sangue, ossigeno e sostanze nutritive alle nostre cellule muscolari. In questo modo, permettiamo al nostro corpo di recuperare più velocemente, e quindi di far crescere più rapidamente i nostri muscoli. Sappiamo che sono gli integratori a base di L-Arginina ed alcuni suoi intermedi di reazione (ornitina, citrullina), ad essere utilizzati a tale scopo poiché questo amminoacido è coinvolto direttamente nella produzione dell’ossido nitrico. Abbiamo appena detto che in realtà l’agmatina endogena blocca la sintesi di ossido nitrico, tuttavia l’assunzione di questo amminoacido potrebbe svolgere una funzione paradossalmente inversa favorendo la sintesi di ossido nitrico bloccando la trasformazione endogena dell’arginina in agmatina, implementando conseguentemente la biodisponibilità dell’arginina per la produzione di ossido-nitrico. Gli stessi produttori di integratori pubblicizzano forse in modo improprio il benefico effetto che ne deriva dall’assunzione dell’agmatina sul rilascio dell’insulina e quindi sulla gestione del glucosio ematico. Che l’agmatina endogena determini tali effetti è dimostrato, tuttavia non esiste una equivalenza di effetti da parte di agmatina esogena se non in pochi esperimenti eseguiti sui topi. Parliamo ora degli effetti probabili dell’agmatina nel rilascio di ormone LH e quindi della capacità di aumentare il rilascio di testosterone. L’Agmatina può stimolare il rilascio ipofisario di ormone luteinizzante (LH), è stato dimostrato come la somministrazione di agmatina intracerebroventricolare abbia rapidamente aumentato il rilascio di LH in ratti in cui si era praticata ovariectomia.Questi studi implicano che l’agmatina, può servire come un neurotrasmettitore eccitatorio nel controllo ipotalamico della liberazione di LH e quindi di testosterone, ma necessitano ancora molti altri studi per confermare l’effetto “Testo-Booster” che oggi invece viene venduto. Inoltre le vie di somministrazione e il dosaggio dell’agmatina in tali esperimenti sono poco compatibili con una classica integrazione. Vi è attualmente un grande interesse nel potenziale terapeutico dell’agmatina, per varie malattie. Recenti studi clinici hanno dimostrato che l’assunzione orale di solfato agmatinafornisce un sicuro ed efficacie trattamento rispetto alle terapie classiche, per il dolore neuropatico a breve termine. L’agmatina è una molecola ancora poco conosciuta e poco studiata; non sono noti effetti collaterali legati alla sua assunzione ma nei topi, l’agmatina ha dimostrato di aumentare l’apporto calorico e la preferenza dietetica per i carboidrati, ciò potrebbe facilitare un aumento indesiderato dell’appetito, e quindi del peso. Sicuramente l’Agmatina risulta avere dalla sua, moltissime potenzialità che tuttavia dovrebbero essere confermate da ulteriori ricerche. Quindi alla luce di quanto oggi è disponibile da parte della ricerca scientifica il mio consiglio è quello di attendere ulteriori dati e di affidarsi ad integratori di riconosciuta efficacia e consigliati da un esperto.
Antonio Polito
Accademia del Fitness-Wellness-Antiaging – N. 18 – luglio 2015