Omega-3 e omega-6 nella dieta materna possono condizionare la salute futura del nascituro.
Prove da studi osservazionali e studi clinici randomizzati hanno già suggerito una potenziale associazione tra l’assunzione di acidi grassi polinsaturi a lunga catena della famiglia omega-3 (Lcpufa) durante la gravidanza e alcuni esiti della gravidanza stessa e del parto. Esistono diversi grandi studi che riportano associazioni positive tra assunzione di pesce e peso alla nascita, e la supplementazione durante la gravidanza ha comportato una diminuzione del rischio di parto pretermine e un modesto aumento in peso alla nascita; sono presenti in letteratura molti studi che mettono in luce, con crescente evidenza, come la disponibilità in utero di questi Lcpufa potrebbe programmare la salute del bambino in seguito. L’obiettivo del recente studio statunitense è stato quello di esplorare se la disponibilità prenatale di questi composti sia coinvolta nella programmazione del rischio di malattia cardiometabolica nell’infanzia. Tra il 1990 e il 1996 sono stati misurati i profili degli acidi grassi in fosfolipidi plasmatici di circa 1200 donne durante la gravidanza e al momento del parto, e le misurazioni di acidi grassi sono state eseguite anche sui fosfolipidi isolati dal plasma spinale dei loro neonati (coorte Mefab); tutti i bambini vengono seguiti per valutare lo stato di salute, includendo valutazioni sullo sviluppo mentale e il loro profilo di rischio cardiovascolare precoce. Per questo studio sono stati utilizzati i dati di 242 coppie madre-bambino e la valutazione ha riguardato i parametri tipici del rischio cardiometabolico: il metabolismo del glucosio, lipidi nel sangue e la pressione sanguigna, fino all’età di 7 anni dei bambini. La concentrazione materna alla 11a settimana di gravidanza di acido eicosapentaenoico (20: 5n-3) è stata associata negativamente con i valori di glucosio nel figlio, mentre sono state trovate associazioni positive tra acido linoleico materno (18: 2n-6) e proinsulina al momento delle dimissioni ospedaliere del neonato. Nel complesso, i risultati ottenuti in questo studio suggeriscono che nella dieta materna gli acidi grassi omega-6 possano essere di particolare importanza in relazione al metabolismo del glucosio dei figli e nella regolazione della loro pressione sanguigna, mentre gli omega-3 sembrano particolarmente legati alla quantità e qualità dei lipidi presenti nel sangue per la fase infantile.
Jochems SH, Gielen M, Rump P, Hornstra G, Zeegers MP, Potential programming of selected cardiometabolic risk factors at childhood by maternal polyunsaturated fatty acid availability in the MEFAB cohort. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2015 Jun 14.