Forme di danza esistono in ogni cultura, ed hanno sempre accompagnato l’evoluzione dell’uomo, fin dall’alba dei tempi.
Si ballava come rituale di corteggiamento, per ingraziarsi il proprio dio, per festeggiare un avvenimento, per guerra o per diletto.
Fino ad oggi.
Recentemente, sempre più studi hanno mostrato sensibili benefici della danza come terapia antiaging.
Non è noto ancora a tutti che l’attività fisica coordinata, come per esempio la danza, può avere anche enormi benefici per il cervello.
Questa piacevole attività richiede abilità mentali, fisiche, emotive e sociali, con un impatto non indifferente sulla salute sia fisica che mentale.
Spesso i medici non sanno che tipo di sport suggerire agli anziani, e a quale intensità praticarlo.
Ebbene, la letteratura scientifica (Jama) candida la danza come attività fisica ideale per rimanere in forma e prevenire la demenza senile.
Ballare regolarmente è l’unica attività che riduce significativamente il rischio di demenza del 76%, il doppio rispetto alla lettura, mentre fare cruciverba almeno quattro giorni alla settimana riduce tale rischio solo del 47% e più tempo si passa sulla pista da ballo, più il cervello (e il fisico) ne beneficia.
Inoltre, uno studio pubblicato su The Lancet Neurology, ci rivela come ascoltare una propria play list di canzoni attivi potentemente il cervello, toccando la sfera emotiva e dei ricordi, riuscendo ad attenuare comportamenti aggressivi e ripetitivi nelle persone affette da demenza.
Quindi non solo aiuta a “galleggiare” sul mare della depressione e ansia, bensì la nostra musica preferita ci aiuta ad invecchiare a ritmi più dolci.
Importantissimo, a chi ha un parente con precoci sintomi di disconnessione sociale, preoccuparsi di interrogarlo su quali siano i suoi brani preferiti, per aiutarlo a creare il sottofondo musicale dei suoi giorni futuri, prima che sia troppo tardi.
Ballare, possibilmente mentre si ascoltano le proprie canzoni preferite, è una confermata cura non farmacologica, in grado di prevenire o rallentare malattie come la demenza, il Parkinson ed anche l’Alzheimer.
Fonti: