Recentemente ha fatto scalpore la diffusione dell’abstract di una ricerca osservazionale condotta tra il 2003 e il 2018 su un campione di 20.000 adulti, presentata all’ultima conferenza del 2024 dell’American Heart Association, che mette in relazione i digiuni 16:8 con un aumento del 91% del rischio di morte per cause cardiovascolari anziché una riduzione, come rilevato da precedenti studi.
Sono conclusioni per ora affrettate, perchè il documento attualmente disponibile è un semplice abstract di una ricerca non ancora pubblicata e approvata, da cui non si desume se le persone abbiano seguito un vero e proprio schema di digiuno intermittente, anche perché in quel periodo ancora non esisteva come protocollo alimentare, o hanno semplicemente dichiarato di alimentarsi nell’arco di otto ore, saltando per esempio la colazione ma nello stesso tempo consumando nell’arco della mattinata più caffè zuccherati … e questo non è digiuno intermittente.
Non è chiarito poi cosa gli intervistati abbiano mangiato nella finestra delle 8 ore: potrebbero essersi abbuffati o aver esagerato con i junk food, contravvenendo al principio che il digiuno intermittente prevede comunque l’adozione di uno stile alimentare moderato.
Inoltre, non si capisce la preoccupazione manifestata da alcuni medici sugli eventuali effetti a lungo termine dato che gli effetti a breve-medio termine incidono positivamente su tutti markers associati al rischio cardiovascolare: diminuzione della glicemia, dell’emoglobina glicata, dell’insulino-resistenza, del rapporto colesterolo LDL/HDL, della circonferenza vita, della PCR e altri markers infiammatori.
Consideriamo che l’insulino-resistenza e l’infiammazione silente sono i maggiori responsabili del rischio cardiovascolare.
Non vorrei che questo fosse l’ennesimo tentativo di screditare pratiche non farmacologiche che destabilizzano l’establishment medico strettamente collegato agli interessi delle case farmaceutiche.
Ricordiamo che l’Intermittent fasting non va seguito in gravidanza e allattamento o se si è sofferto di un disturbo del comportamento alimentare e che va adottato solo periodicamente.