Ho pensato di proporvi una sintesi dell’articolo della dottoressa Kelly Brogan, MD riguardo le problematiche legate all’uso di statine che senz’altro merita di essere preso in considerazione.
Ai giorni nostri si sta combattendo una vera e propria guerra santa contro il colesterolo. Le recenti linee guida hanno abbassato ancora i livelli di colesterolo target per l’inizio di terapia con statine e tra poco quasi chiunque avrà livelli di questo componente che rientrino nel target terapeutico di questi farmaci. La letteratura scientifica giustifica questa battaglia in virtù di opinabili associazioni statistiche tra l’utilizzo di questi farmaci e la riduzione del rischio per patologie cardiovascolari. In più vengono sempre omessi i circa 300 effetti collaterali che sono stati segnalati per queste molecole. Ecco un breve elenco di questi ultimi con i riferimenti bibliografici.
- Muscle damage (myotoxicity): view 80 studies here.
- Nerve damage (neurotoxicity): view 54 studies here.
- Liver damage (hepatoxocity): view 32 studies here.
- Endocrine disruption: view 16 studies here.
- Cancer-promoting: view 9 studies here.
- Diabetes-promoting: view 8 studies here.
- Cardiovascular-damaging: view 15 studies here.
- Birth defect causing (teratogenic): view 11 studies here.
Senza contare che le statine, oltre che essere miotossiche e neurotossiche, diminuiscono la formazione endogena di importanti molecole come il CoQ10 e il Selenio. Il cuore per inciso ha una grandissima componente nervosa che configura un bersaglio praticamente perfetto per gli effetti collaterali di questi farmaci. Quindi è ironico che vengano promossi proprio per la prevenzione delle patologie cardiache.
Una importante Review di Diamond and Ravnskov
(How statistical deception created the appearance that statins are safe and effective in primary and secondary prevention of cardiovascular disease – Expert Rev. Clin. Pharmacol. Early online, 1–10 – 2015) decima qualunque plausibile ricorso a questi farmaci tenendo proprio conto delle evidenze sugli effetti collaterali.
“Uno dei tranelli statistici utilizzati è il fatto che molti studi rivendichino una riduzione del rischio relativo (RR) di patologia cardiovascolare mentre il rischio assoluto (AR) non viene considerato. La riduzione dal 2% all’1% dei casi di infarto post terapia con statine esprime un 50% del successo della terapia sulla popolazione individuata”.
Qui viene ben spiegato come sia stata usata la statistica per accecare la classe medica convincendo tutti che le statine siano farmaci miracolosi quando invece i loro benefici sono surclassati dai loro effetti collaterali. Abbassare troppo il colesterolo aumenta il rischio di infezioni, cancro, disturbi mentali. Esso ricopre un ruolo principale nelle membrane cellulari, nell’ormonogenesi e nel sistema immunitario. In più nessuno studio ha mai dimostrato alcuna associazione tra il grado di abbassamento del colesterolo e gli effetti benefici descritti in termini di riduzione assoluta del rischio di patologia cardiovascolare.
“Così, la prossima volta che un medico vi raccomanda un intervento di abbassamento del colesterolo, ditegli che vi assumerete quell’aumentato rischio di patologia cardiovascolare (dell’ 1% circa) e risparmierete su cancro, disfunzione cognitiva, miopatia e diabete. Poi andate a farvi 3 uova intere all’occhio di bue”.