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OMEGA 3 E LONGEVITÀ

OMEGA 3 E LONGEVITÀ
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Conosciamo ormai tutti cosa sono gli Omega 3: acidi grassi polinsaturi che si trovano in natura, sia nel mondo vegetale (per es.: semi di lino, semi di chia) che in quello animale (per es.: pesci grassi come salmone, tonno e sardine).

Tuttavia sono pronto a scommettere che ben pochi conoscono il loro livello di omega 3 nel sangue.

Ebbene, secondo un nuovo studio, sembrerebbe che avere livelli più elevati di omega-3 sierici potrebbe prevedere un tasso di mortalità più basso nelle persone di età superiore ai 65 anni.

Questi acidi grassi polinsaturi contribuiscono a formare le membrane cellulari e vengono definiti essenziali dal momento che il corpo non può produrli da solo.

Sono importantissimi, dato che forniscono energia al corpo e vengono utilizzati per formare gli eicosanoidi, un particolare gruppo di “super-ormoni” che regolano il sistema cardiovascolare, polmonare, endocrino, la coagulazione del sangue, la funzione renale, la risposta immunitaria, l’infiammazione e numerose altre funzioni.

Alcuni studi citati dai NIH americani (i National Insitutes of Health) riportano come le diete a più alto contenuto di omega 3, siano legate, per esempio, anche a ridotti tassi di cancro, artrite reumatoide a patologia di Alzheimer.

In questo studio, l’obiettivo dei ricercatori era scoprire quale ruolo rivestono gli omega-3 nell’aspettativa di vita.

A tal scopo, hanno monitorato oltre 2.200 partecipanti per un periodo di 11 anni e analizzato i livelli di omega-3 nel sangue di tutti i soggetti.

I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in quattro gruppi: persone con un alto livello di omega-3 che non fumavano, persone con un alto livello di omega-3 che fumavano, persone con un basso livello di omega-3 che non fumavano e persone con un basso livello di omega-3 che fumavano.

Ebbene, traendo le conclusioni dalle loro analisi, le persone con maggiori livelli di omega-3 nel sangue che non fumavano avevano la più alta stima di sopravvivenza.

All’opposto, i soggetti con bassi livelli di omega-3 nel sangue che fumavano avevano la stima di sopravvivenza più bassa.

Nel mezzo, le persone con alti livelli di omega-3 che fumavano e quelle con bassi livelli di omega-3 che non fumavano avevano stime di sopravvivenza quasi identiche.

Come affermato da uno degli autori dello studio in questione, avere livelli più elevati di omega 3 nel sangue, come risultato dell’inclusione regolare di pesci grassi nella dieta, aumenta l’aspettativa di vita di quasi 5 anni.

Mentre essere un amante delle sigarette, “manda in fumo” quasi 5 anni della tua preziosa vita.

Ovviamente chiariamo bene il concetto che, sebbene le persone con alti livelli di omega-3 che fumavano e le persone con bassi livelli di omega-3 che non fumavano avessero stime di sopravvivenza quasi identiche, questo non dovrebbe significare che prendere in qualche modo un integratore cancelli gli effetti deleteri del fumo. Non funziona così.

I medici, le istituzioni, le AUSL locali, le scuole, dovrebbero tutti incoraggiare la popolazione ad incrementare i loro livelli di omega-3, oltre che a tenere corretti stili di vita, che influenzano fattori di rischio come elevati livelli di colesterolo cattivo LDL, eccessiva pressione sanguigna ed emoglobina glicata border-line, tramite sana alimentazione e attività fisica su base regolare.

Conoscere il proprio livello di omega-3 è altrettanto rilevante che conoscere il livello di colesterolo o la pressione sanguigna, inoltre puntare ad un buon indice omega-3 è molto più facile, economico e sicuro che ricorrere al trattamento farmacologico per contenere tutti i fattori di rischio.

In definitiva, se vuoi ambire ad una maggiore aspettativa di vita e un cervello più sano, mangia più pesce, assumi eventualmente un buon integratore di omega-3 e adotta uno stile di vita sano e di esempio per gli altri.

Se vuoi che le cose cambino, inizia tu a cambiare.

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Fonte: Michael I McBurney, et al. Using an erythrocyte fatty acid fingerprint to predict risk of all-cause mortality: the Framingham Offspring Cohort. The American Journal of Clinical Nutrition, Volume 114, Issue 4, October 2021, Pages 1447–1454.