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XILO-OLIGOSACCARIDI (XOS) CONTRO LA STEATOSI EPATICA

XILO-OLIGOSACCARIDI (XOS) CONTRO LA STEATOSI EPATICA
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La steatosi epatica non alcolica, conosciuta comunemente anche come “fegato grasso” è una patologia che si sta insinuando sempre più a macchia d’olio nella popolazione a livello mondiale e la sua evoluzione, se non adeguatamente curata fin dai suoi esordi, può portare a cirrosi epatica e addirittura al cancro.
Questa patologia è imparentata con la sindrome metabolica (identificata con obesità centrale, iperglicemia, ipertrigliceridemia, colesterolo HDL basso e ipertensione) e si sviluppa maggiormente in concomitanza di altre condizioni mediche, quali dislipidemie, diabete e insulino-resistenza.
Capirete come ci sia un interesse della scienza per trovare soluzioni che possano curare o, ancora meglio, prevenire questa malattia la cui causa solitamente può essere imputabile ad un sovraccarico del fegato, riconducibile ad errata alimentazione oppure utilizzo cronico di farmaci.
In questo studio su modelli murini, affetti da fegato grasso a seguito di una dieta ad alto contenuto di lipidi, i ricercatori hanno voluto testare l’azione di uno specifico batterio, il Faecalibacterium prausnitzii, che normalmente fa parte del corredo del microbioma intestinale (specialmente dei soggetti sani), la cui peculiarità è di produrre molecole antinfiammatorie.
La comprensione sempre più intima del ruolo del microbioma intestinale sta aprendo nuovi e straordinari scenari e sempre più studiosi stanno testandone la sua complessa funzione.
Ebbene, dopo aver introdotto in abbondanza nei topi questo batterio, il risultato è stato decisamente interessante, dato che si è ottenuta la diminuzione della quantità di grasso nel fegato.
Tuttavia, se state pensando di utilizzare questo batterio, nel caso abbiate una steatosi epatica, purtroppo non lo troverete disponibile non essendo attualmente in vendita per il consumo umano.
Ma come fare allora affinché questa scoperta abbia ricadute pratiche e attuabili?
La soluzione trovata dagli scienziati è stata quella di agire indirettamente, somministrando ai topi un integratore prebiotico, gli xilo-oligosaccaridi (XOS), atto a nutrire il Faecalibacterium prausnitzii permettendone così la sua proliferazione.
Ricordiamo che i prebiotici sono sostanze non digeribili presenti in natura in certi alimenti (come per esempio nelle banane, nel miele, nel germe di grano, nell’aglio, nella cipolla, nei porri e nei fagioli) che hanno un’azione benefica sull’ospite promuovendo la crescita di una o più specie batteriche considerate utili per l’uomo e, nello specifico, gli oligosaccaridi sono zuccheri complessi indigeribili che operano da substrato per vari ceppi batterici.
Fortunatamente, gli XOS sono disponibili come integratore anche per l’uomo e questo ha permesso di sperimentarne successivamente l’utilizzo con un gruppo-studio di esseri umani, ottenendo risultati incoraggianti.
Ben venga quindi l’utilizzo di integratori che appunto possano integrare carenze o situazioni sbilanciate di nutrienti, anche se possiamo comprendere come uno stile di vita sano, fisicamente attivo e con attenzione a ciò che portiamo a tavola sia, ancora una volta, alla base della nostra salute.
Dieta mediterranea (quella originale), regolare attività fisica e idonea idratazione (magari con acqua alcalina idrogenata), possiedono innegabili proprietà antinfiammatorie e sono un ottimo punto di partenza.

 

Fonte: Sanna Lensu, et al., “Prebiotic Xylo-Oligosaccharides Ameliorate High-Fat-Diet-Induced Hepatic Steatosis in Rats”. Nutrients. Published: 22 October 2020