La dieta mima-digiuno di Valter Longo
Innanzitutto volevo fare una premessa, a mio parere il metodo, nonostante le indubbie referenze professionali del ricercatore Dott. Valter Longo, credo che perda un po’ di credibilità per come viene proposto: cioè come una soluzione di tutti i problemi e con un risvolto commerciale abbinato. Avrei preferito un approccio più cauto e non la pretesa di avere trovato la soluzione di tutte le malattie legate all’invecchiamento. Riassumendo brevissimamente il metodo del Dott. Longo, possiamo dire che si tratta di un’alimentazione prevalentemente vegetariana e ipoproteica, in cui si alterna qualche giorno, con una frequenza variabile a seconda del livello di salute, in cui si segue una restrizione calorica dell’ordine di 800-1000 Kcal, la maggior parte delle quali provengono da grassi benefici (noci specie, olio di oliva, ecc…) e vegetali e quantità ridotte di carboidrati e proteine. Il presupposto della dieta del Dott. Longo è che abbassare l’IGF-1 e l’insulina sia alla base della prevenzione delle malattie quali il cancro e il diabete. E siccome Longo ritiene l’IGF-1 il maggior responsabile dell’eziopatogenesi del cancro, consiglia una dieta prevalentemente ipoproteica che può diventare automaticamente sbilanciata a favore dei carboidrati (che quindi in realtà alzano l’insulina) alternata a giorni di mima-digiuno per abbassare l’insulina e l’IGF-1. A favore di queste sue teorie riporta studi di laboratorio effettuati sui topi e studi di tipo epidemiologico sugli umani. In ambito nutrizionale gli studi epidemiologici hanno però dei limiti in quanto più che altro sono studi di associazione, cioè si valuta se un determinato comportamento alimentare è associato, per esempio, ad una certa malattia, ma questo esula dal rapporto causa-effetto e può rappresentare semplicemente un rapporto casuale. Gli studi sperimentali di intervento dove sono confrontati due campioni che seguono un regime alimentare diverso, sono molto rari e costano molto perché per essere significativi devono coinvolgere molte persone e per molto tempo. In realtà l’IGF-1 è sovrastimolato, più che dall’assunzione proteica, dall’alimentazione ipercalorica e se è vero che sono le proteine a stimolare il GH, che a sua volta stimola l’IGF-1, è semmai l’associazione alti carboidrati e alte proteine ad essere quella teoricamente più dannosa perché maggiormente stimolante l’IGF-1 e l’insulina. Qui si apre un bel discorso su ” Il Dilemma dell’IGF-1″. Il ruolo dell’IGF-1 nel processo di invecchiamento e nella longevità è tuttora un dilemma difficile da risolvere. La restrizione calorica nei topi, associata a bassi livelli di IGF-1 è in grado di allungarne la vita. Nell’uomo non si può al momento affermare che sia così. la longevità nell’uomo è regolata da meccanismi molto complessi che comprendono aspetti genetici e ambientali. I fattori ambientali che influiscono positivamente sono la variazione di temperatura, l’esercizio fisico, la composizione quali-quantitativa della dieta, le relazioni sociali e l’aspetto spirituale. La restrizione calorica probabilmente agisce positivamente (più che per l’abbassamento di IGF-1), tramite il ridotto stress ossidativo conseguente alla riduzione del metabolismo e soprattutto la migliorata attività biologica dell’insulina D’altro canto se è vero che con livelli più bassi di IGF-1 c’è una minore incidenza di tumori c’è però una maggior incidenza di scompenso cardiaco, aterosclerosi e fragilità abbinata a sarcopenia. Abbiamo detto precedentemente che è soprattutto l’alimentazione ipercalorica la responsabile di una eccessiva stimolazione dell’IGF-1, oltre che della produzione di un maggior stress ossidativo. Ma allora come la mettiamo con gli atleti di sport particolarmente impegnativi come ciclismo, bodybuilding, ecc.., che senza dubbio devono consumare una dieta ipercalorica e iperproteica? Ebbene, precisando comunque che lo sport agonistico non rappresenta la pratica ideale per un fine salutare, bisogna però chiedersi se sugli atleti l’effetto è lo stesso. Perché un conto è un’iperalimentazione in un sedentario che porta inevitabilmente a stress ossidativo eccessivo, resistenza all’insulina e all’IGF-1 con aumentata produzione degli stessi, un conto è l’atleta che è in grado di generare un potenziale antiossidante endogeno tramite l’allenamento e che, grazie al miglioramento della funzionalità muscolare, sviluppa una migliore sensibilità insulinica e all’IGF-1 per cui i recettori per questi ormoni si sviluppano soprattutto a livello muscolare dove favoriscono semmai la crescita muscolare e non in altri tessuti più sensibili al loro effetto proliferativo in senso neoplastico. Ritengo quindi che, se può essere vero che una dieta che comprende dei periodi di mima-digiuno può avere effetti positivi rispetto ad un’alimentazione eccessiva e scorretta, sia in realtà più educativo e sostenibile, soprattutto per chi fa attività fisica, seguire una dieta equilibrata ricca di antiossidanti e fitonutrienti con il sufficiente e non eccessivo apporto proteico e calorico per mantenere il metabolismo e la massa muscolare.