È innegabile che l’esercizio fisico strutturato modifichi la “shape” del corpo e la composizione corporea, oltre che risultare benefico per cuore e polmoni, ma dubito fortemente che sia noto che uno stile di vita sedentario aumenti il rischio di deterioramento della memoria e di sviluppare il morbo di Alzheimer.
Purtroppo, non esiste un trattamento farmacologico per il declino della memoria, tuttavia molti studi indicano come la pratica sportiva aiuti a preservare le funzioni cerebrali praticamente per tutta la vita.
Sicuramente l’inattività fisica viene percepita dal cervello come l’inizio della fine: se non mi muovo, a che serve avere tessuto muscolare energivoro? Ma se non ho i muscoli allora non sono autosufficiente e poi….anche il cuore è un muscolo….
Visto che ormai le evidenze scientifiche hanno appurato che una maggiore attività fisica è associata ad un minor rischio di mortalità, sembra proprio che l’inattività protratta porti alla fine della vita.
Ma com’è che l’esercizio fisico regolare agisce sulla struttura del nostro cervello? Inoltre, è indicato anche in età avanzata con magari già un decadimento in atto?
Ebbene, molti studi evidenziano come effettivamente la pratica regolare di esercizio fisico (da moderato a vigoroso) sia in grado di proteggere la memoria con l’avanzare dell’età, prevenendo la perdita del volume totale del cervello (e indubbiamente ciò influenza le capacità cognitive) e di specifiche aree associate alla memoria.
Come?
Aumentando l’espressione del BDNF (fattore neurotrofico cerebrale), aumentando il volume del cervello (in soggetti anziani, dopo 6 mesi di allenamento) e invertendo il restringimento dell’ippocampo (il quale svolge un ruolo fondamentale nella formazione della memoria dichiarativa e semantica, nella trasformazione della memoria a breve termine in memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale).
Sappiamo ormai da tempo che il BDNF è necessario, sia nei giovani che negli anziani, per una sana funzione cognitiva grazie ai suoi ruoli nella sopravvivenza cellulare, nella funzione e plasticità cerebrale, nello sviluppo di nuovi neuroni nell’ippocampo e tutto questo grazie allo svolgimento di “semplice” attività fisica.
Inoltre, se è vero che ogni forma di allenamento migliora l’umore perché aumentano le endorfine (sostanze chimiche morfino-simili prodotte dal cervello, dotate di proprietà analgesiche ed euforizzanti), è anche vero che con l’allenamento della forza, a causa delle risposte neurochimiche e neuromuscolari che tali allenamenti offrono, si hanno effetti positivi sul cervello più potenti.
Ecco come i disturbi neurologici, dell’apprendimento, psichiatrici, fino alla depressione, al morbo di Parkinson e di Alzheimer, stanno aprendo la strada alla pratica di attività fisica regolare, personalizzata, come supporto efficace, indispensabile, a bassissimo costo e, se non improvvisata, a rischio praticamente nullo.
Gli studi, in effetti, mostrano come sia la camminata vigorosa, ma ancor meglio l’utilizzo di pesi, bilancieri e resistenze incrementino la crescita di nuovi vasi sanguigni nelle regioni cerebrali in cui si verifica la neurogenesi, fornendo nutrienti ed ossigeno necessari appunto per lo sviluppo dei nuovi neuroni.
Inoltre, l’esercizio fisico contrasta l’insorgenza dell’ipertensione, regola il consumo degli zuccheri ematici, bilancia il rapporto HDL/LDL, riprogramma la microglia (un tipo di cellule cerebrali che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale) modulando la neuroinfiammazione, tutti fattori implicati nelle malattie neurodegenerative.
In parole povere, l’attività fisica contrasta l’infiammazione e dove c’è infiammazione, c’è sofferenza cerebrale.
Quindi, concludendo, è vera e attuale più che mai l’antica locuzione Mens sana in corpore sano? Si, la scienza conferma che l’attività fisica è in grado di cambiare la struttura del cervello e, di fatto, aggiungere vita agli anni.
Se vuoi approfondire come la pratica del resistance-training può impattare sulla salute in generale, sia come prevenzione che come cura, ti posso consigliare un libro che arricchirà il tuo bagaglio culturale e ti mostrerà (con ben 136 video) anche i migliori esercizi che puoi fare con i pesi: “Bodybuilding. Allenamento ed esercizi” – 2022 – LSWR edizioni.
Fonti:
- Michelle W. Voss, et al. Exercise and hippocampal memory systems. Trends Cogn Sci. 2019 Apr; 23(4): 318–333.
- Jakob Tarp, et al. Device-measured physical activity, adiposity and mortality: a harmonised meta-analysis of eight prospective cohort studies. British Journal of Sports Medicine 2022;56:725-732.
- Maestroni L., et al., The Benefits of Strength Training on Musculoskeletal System Health: Practical Applications for Interdisciplinary Care. Sports Med. 2020 Aug;50(8):1431-1450
- Beato M., et al., Implementing Strength Training Strategies for Injury Prevention in Soccer: Scientific Rationale and Methodological Recommendations. Int J Sports Physiol Perform. 2021 Jan 27;16(3):456-461
- Gordon BR., et al., Resistance exercise training for anxiety and worry symptoms among young adults: a randomized controlled trial. Sci Rep. 2020; 10: 17548
- Li Z., et al., The effect of resistance training on cognitive function in the older adults: a systematic review of randomized clinical trials. Aging Clin Exp Res. 2018 Nov;30(11):1259-1273
- Wilke J., et al., Acute Effects of Resistance Exercise on Cognitive Function in Healthy Adults: A Systematic Review with Multilevel Meta-Analysis. Sports Med. 2019 Jun;49(6):905-916
- Srikanthan P. and Karlamangla AS., Muscle Mass Index As a Predictor of Longevity in Older Adults – The American Journal of Medicine. Vol. 127, issue 6, P547-553, June 1, 2014