La stanchezza cronica è una condizione clinica definita da una stanchezza costante e protratta per un periodo maggiore di 6 mesi.
Attualmente, la sindrome da stanchezza cronica (CFS) o fatica cronica idiopatica è altamente difficile da gestire perché non si conosce la causa e non esiste un trattamento specifico.
Ciò che si sa è che, oltre ad essere associata a deficit di concentrazione, perdita di memoria, dolori muscolari e privazione del sonno, inevitabilmente lo stile di vita gioca un ruolo chiave e il dare poca importanza a questa condizione porta ad un peggioramento della qualità della vita quotidiana.
Mentre le cause della CFS rimangono poco chiare, nuove evidenze hanno fortemente suggerito che meccanismi che vedono il sistema immunitario come protagonista, come in caso di infiammazione o di disregolazione dell’equilibrio ossido-riduttivo e di conseguenza la minore produzione di ATP (la molecola energetica per eccellenza), potrebbero essere un fattore causale.
Lo stress ossidativo collegato ad una eccessiva produzione di radicali liberi favorisce il rilascio delle citochine infiammatorie come risposta secondaria, e livelli elevati di queste citochine sono stati trovati negli individui affetti da CFS.
Cosa dire in merito all’attività fisica intensa? A tale proposito viene sottolineato come l’esercizio costante, intenso e ripetuto porta ad un esaurimento del glicogeno e dell’adenosina trifosfato (ATP), portando infine ad esaurimento / affaticamento sistemico e quindi rappresenta un modello paragonabile alla CFS dove c’è appunto una diminuita produzione di ATP.
Ecco quindi che, tra le terapie alternative, si è scoperto è che l’acqua idrogenata è efficace nel contrastare questa fatica cronica.
L’idrogeno è ben noto come antiossidante terapeutico, in grado di contrastare in modo selettivo i ROS (radicali liberi dell’ossigeno) nei tessuti. Alcuni studi hanno rivelato l’efficacia di bere HW (Hidrogen Water) in rapporto a aterosclerosi, nefrotossicità, chemioterapia, lesioni cerebrali, sindrome metabolica e l’insulino-resistenza.
Uno studio è stato eseguito per valutare l’effetto anti-fatica del consumo di acqua idrogenata (HW) nei topi sottoposti a esercizio cronico forzato.
Topi femmine di dodici settimane sono stati divisi in un gruppo di controllo normale non stressato dall’esercizio fisico (NC), gruppo stressato (diviso in gruppo trattato con PW (acqua purificata) e gruppo trattato con HW).
I gruppi stressati trattati con PW e HW, sono stati costretti a nuotare, per indurre stress, ogni giorno per 4 settimane consecutive. Gli effetti di HW sono stati valutati in base alla capacità di resistenza al nuoto (testando una volta alla settimana per 4 settimane), alle attività metaboliche e alle attività immuno-redox.
Nello specifico i parametri metabolici come glicemia, lattato, glicogeno, azoto ureico (BUN) e le attività immuno-redox, come nel caso di specie reattive dell’ossigeno (ROS), ossido nitrico (NO), glutatione perossidasi (GPx), la catalasi e le citochine correlate sono state valutate per chiarire il meccanismo sottostante.
Ciò che si è visto è che il gruppo HW ha mostrato una maggiore capacità di resistenza al nuoto rispetto al gruppo NC e al gruppo PW.
Effetti metabolici positivi nel gruppo HW sono stati rivelati dalla significativa riduzione di glucosio nel sangue, lattato e BUN nel siero dopo 4 settimane, nonché dall’aumento significativo del glicogeno epatico rispetto al gruppo PW.
Parallelamente, l’equilibrio redox era rappresentato da un NO più basso nel siero e un aumento del livello di GPx in siero e fegato rispetto al gruppo PW.
In linea con quanto appena detto, i livelli ridotti di TNF-a, IL-6, IL-17 e IL-1 (citochine infiammatorie) nel gruppo HW ha rivelato un profilo di citochine positivo rispetto al gruppo PW e NC.
In conclusione, questo studio ha mostrato gli effetti benefici del bere acqua idrogenata nei topi sotto sforzo cronico, attraverso il riequilibrio metabolico, immunitario e ossidoriduttivo.
Bibliografia : Hindawi BioMed Research International