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CIBO INDUSTRIALE ED EPIDEMIA DI OBESITÀ

CIBO INDUSTRIALE ED EPIDEMIA DI OBESITÀ
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Un recentissimo studio australiano effettuato sulla popolazione su larga scala, pubblicato a novembre 2022, trova evidenze sempre più forti di come la “fame di proteine” guidi l’eccesso di assunzione di cibo.

Cerchiamo di capirne il meccanismo.

Il nuovo studio, si basa su un’indagine nazionale sulla nutrizione e l’attività fisica intrapresa dall’Australian Bureau of Statistics e sostiene ulteriormente la “Protein Leverage Hypothesis” (PLH).

La PLH, proposta per la prima volta nel 2005, sostiene che le persone assumono troppi grassi e carboidrati a causa della forte richiesta del corpo per le proteine.

Mi spiego meglio: poiché gran parte delle diete moderne sono costituite da alimenti altamente trasformati e raffinati, che sono a basso contenuto proteico, le persone sono spinte a consumare cibi più densi di energia fino a quando non avranno soddisfatto la loro domanda proteica.

Alimenti carichi di grassi, carboidrati ad alto indice glicemico, raffinati e deprivati di ogni vitamina, minerale e oligoelemento e poveri di proteine nobili, come nei cibi spazzatura, inducono il cervello (asse intestino-cervello) ad aumentare il senso di fame, per soddisfare la fondamentale necessità di tutti gli organi e tessuti del nostro corpo di proteine, necessarie per il ricambio cellulare, il mantenimento dei muscoli (anche il cuore è un muscolo) la formazione di ormoni e il corretto bilanciamento dei neurotrasmettitori.

Tutto questo introito di calorie altamente palatabili, porta inevitabilmente ad un eccesso ponderale e all’obesità, che influenzano pesantemente il rischio di contrarre patologie croniche come insulino-resistenza, diabete, infarti, ictus, demenza senile, Alzheimer, tumori e difficoltà per il sistema immunitario a contrastare infezioni e virus.

L’industria alimentare, supportata ormai da una “raffinatissima” scienza della manipolazione degli alimenti, conosce benissimo come alterare i nostri neurotrasmettitori per orientare i gusti e le richieste verso un determinato prodotto confezionato ad hoc.

Basti pensare a come i carboidrati raffinati sono in grado di agire rapidamente sulla secrezione della serotonina, comunemente nota come “ormone del buon umore e rilassatezza”, ma pure l’eccesso di sale e grassi saturi agiscono in dosi “scientificamente” precise per indurre dipendenza.

Il principale autore dello studio afferma quindi come sia sempre più chiaro che i nostri corpi mangino per soddisfare un bersaglio proteico, ma il problema è che il cibo nelle diete occidentali contiene sempre meno proteine, pertanto, si è costretti a consumare di più per raggiungere il proprio obiettivo proteico, il che eleva drasticamente l’apporto energetico giornaliero.

Gli esseri umani, come peraltro molte altre specie animali, hanno una necessità corporea più forte per le proteine piuttosto che per i grassi e i carboidrati e questo significa che se le proteine nella nostra dieta scarseggiano, alla fine assumeremo più energia per cercare di ottenere le proteine che i nostri corpi agognano.

Le proteine sono i mattoni della vita e per assumerle tutte è anche necessario variarne le fonti attingendo a carne (preferibilmente magra), latte, pesce, uova, frutta secca e semi, legumi e alcuni cereali come la quinoa, tanto per citarne uno.

Anche il glutine è una proteina, tuttavia è bene limitarne l’uso, anche per chi lo tollera (ma questo è un altro discorso).

Per entrare ora brevemente nel dettaglio dello studio, i ricercatori dell’Università di Sydney hanno analizzato i dati di un’indagine fatta su 9.341 adulti aventi un’età media di circa 46 anni.

Hanno rilevato che l’apporto energetico medio della popolazione era di 8.671 kilojoule (oltre 2070 kcal), con la percentuale media di energia dalle proteine che era solo del 18,4%, rispetto al 43,5% derivata dai carboidrati e del 30,9% dai grassi, con solo il 2,2% dalle fibre e il 4,3% dalle bevande alcoliche.

Dalle analisi matematiche hanno scoperto che il modello corrispondeva a quello previsto dall’ipotesi della leva proteica (PLH): tutti i soggetti che hanno consumato quantità inferiori di proteine a colazione hanno continuato ad incrementare l’apporto alimentare nei pasti successivi, mentre coloro che hanno assunto la quantità raccomandata di proteine hanno diminuito l’assunzione di cibo durante l’arco della giornata.

Hanno anche trovato una differenza statisticamente significativa tra i gruppi al terzo pasto del giorno: quelli con una percentuale più alta di energia derivante dalle proteine all’inizio della giornata avevano un apporto energetico totale molto più basso per il giorno.

Invece coloro che hanno consumato cibi a basso tenore proteico all’inizio della giornata hanno continuato ad alimentarsi (sempre con prodotti sbilanciati), indicando che stavano cercando di compensare con un maggiore consumo di energia complessiva.

Questo nonostante il fatto che il primo pasto fosse il più piccolo per entrambi i gruppi, con la minima quantità di energia e cibo consumato, mentre l’ultimo pasto era il più grande.

I partecipanti la cui colazione aveva una percentuale inferiore di proteine rispetto a quella raccomandata, hanno consumato più cibi ad alta densità energetica (alto contenuto di grassi saturi, zuccheri e alcol) durante il giorno, attingendo in misura nettamente inferiore ai cinque gruppi alimentari raccomandati (carni, verdure/legumi, frutta, latticini e cereali).

Di conseguenza, avevano una dieta complessivamente più povera ad ogni pasto, con la loro percentuale di energia proteica che diminuiva anche se il loro apporto di cibo aumentava, un effetto che gli scienziati chiamano “diluizione proteica”.

Concludendo, sono molti i fattori che contribuiscono all’eccesso di peso, come i modelli alimentari errati, gli scarsissimi livelli di attività fisica e gli alterati cicli di sonno-veglia, tuttavia, gli scienziati australiani affermano che la forte domanda di proteine del corpo e la mancanza di questo macronutriente negli alimenti altamente trasformati e raffinati è un fattore chiave del consumo eccessivo di calorie e dell’obesità dilagante nel mondo occidentale.

Dato che obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori sono tutti condizionati dalla dieta (l’epigenetica è in grado di attivare o spegnere determinati geni), cerchiamo di utilizzare cibo vero, fresco, stagionale e possibilmente a km zero per ottimizzare la nostra salute e puntare ad anni pieni di vita.

 

Fonte:
A4M The American Academy of Anti-Aging Medicine
Grech Amanda, et al. Macronutrient (im)balance drives energy intake in an obesogenic food environment: An ecological analysis. Obesity Volume 30, Issue 11, November 2022, Pages 2156-2166
Simpson SJ, Raubenheimer D. Obesity: the protein leverage hypothesis. Obesity. Volume 6, Issue2. May 2005. Pages 133-142