Il corpo produce vitamina D nella pelle in seguito alla radiazione solare. La vitamina D è indispensabile per mantenere la densità ossea. Un’eccessiva esposizione agli ultravioletti può danneggiare la pelle e aumentare il rischio di diverse tipologie di tumore alla pelle, in particolare di melanomi mortali. Michael Holick del Boston University Medical Center ha evidenziato come l’esposizione solare sia la via più importante per raggiungere il fabbisogno giornaliero di questa vitamina.
La paura del cancro alla pelle ha messo in allarme la popolazione generale nei riguardi di una carenza di vitamina D. Altri studi hanno mostrato che l’esposizione al sole, svolta in maniera adeguata e non eccessiva, è salutare poiché aumenta la secrezione dell’ormone Melanocortina, il quale promuove l’abbronzatura, il controllo del peso e della sessualità (1).
Al contrario, un’insufficiente esposizione al sole è correlata ad un maggiore rischio di morte. Ogni anno, i medici negli Stati Uniti diagnosticano 44,000 nuovi casi di melanoma e riportano più di 7,000 morti. La percentuale di morte da melanoma è aumentata considerevolmente dal 1930. Gli specialisti del settore considerano come principali fattori d’insorgenza l’eccessiva esposizione al sole e l’uso dei lettini abbronzanti. Di conseguenza, i dermatologi raccomandano un’esposizione controllata ai raggi UV. Tuttavia, uno studio sulle donne svedesi condotto dal Karolinska University Hospital di Stoccolma, mostra come quelli con una esposizione al sole minore abbiano avuto anche la durata di vita più breve. Evitando l’esposizione al sole il tasso di morte annuale è aumentato del 3%. Gli svedesi prendono molto meno sole delle altre nazioni, dunque i risultati potrebbero non essere validi per gli Stati Uniti, o per le popolazioni che vivono nei pressi dell’equatore. Siccome il sole ha come principale conseguenza quella di permettere la produzione di vitamina D nella pelle, livelli adeguati di questa vitamina potrebbero essere indispensabili per allungare la durata della vita (2).
Bibliografia:
1) Experimental Dermatology, 23:391-392
2) Journal Internal Medicine, 278: 77-86