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ATTACCO AL GRASSO LOCALIZZATO OSTINATO

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California Sport & Fitness – ottobre 2004

Spesso quando si parla di grasso localizzato lo si considera un grasso “vecchio” ed è tipica la frase “questo grasso è ostinato e ormai non se ne va più via!” In realtà non è così in quanto il tessuto adiposo ha un suo “turn over” metabolico per cui rinnova ogni acido grasso della sua struttura nel giro di un mese. Il problema è invece che questo grasso ha un metabolismo lento e conservatore cioè tende più facilmente ad imprigionare gli acidi grassi piuttosto che a rilasciarli. Abbiamo già visto come il meccanismo della lipolisi sia attivato dagli ormoni adrenergici (adrenalina e noradrenalina) che si legano a speciali recettori del tessuto adiposo. Questi recettori si suddividono soprattutto in due gruppi: i Beta-recettori che sono lipolitici e gli Alfa-recettori che sono inibitori della lipolisi. Purtroppo il grasso localizzato tende ad avere più recettori Alfa che Beta e quindi risponde meno agli stimoli adrenergici lipolitici. A peggiorare le cose inoltre il grasso localizzato ha una maggiore percentuale di recettori per gli estrogeni. Gli estrogeni legandosi ai recettori favoriscono l’accumulo di grasso corporeo localizzato. Inoltre, spesso è associato un problema circolatorio che, a causa della circolazione più rallentata, favorisce l’esterificazione degli acidi grassi ed il successivo accumulo come trigliceridi nel tessuto adiposo e per lo stesso motivo ne rende più difficile lo smaltimento. Ma perché si creano queste situazioni che favoriscono l’accumulo di grasso? Senz’altro la genetica, la costituzione, il sesso hanno una grande importanza e su questo poco possiamo, ma è altrettanto vero che cattive abitudini alimentari ed errato stile di vita giocano un ruolo altrettanto importante. Un’alimentazione pesante (ricca di grassi saturi, alcolici, fritti, farmaci) disabilita il fegato nel suo compito di detossificare l’organismo e disattivare i derivati estrogenici presenti nella nostra alimentazione e la presenza in abbondanza di tossine porta l’organismo ad aumentare l’accumulo di grasso per inglobare le tossine stesse ed escluderle così dal sistema circolatorio. Certi cibi che causano le cosiddette “intolleranze alimentari” si comportano come delle tossine e fanno aumentare l’accumulo di grasso. Per questo spesso chi è fortemente sovrappeso ed inizia una dieta fortemente ipocalorica, che comporta una notevole lipolisi, può accusare mal di testa o altri sintomi legati all’immissione in circolo delle tossine che erano stoccate nel tessuto adiposo. Spesso l’accumulo di grasso è legato ad un esagerato consumo di carboidrati, soprattutto zucchero e carboidrati raffinati che stimolano in eccesso l’insulina che favorisce l’accumulo di grasso nelle zone incriminate. La carenza di certi micronutrienti, vitamine e minerali come vitamina B, cromo, magnesio, zinco, calcio, omega 3, può favorire la resistenza all’insulina ed insufficienze ormonali che favoriscono l’accumulo di grasso. Diete squilibrate come le diete vegetariane, che sono carenti in aminoacidi essenziali, quali la lisina che è il precursore della carnitina a sua volta presente nella carne, creano una carenza di carnitina fondamentale per i  processi lipolitici a livello mitocondriale. Le variazioni ormonali legate all’età sono molto importanti. L’uomo tende a produrre meno testosterone e a convertirlo di più in estrogeni, la donna ad avere fluttuazioni ormonali che predispongono all’accumulo di grasso; entrambi aumentano la loro resistenza all’insulina. Il peggioramento della circolazione dovuto ad aterosclerosi o microangiopatie e lo stress cronico che porta ad esaurimento delle surrenali, fanno il resto.

Come prevenire l’accumulo di grasso ostinato?

  1. Bisogna innanzitutto cercare di mantenere il più possibile il peso forma in quanto notevoli riduzioni di peso seguite da recupero dello stesso favoriscono l’accumulo di grasso.
  2. Conservare una dieta il più possibile composta da cibi biologici organici non raffinati in quanto spesso nei cibi non biologici ci sono sostanze estrogeniche quali petrolio, fertilizzanti, pesticidi, se non ormoni stessi presenti in carni e prodotti caseari.
  3. Fare un test di intolleranze alimentari ed escludere o almeno limitare al massimo i cibi non tollerati.
  4. Bere acqua pura dal punto di vista batteriologico e chimico.
  5. Limitare il cibo confezionato in contenitori di plastica in quanto la maggior parte delle fibre di  plastica contengono delle sostanze chimiche estrogeniche dannose per la salute.
  6. Limitare il consumo di alcool in quanto può compromettere la capacità del fegato di metabolizzare i derivati estrogenici sia quelli provenienti dall’alimentazione che quelli provenienti dal metabolismo ormonale.
  7. Limitare l’assunzione di carboidrati semplici, grassi saturi, in quanto aumentano la resistenza all’insulina e preferire carboidrati a basso indice glicemico, grassi monoinsaturi  e polinsaturi.
  8. Assumere gli integratori alimentari in grado di migliorare il metabolismo glucidico e lipidico: acido lipoico, cromo, taurina, carnitina, omega 3, calcio.
  9. Assumere gli integratori alimentari in grado di migliorare l’assetto ormonale: zinco, magnesio, bioflavonoidi, crisina, acetilcarnitina.
  10. Seguire costantemente un programma di attività fisica.