Dal libro “ANTIAGING E LO STILE DI VITA INTEGRATO” – L’idea dell’immortalità non mi ha mai attratto più di tanto e la celebre frase di Woody Allen “non voglio ottenere l’immortalità grazie alle mie opere ma proprio non morendo” mi ha sempre fatto sorridere e pensare: “Vivere per sempre: che fatica!”.
Ma, siccome i progressi delle scienze sembra possano permettere all’uomo di arrivare alla soglia dei 120-130 o anche 150 anni, allora bisogna attrezzarsi. Se il concetto di immortalità non mi ha mai entusiasmato, quello dell’eterna giovinezza invece sì; che senso ha prolungare il più a lungo possibile la vecchiaia se si è decrepiti, soli, incapaci di autogestirsi, tenuti in vita da terapie multiple, soffrendo senza alcuna aspettativa di migliorare la propria qualità di vita? È solo un’agonia (estrema sofferenza fisica che prelude alla morte) ed essendo stato io un atleta agonista (e guarda caso l’etimologia della parola è la stessa) concepisco la vita come una performance sportiva, dove la qualità della prestazione deve essere ottimale e la conclusione, seppur dolorosa, rapida e dignitosa se non valorosa.
Per questo il mio interesse per la medicina antiaging rappresenta una naturale evoluzione del mio interesse nei confronti della medicina dello sport e dell’alimentazione rivolte alla performance atletica; le competenze acquisite nella pratica di queste due specializzazioni con atleti di alto livello mi hanno permesso di imparare metodologie e strategie che, opportunamente adattate, si prestano al mantenimento della massima performance fisica ed estetica, come prevenzione del decadimento delle funzioni legato all’invecchiamento.