Home ARTICOLI Integrazione alimentare INTEGRATORI ANTIOSSIDANTI: PANACEA, NOCIVI O NON SERVONO?

INTEGRATORI ANTIOSSIDANTI: PANACEA, NOCIVI O NON SERVONO?

INTEGRATORI ANTIOSSIDANTI: PANACEA, NOCIVI O NON SERVONO?
0

Gli antiossidanti, nel tempo, sono stati posti all’estremità nel campo dell’integrazione sportiva: da assolutamente necessari per contrastare lo stress ossidativo indotto dall’esercizio fisico, fino all’attuale estrema cautela nel suggerirli tout court, se non definendoli addirittura deleteri.

Circa 35 anni fa, quando apparvero i primi rapporti sulla produzione di composti reattivi dell’ossigeno (ROS), azoto e zolfo durante l’esercizio fisico, gli integratori antiossidanti erano considerati essenziali per combattere lo stress ossidativo “dannoso” indotto dall’esercizio fisico.

Tuttavia, nell’ultimo decennio, gli integratori antiossidanti sono stati considerati non sempre positivamente nel campo della nutrizione in ambito sportivo.

In effetti, molti studi originali e articoli di revisione hanno sostenuto l’idea che l’integrazione di antiossidanti dovrebbe essere scoraggiata durante l’allenamento, perché porta a diminuzione degli adattamenti molecolari, biochimici e fisiologici.

Ma quindi, come dobbiamo comportarci, specialmente se siamo degli sportivi?

Vediamo cosa dice la ricerca.

Sappiamo ormai che gli individui rispondono in modo molto diverso allo stress (e l’allenamento intenso o solo l’esercizio acuto per coloro che hanno una scarsa preparazione fisica, sono eventi stressanti per il nostro corpo).

Tuttavia, la maggior parte degli studi sono stati condotti su individui giovani e sani senza carenze particolari e con normali livelli di antiossidanti in circolo. Quindi, per apprezzare davvero l’utilità dell’integrazione di antiossidanti, si dovrebbe studiare una popolazione che è a rischio o ha già una carenza conclamata.

Non è un’osservazione banale visto che, in effetti, gli integratori conferiscono i migliori benefici a coloro che ne hanno davvero bisogno, proprio perché non ne hanno una quantità adeguata, tanto per cominciare.

Il problema vero è quello di stabilire la corretta assunzione (quando) e i livelli adeguati (quanto), controllandone i valori nel sangue/urina o altri tessuti, poiché molto spesso le soglie indicate per la popolazione in generale sono inadeguate (pensiamo al valore decisamente basso indicato per la vitamina D).

Gli effetti degli integratori antiossidanti sulle risposte all’esercizio fisico dipendono quindi dallo stato redox di base: possono anche avere un effetto complessivo neutro sull’adattamento o addirittura ostacolare i benefici dell’attività fisica.

Secondo la teoria ormetica, uno stress ambientale moderatamente impegnativo e la produzione di ROS possono migliorare la salute, purché questo stress sia sotto controllo.

L’approccio convenzionale è caratterizzato dalla somministrazione indiscriminata di antiossidanti (solitamente in mix) indipendentemente dal profilo redox dell’individuo.

Al contrario, l’approccio stratificato, nuovo, più corretto, che si avvale di tecnologia biomedica, mira a identificare potenziali carenze antiossidanti al fine di personalizzare il trattamento più adatto (se effettivamente necessario).

In parole povere, se un individuo è carente per esempio di vit. C, con la corretta supplementazione le sue performance fisiche miglioreranno, ma se in partenza ne ha sufficienti scorte, la performance potrà addirittura risentirne negativamente.

Siamo nel concetto che amo ripetere da tempo: not too high, not too low.

E per valutarlo servono le tecnologie più adatte quali apparecchiature che valutano tramite prelievo capillare la quantità di radicali liberi dell’ossigeno e il PAT (potenziale antiossidante endogeno) e/o il test epigenetico Cellwelbeing sul bulbo del capello in grado di identificare uno squilibrio nel sistema ossido-riduttivo e la carenza di antiossidanti specifici.

Inoltre, dovrebbero essere presi in considerazione altri fattori che possono determinare le risposte individuali all’assunzione nutrizionale, come le abitudini alimentari, di attività fisica e il microbioma.

Lo stato redox influisce allora sulle prestazioni fisiche?

Si, dato che è ormai noto che l’attività di molti enzimi dipende dal loro stato di ossidazione.

Tenendo conto del fatto che alcuni di questi enzimi, come la creatina chinasi, svolgono un ruolo fondamentale nell’utilizzo e nel riciclaggio dell’energia, uno stato redox disturbato ha forti implicazioni nella produzione di energia durante l’esercizio fisico.

Concludendo, antiossidanti ed esercizio fisico? Ad ognuno il suo.

Fonte: Margaritelis NV, et al., Antioxidants in Personalized Nutrition and Exercise. Adv Nutr. 2018 Nov; 9(6): 813–823.