In questo periodo di isolamento forzato e di forti preoccupazioni legate alla paura per la nostra salute e per la situazione economica e molto facile farsi prendere dallo stress e purtroppo lo stress deprime il sistema immunitario in maniera diretta e in maniera indiretta tramite l’aumento della glicemia indotta dal cortisolo.
“Lo stress può portare a resistenza insulinica attraverso un aumento cronico del cortisolo che produce l’incremento altrettanto cronico della glicemia. Sono facilmente osservabili veri e propri casi conclamati di diabete da stress. In quest’ottica una corretta igiene del sonno, l’utilizzo di tecniche di meditazione, le attività di coaching o di supporto psicologico e l’utilizzo di integratori specifici per il controllo del cortisolo possono essere di validata utilità per la gestione in seconda battuta dell’insulino- resistenza. Ormai c’è una fiorente letteratura che dimostra come l’attività fisica sia fondamentale nella gestione dello stress. In particolare essa viene tirata in causa in letteratura come stimolo alla neuroplasticità cerebrale. La neuroplasticità è la proprietà di certe aree del cervello di rimodellarsi a seconda degli stimoli intrinseci ed estrinseci che giungono all’organismo e che producono adattamenti. Per alcune patologie come quelle legate al disturbo d’ansia si è visto come ci sia un rallentamento del tasso di neuroplasticità di alcune aree cerebrali legate alle emozioni e alla memoria (vd ippocampo). L’esercizio fisico metterebbe in circolo dei fattori di crescita neurotrofici (BDNF, VEGF, IGF-1) che influenzerebbero questi circuiti nervosi con effetto, tra gli altri, anche antidepressivo. Gli sportivi soffrono meno di ansia e depressione ma ne vengono colpiti quando per esempio devono fermarsi in seguito ad un trauma sul campo di gioco. Il loro sistema organico è abituato ad una certa produzione di questi mediatori che però vengono a mancare nei periodi di inattività (ad esempio un calciatore che deve fermarsi per un’operazione al crociato spesso mostra tendenze alla depressione). Questi studi sosterrebbero il razionale di programmi di esercizio fisico adattato anche per le patologie psichiatriche, come già ci sono per le patologie cardiovascolari, polmonari, dismetaboliche e tumorali.”
Tratto dal libro “Guida alla Medicina Funzionale-La medicina del domani” di Massimo Spattini e Enrico Bevacqua- EDRA Edizioni