Una recente revisione sistematica e una meta-analisi di oltre 50 anni di ricerca sperimentale, sulla connessione tra perdita di sonno ed emozione (Palmer, C. A., et al. 2023) evidenzia come la salute mentale e l’umore non possano prescindere da un buon sonno.
Vediamola brevemente.
Sono stati presi in considerazione 154 studi con un totale di 5717 soggetti analizzati con fascia di età 7-79 anni.
Gli studi fondamentalmente prevedevano la privazione totale del sonno, la restrizione parziale del sonno o la frammentazione del sonno in popolazioni sane per esaminare le conseguenze sull’affetto positivo, sull’affetto negativo, sui disturbi generali dell’umore, sulla reattività emotiva, sui sintomi di ansia e/o sui sintomi depressivi.
Come risultato, tutte le forme di perdita di sonno hanno portato a una riduzione dell’affetto positivo (componenti principali dell’affetto positivo sono il buon umore, l’ottimismo, l’entusiasmo, la gioia e l’amore), un aumento dei sintomi di ansia e dei sintomi di stress (come una frequenza cardiaca elevata e pensieri preoccupanti) e una risposta attenuata in seguito a stimoli emotivi.
Anche una modesta perdita di sonno, ha avuto influenza sulla salute mentale che si ripercuote, inevitabilmente, su quella fisica (per es.: la privazione del sonno è una condizione importante legata all’iperalgesia, ossia l’aumento della sensibilità agli stimoli dolorifici).
Questo studio, in definitiva, rappresenta la sintesi quantitativa più completa della ricerca sperimentale sul sonno e sulle emozioni compiuta fino ad oggi e fornisce una forte evidenza che i periodi di veglia prolungata, la durata del sonno ridotta e/o i risvegli notturni influenzano negativamente il funzionamento emotivo umano.
C’è inoltre una intima connessione tra sonno e sistema immunitario.
La scienza ha dimostrato come alterazioni della quantità e qualità del sonno, possa alterare il sistema immunitario innato a causa di alterazioni dell’equilibrio fra molecole infiammatorie e cellule immunitarie.
Anche una malattia, una infezione virale, l’utilizzo di cortisonici o farmaci antidolorifici, possono peggiorare la nostra capacità di abbandonarci tra le braccia di Morfeo.
A lungo andare, problematiche come l’insonnia ed il cronico utilizzo di ipnotici e sedativi, si è visto essere tra i fattori predisponenti il declino cognitivo.
Si consiglia pertanto di mantenere spenti gli schermi di TV e device tecnologici vari, mantenere fresca, silenziosa e buia la camera da letto, e sforzarsi di andare a dormire sempre allo stesso orario.
La ricerca (Dolezal BA, et al. 2017) mostra che anche l’attività fisica regolare può essere un buon modo per predisporre corpo e cervello ad un sonno profondo.
In questa revisione sistematica di trentaquattro studi, ventinove studi hanno concluso che l’esercizio fisico migliora la qualità o la durata del sonno.
I risultati della revisione variavano in modo più significativo a seconda dell’età dei partecipanti, dello stato di salute, della modalità e dell’intensità dell’intervento fisico.
Sono stati riportati risultati contrastanti per bambini, adolescenti e giovani adulti, mentre proprio gli interventi condotti con adulti di mezza età e anziani hanno riportato i risultati più robusti.
In questi casi, l’esercizio ha promosso un aumento dell’efficienza e della durata del sonno indipendentemente dalla modalità e dall’intensità dell’attività praticata, soprattutto nelle popolazioni affette da malattie.
Gli autori asseriscono infine che la loro revisione suggerisce che il sonno e l’esercizio fisico esercitano effetti positivi sostanziali l’uno sull’altro.
Da ciò si evince che se vogliamo puntare a una vita serena, con buon umore, resiliente e in salute, dobbiamo curare particolarmente l’igiene del sonno.