IL SULFORAFANO, UNA MOLECOLA ECLETTICA
Il Sulforafano, molecola presente nelle brassicacee, è un composto chimico (isotiocianato di 4-metilsulfonilbutano) che in natura troviamo nei broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavoli e cime di rapa.
Nei sopraelencati alimenti si trova prevalentemente nella forma inattiva glucorafanina che viene trasformata in sulforafano grazie all’azione degli enzimi mirosinasi presenti naturalmente nelle crucifere e rilasciati quando la pianta viene danneggiata, oppure tagliata, frullata, centrifugata, pestata, o triturata come peraltro avviene durante la masticazione.
La cottura delle verdure crucifere purtroppo è in grado di inattivare la mirosinasi, diminuendo di fatto la disponibilità di sulforafano presente nei germogli dei broccoli.
Le verdure crude hanno i livelli più alti di sulforafano: fino a dieci volte in più rispetto, per esempio, ai broccoli cotti.
Quindi la cottura al vapore per circa 1-3 minuti, o saltati brevemente in padella, sono le migliori per ottimizzare i livelli di sulforafano (che è la forma bioattiva) e scongiurarne eccessive perdite.
Tuttavia, aggiungendo a fine cottura, un alimento contenente mirosinasi come ad esempio la senape (o i suoi semi) e avendo cura di masticare bene, si riuscirà ad implementare l’assunzione di sulforafano.
Grazie alle sue proprietà farmacologiche e per la prolungata attività di antiossidante indiretto, che consente l’eliminazione dei radicali liberi prima che causino danni e mutazioni cellulari, il sulforafano possiede attività antimicrobiche, antitumorali, antinfiammatorie, antiaging, neuroprotettive e antidiabetiche, inoltre è in grado di offrire una protezione contro le patologie cardiovascolari e neurodegenerative.
È una molecola antinfiammatoria che sostiene e protegge il microbiota.
Se introdotto nell’alimentazione, mediante le crucifere, per circa 3-5 volte alla settimana, è in grado di ridurre del 30-40% la possibilità di contrarre un tumore.
Ad oggi non sono noti particolari effetti collaterali del sulforafano, benché un suo consumo smodato potrebbe essere tossico per il fegato.
Sebbene siano necessari studi futuri per confermare tutte le proprietà di questa sorprendente molecola, si può ritenere il sulforafano (anche in versione di integratore) una sostanza naturale decisamente sicura, se assunta nei dosaggi e nelle modalità prescritte da medici esperti.
Fonti: